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Odore di chiuso
 
Odore di chiuso 2012-05-20 16:15:59 Arcangela Cammalleri
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Arcangela Cammalleri Opinione inserita da Arcangela Cammalleri    20 Mag, 2012
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Odore di chiuso di marco Malvaldi

Questo delizioso ed intrigante romanzo di Malvaldi si tinge di noir nel senso classico del termine, c’è un delitto con tanto di cadavere, indagini, indizi e colpevole. La pista investigativa si avvale di un rappresentante della legge che segue i canoni consueti del caso: interrogatori, intuizioni folgoranti e concatenazioni di deduzioni progressive fino all’esito finale. L’epicentro della storia si svolge nella Maremma toscana e precisamente nel castello del barone di Roccapendente, un borioso nobile arroccato nei suoi privilegi di casta che sembra non avvertire l’aria di cambiamento che investe l’Italia post unitaria, siamo nel 1895. Non a caso, spiega l’autore, i fatti narrati si collocano nel 1895, in quell’anno Guglielmo Marconi riesce ad inviare il primo segnale radio, i fratelli Lumière proiettano il primo cortometraggio della storia del cinema, Maria Montessori è la prima donna ad essere ammessa nella società Lancisiana ( riunisce i medici e i professori di medicina della capitale) e Pellegrini Artusi dà alla stampe (2° edizione) il suo libro di ricette La scienza e l’arte di mangiar bene. Una data che segna grandi innovazioni non solo scientifici e culturali, ma avvia il nostro paese, sia pure, in modo molto lento verso quel processo civile e sociale sognato dalle correnti progressiste. Geniale la metafora di Artusi sulle difficoltà del governo italiano dell’epoca di lavorare per l’unità del Paese, non bastano leggi comuni in tempi brevi ad unire due tronconi estranei l’uno all’altro da tempo immemorabile, gli alberi non crescono tirandoli dall’alto: ci vuole tempo, concime e criterio. Fa l’esempio della maionese, cimentandosi nel suo campo quello di esperto dell’arte culinaria, non si possono mettere insieme subito tutti gli ingredienti, ma bisogna procedere con calma e metodo fino ad amalgare due liquidi diversi come acqua e olio in origine refrattari a mescolarsi. L’arrivo dei due ospiti al castello, il fotografo Ciceri e Pellegrino Artusi, la cui fama di gastronomo lo procede, mette in moto e dà l’avvio alle danze dell’allegra combriccola, si fa per dire. La famiglia aristocratica è composta oltre che dal barone Romualdo in testa, dall’anziana madre Speranza con la di lei badante la tapina Barbarici, dai due figli maschi, Gaddo, un nullafacente e millantatore poeta che insegue il sogno di incontrare il vate Giosuè Carducci e Lapo sciupa femmine da strapazzo e dal cervello vacuo. La figlia Cecilia, è una giovane fanciulla la cui intelligenza mal si adatta alla grettezza intellettuale dei suoi parenti e infine, e non potevano mancare, le due zie, zitelle petulanti ed inutili. Tra i famigli spiccano l’esperta cuoca la Parisina, esempio di saggezza popolare, il giovane ed aitante maggiordomo Teodoro e la bella e procace cameriera Agatina. Questa brigata di personaggi bislacchi e per certi versi peculiari viene scossa dalla morte misteriosa del povero e sfortunato maggiordomo Teodoro e da questo fatto e momento come un gioco degli scacchi si muovono le pedine con scarti sbagliati e mosse azzeccate. Si mettono in rilevo, caratteri, tipizzazioni tra il grottesco, il triviale e l’ironico. Su tutti emerge la personalità di Pellegrino Artusi che con i suoi baffoni come un gatto sornione subdora odori ed umori, come un cane da caccia individua la preda, da un osservatorio speciale dato dai suoi studi e dal suo intuito intuisce i comportamenti e gli atteggiamenti che si celano oltre le parole. Sembra uno studioso entomologo oltre che un perito dell’arte gastronomica, un precursore del mangiare bene al pari di una guida gastronomica ante litteram. Certamente una figura indimenticabile, Artusi che annota, su un diario, con dovizia di particolari, gli accadimenti che si susseguono e che malgrado lui lo coinvolgono e le impressioni che ne ricava.

Un libro ricco di sottigliezze e raffinatezze letterarie ed intellettuali, i riferimenti all’attualità sono sottesi, ma percettibili nella loro arguzia, insomma un libro godibile dalla prima all’ultima pagina, mai banale o superficiale, trasmette certi significati del pensiero di tutti i tempi, ma la cifra sta nel tono e nello stile lievi e leggiadri.

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