Dettagli Recensione
Un giallo comico
Anche se questo romanzo è del 2005, ho richiesto l’inserimento della scheda perché ha avuto un ruolo molto particolare nella mia esistenza, che l’ha fatto diventare uno dei miei romanzi preferiti.
Pur essendo il sequel di “Con la morte nel cuore” è facilmente comprensibile anche letto autonomamente, perché assolutamente svincolato rispetto al romanzo precedente.
L’ispettore Michele Ferraro sembra, a prima vista, un “medioman”: un quarantenne divorziato costretto a far i conti con il frigo vuoto, con una laurea nel cassetto, con la solitudine non certo da numero primo, ma da persona fin troppo comune, a metà fra due universi spesso in conflitto.
Cresciuto a Quarto Oggiaro, quartiere popolare alla periferia di Milano poco bonariamente definito “il buco di culo del mondo”, fra contrabbandieri e svitati, si ritrova – per scelte d’emergenza – a dover spesso trasportare in caserma i suoi amici di infanzia.
Lui, che si definisce inventore dell’happy hour per aver saccheggiato il buffet di uno dei locali del centro, è un poliziotto che si nutre di una propria, personalissima idea di giustizia e non si tira indietro quando si tratta di danneggiare irrimediabilmente la jeep di un figlio di papà responsabile di aver dato fuoco al giaciglio di un barbone.
Nonostante una routine fatta di caffè alle macchinette con il collega Comaschi, di dentiere scippate e risse fra immigrati, si troverà ad indagare su una presunta faida di mafia destinata ad inaugurare una nuova stagione della malavita italiana.
Vi confesso una cosa: ho letto questo libro tre volte in circa sette anni, pur essendo un giallo!
So che potrebbe sembrare una cosa un po’ da rincoglioniti: una volta svelati tutti i misteri, che gusto c’è?
Per comprendere questa mia scelta, occorre una piccola nota autobiografica.
Io sono cresciuta in una cittadina italiana molto conosciuta ma anche molto provinciale e, dopo il liceo, mi sono trasferita a Milano per frequentare l’università. Nel capoluogo lombrardo ho trascorso dodici anni della mia vita prima per studio e poi per lavoro. Solo nel giugno scorso ho deciso di tornare nella mia terra, perché dalla metropoli avevo già succhiato tutto il possibile, e sentivo l’esigenza di una vita diversa.
Ciò non toglie che questi anni siano stati fondamentali per la mia formazione.
A Milano ho infatti avuto la possibilità di approfondire la mia passione per la scrittura, anche grazie ai molteplici stimoli che sollecitavano la mia creatività. In particolare fra il 2004 e il 2006 avevo l’abitudine di girare con un taccuino, di sedermi da qualche parte e descrivere le persone intorno a me, immaginando i loro nomi e le loro storie. Riuscivo ad ideare un personaggio o una vicenda familiare anche solo guardando nei carrelli della spesa al supermercato: un single impenitente con un sacco di surgelati, una casalinga “alternativa” con un carrello interamente biologico e così via.
Di conseguenza, quando mi sono trovata fra le mani questo libro mi sono sentita in un certo senso a casa: Biondillo offre uno spaccato estremamente realistico della città di Milano. Descrive gli individui, descrive le stradi, scende nei meandri di ogni singola classe sociale e lo fa con un’ironia estrema. Ho riso, leggendo questo libro. Ho riso tanto perché – ve lo posso giurare – Milano è esattamente così. Senza se e senza ma.
La compagnia dei bimbiminkia che fanno gli splendidi fuori dal bar c’è in ogni città. Ma lo stereotipo universale si fonde con la particolarità dell’ambientazione. Si ha quindi la sensazione che possano essere solo loro, e solo in quel momento.
Biondillo è anche molto bravo a descrivere i sentimenti degli oggetti: si prova una sorta di empatia anche per la sveglia che decide di suicidarsi dopo anni e anni di scarpate sulla testa, e per la macchinetta del caffè che si impegna al massimo per elargire una buona bevanda al suo adorato ispettore Ferraro!
Insomma: 500 pagine scorrono fra le dita senza nemmeno accorgersene!
Se qualcuno di voi decidesse di leggerlo, non esiti a farmi avere un riscontro: sono curiosa!
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Commenti
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"La città era in piena evacuazione. In stazione centrale la calca non aveva fine, sembrava che il servizio di prenotazione dei posti fosse roba da scandinavi. La massa meridionale faceva ritorno alle terre d'origine, così come ogni anno, con un certo gusto per la transumanza. l'esodo doveva provarti fisicamente a ricordo del primo passaggio del Mar Rosso, dalla Terronia all'Alitalia, di modo che gli abbracci parentali fossero più caldi all'arrivo e i resoconti del viaggio sempre epici da narrare attorno alla tavola. Quarto Oggiaro metteva tristezza....Milano, senza i suoi abitanti, semplicemente non ha senso....."
Sono frasi esilaranti, come queste che hanno reso Biondillo, grazie al suo personaggio l'ispettore Ferraro, uno scrittore che si è buttato sul popolare attraverso un codice narrante davvero originale, divertenti i dialoghi tra i poliziotti, che parlano con lingua da fumetto tra Ferraro e Lanza:
- “L’istituzione si dà molto da fare perché l’immondo reato non venga più perpetrato"
- “Ma come cazzo parli? Non è mica un radiodramma.” XD
"Inutile andare avanti. Si sa come vanno a finire certe serate. Tu mi piaci perché sei un uomo sensibile, non cerco un'avventura ma qualcosa di serio da costruire insieme, esco da una brutta storia, non sono una di quelle, vieni a bere qualcosa da me, queste bollicine mi fanno ridere, Dio che caldo, scopami Mandingo!"
L'ho conosciuto, anche lui origini meridionali e poi dietro a tanta ilarità si cela quel qualcosa che non è banale.
@Chiara
Su Q i libri li inseriamo quasi tutti noi Qutenti a prescindere dall' edizione....complimenti per la tenacia a leggerlo 3 volte...ma almeno li avrai letti tutti gli altri?
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