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Kaigi a Pineta
Seconda puntata di questa serie di gialli semplici e diretti, in cui le vicende vengono raccontate attraverso il vociare di Massimo, il barista co-investigatore del Barlume, e dei suoi assidui ultra-settantenni clienti abituali. In dialetto livornese/pisano, dove la l è spesso sostituita dalla r e le bestemmie fanno da punteggiatura, ci viene raccontata la morte e le indagini che porteranno a trovare l’omicida di un professore giapponese, a Pineta per un congresso.
Ancora una volta, il giallo fa da sfondo alla quotidianità dei quattro nonnetti, che con la loro dialettica, le loro fissazioni e i loro proverbi prendono sotto braccio il lettore e lo trascinano con se. Non ci si deve, quindi aspettare intrighi internazionali, spie e sette segrete, ma soltanto un po’ di sano intrattenimento, quella giusta dose di risate e un piccolo intermezzo poliziesco forniti attraverso chiarezza descrittiva, trama credibile e personaggi ben caratterizzati.
Non è un capolavoro, ma piace!
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