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Una vicenda intricata e intrigante
Tutto inizia con un compleanno, quello del commissario Montalbano : finalmente sappiamo la sua non più verde età (58 anni), anche se, confessa Camilleri nelle note, il romanzo è stato scritto diversi anni fa. Già che si parla dell’età dell’indistruttibile commissario, è bene che cominci a riguardarsi, dato che il medesimo se ne “stracafotte” (come scriverebbe l’Autore) dei ben noti fattori di rischio cardiovascolare : beve mezza bottiglia di whiskey per tirarsi su, fuma come un turco e divora doppie razioni di antipasti di mare, seguiti da pasta ‘ncasciata, triglie a volontà, doppie porzioni di calamari e gamberoni, doppie porzioni di coniglio alla cacciatora, vino, caffè (nenti acqua, per carità) e chi più ne ha più ne metta. Mantenerlo in vita a lungo, caro Camilleri, sarà durissimo, anche perché lo stress cui è sottoposto il povero Montalbano non è da poco ! A parte queste considerazioni, doverose data l’età del protagonista, il romanzo contempla tre morti ammazzati : un direttore di supermercato, impiccato contro la sua volontà ad una trave dell’ufficio, un povero guardiano notturno sparato alla nuca secondo i costumi mafiosi, una bella ragazza accoppata a coltellate su una scrivania nientemeno che da un importante personaggio politico. Attorno a questi delitti, si dipana una complicatissima trama, condita da numerosi colpi di scena, in cui si intrecciano oscuri rapporti di connivenza tra mafia locale e poteri politici di alto livello : il nostro commissario verrà naturalmente a capo dell’intrigo, con la consueta sagacia ed il valido aiuto del vice Augello, del suo valido collaboratore Fazio e di un esilarante Catarella, il telefonista del commissariato, esperto nello storpiare i nomi delle persone ma abilissimo nel decodificare complicati messaggi informatici.
Questa volta l’eterna fidanzata Livia è nettamente in secondo piano : qualche telefonata notturna, non sempre conclusa con il consueto litigio. Vibrante è in questo romanzo l’indignazione di Montalbano/Camilleri nei confronti dell’improntitudine della mafia collusa con la politica, inducendolo a paragoni azzeccati con la Chicago di Al Capone ed a ricordare le invettive di Cicerone nelle Catilinarie : quale governo abbiamo? In quale città viviamo? Un bel romanzo, in sintesi, che più di altri coinvolge e fa pensare. Il siciliano di Camilleri è ormai nostro patrimonio, e si legge con piacere e facilità. Bellissima l’immagine finale, mentre Montalbano finalmente si riposa , seduto nella sua verandina sulla spiaggia “ … la nuttata era scurosa, ma serena. Lontano supra al mari si vidiva qualichi rara lampara…”. Immagine quasi leopardiana..
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