Dettagli Recensione
Per gli amanti delle fiction in costume
Amo i romanzi storici, ne ho letti moltissimi e sono un appassionato di gialli, per cui speravo che "Il segno dell'untore" potesse coniugare al meglio entrambi generi. Avevo già letto Carthago che mi era moderatamente piaciuto, ma dalle entusiastiche recensioni lette pensavo che con "Il segno dell'untore" l'autore avesse compiuto un balzo in avanti. Purtroppo mi sbagliavo! Lo stile è molto scorrevole, scritto quasi come la sceneggiatura di una fiction (non dimentichiamoci che Franco Forte è autore di varie fiction passate su Mediaset e dal 2011 è direttore editoriale della Mondadori di Berlusconi), la storia si legge con estrema facilità e in certi passaggi riesce ad essere anche avvincente. Dal punto di vista della ricostruzione storica il romanzo è abbastanza carente e poco convincente: un notaio criminale che agisce come uno dei protagonisti di C.S.I. è molto poco credibile, il modo di pensare dei personaggi è assolutamente inadatto rispetto al periodo storico (la fine del sedicesimo secolo) e la figura della bella Isabella è, a dir poco, ridicola (ve l'immaginate una giovane donna che esce da sola, a tarda sera, nella Milano medioevale per andare in cerca dell'uomo di cui è innamorata?). Se dovessimo paragonare il romanzo ad altri scritti dall'immenso Valerio Evangelisti o anche dalla più modesta, ma pur sempre brava, Valeria Montaldi, mi sentirei di sconsigliarne vivamente la lettura, ma se vogliamo limitarci a valutare la piacevolezza della stile, "turandoci il naso" rispetto alle incongruenze storiche, allora è possibile consigliarne l'acquisto, magari aspettando l'estate per leggerlo distrattamente sotto un ombrellone.