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I confini leciti della scienza
“Le terzine perdute di Dante” è un romanzo che unisce alla piacevolezza del giallo- thriller i riferimenti colti dell’universo dantesco, con la Divina Commedia in primissimo piano.
Si svolge su due livelli temporali.
Nel primo troviamo Dante a Parigi, inseguito dagli uomini di un misterioso ordine che vuole eliminarlo perché è il prescelto, colui che dovrà tramandare ai posteri un terribile segreto, di cui è venuto a conoscenza durante una visione.
La mistica Marguerite Porete e il contrapposto ordine, di cui lei fa parte, cercano invece di proteggerlo.
Ai nostri giorni, Riccardo Donati ritrova nel “Roman de la Rose” quelle che sembrano terzine dantesche non ancora conosciute e se ne appropria. A causa di questi versi misteriosi l’oscuro filologo medievale sembra dover rivivere la stessa persecuzione di cui è stato vittima Dante a suo tempo, ma fortunatamente ha al suo fianco Agostina, una “Beatrice” pronta a tutto pur di difendere la sua incolumità.
La trama è avvincente e verosimile, ben scritta. Non poteva essere altrimenti, visto che l’autrice è un’esperta dantista, nonché scrittrice e critico letterario.
Spero solo che gli eventi paventati nella finzione narrativa (in seguito alla creazione di un gigantesco buco nero creato dal Lhc, l’acceleratore del Cern di Ginevra) non rappresentino un’intuizione, come a volte è successo in letteratura.
Se non ricordo male, Dan Brown parlava dell’antimateria nel suo “Angeli e demoni” e dopo un anno circa dall’uscita del libro il Cern annunciava di aver prodotto 38 atomi di anti-idrogeno, per fortuna con esiti ben diversi da quelli descritti nel famoso romanzo.
Bianca Garavelli ha dovuto rimaneggiare parte del libro perché durante la stesura era arrivato l’annuncio della scoperta del bosone di Higgs, la cosiddetta particella di Dio, e mi auguro vivamente che le coincidenze tra finzione narrativa e realtà si fermino qui!
Mi pare che il romanzo affronti la questione della ricerca scientifica dal punto di vista cristiano, che sembrerebbe essere quello della voce narrante e comunque è quello di Dante, quindi l’umanità deve fare attenzione a non oltrepassare i limiti leciti della conoscenza: “ Mosè allora si coprì il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio” (Es.3,1 -12)
La scienza è nella condizione di capire quando è il caso di fermarsi davanti ai misteri della creazione? Siamo in grado di controllare eventuali “effetti collaterali “ non previsti?
Io so solo che quando tentiamo di stravolgere o violentare la natura, espressione terrena del volto di Dio per i credenti e madre primigenia per tutti, la natura prima o poi si vendica. L’uomo può cercare di capirne le leggi e usarle a proprio vantaggio, ma non può modificarle sostituendosi a chi le ha create.
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spero di reperire questo testo per poter conoscere questa autrice!
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