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"Lullaby" di B. Baraldi - Commento di Bruno Elpis
Barbara Baraldi, come leggo sulla quarta di copertina del libro, è scrittrice che “la vittoria del prestigioso premio ‘Gran Giallo città di Cattolica’ … ha consacrato come l’autrice più rappresentativa del nuovo romanzo gotico italiano.”
In quest’opera, la ninna nanna è innanzitutto quella dell’infanzia perduta con la morte dell’amato nonno. Ben presto, per l’adolescente e inquieta Giada, la ninna nanna diviene “Lullaby”, una canzone dei Cure, da ascoltare tra sinistri presagi di morte.
Nel crescendo della tensione, le allusioni alla morte divengono immagini e incubi, sino ad assumere la forma di una realtà spaventosa ritmata dalla “death lullaby”: tra paragrafi che hanno il nome della ragazza (Giada), il nome di uomo (Marcello), e si trasformano in binomi (Giada e Luana, Marcello e Giada, Fede e consorte), in trinomi (Giada, Luana e Duca) con l’evolversi – rectius: con il precipitare – degli eventi.
Giada e Marcello sono i due poli ai quali l’autrice annoda una trama tinta di nero e macchiata di rosso.
Questo è l’identikit di Marcello: “Marcello Fabbri di anni trentotto, via dell’Arte numero sei. Disoccupato. Maniaco. Omicida. Folle. Sicuramente ha turbe sessuali.” Vive con una madre opprimente, che vorrebbe sopprimere: ma non può farlo, perché l’anziana genitrice, con la sua pensione, è l’unica fonte di sostegno economico. E allora l’aspirante scrittore vive con un grosso rimpianto: “Volevo diventare bravo a seguire la morte.” Proprio nel genere di cui stiamo discutendo: “Un gotico rurale, con qualche ammiccamento al soprannaturale, e sfumature noir che non guastano mai.” E invece le giornate passano inutilmente, nella noia del bar, ove chiacchiera con Federico, amico di sempre e padre di Giada.
Poi la strada di Marcello incrocia quella di Giada e lei si chiede: “Ma chi è quest’uomo? Cosa c’entra con mio padre? E con la mia Luana?”.
Giada soffre. Sotto l’apparenza di ragazza maledetta, è soltanto alla disperata ricerca del’amore. Lo ricerca nel sentimento per Mirko, dedito a strane alchimie tra droghe e piccoli traffici illeciti (“Una gamba tesa, l’altra piegata, sembra James Dean. Certo, di gioventù bruciata si tratta”). Crede di trovarlo, l’amore, nell’amicizia con l’eterea compagna di scuola (“Luana è un angelo caduto. Ha perso le ali, forse, ma non il cuore”). Salvo scontrarsi con le resistenze della famiglia di Luana: perché Giada è una pessima compagnia, da non frequentare. Come sottolineano anche i suoi stessi genitori: “Sei una vergogna per noi! Ora spargi il tuo alone negativo anche sulle compagne di classe.”
Tra incubi (in particolare, quello tristemente premonitore della perdita della verginità di Giada in un clima di squallore e rifiuto) e scene velatamente horror, Barbara Baraldi prepara la giusta atmosfera – carica di interrogativi e di questioni sospese – per un finale che, come in una pratica voodoo (“La bambina nera”), si trasforma in tragedia. Tragedia sì, ma celebrata in un rituale di esorcismo individuale che si propaga nell’espiazione collettiva. Così che vengano fornite le risposte a tutte le domande. Anche a quelle che si è posto ...
… Bruno Elpis
Chi volesse, può leggere sul mio sito www.brunoelpis.it la mia intervista a Barabara Baraldi. Questo il link:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/378-intervista-a-barbara-baraldi-i-libri
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