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LA TOMBA DEL BOSS
L'epopea della banda della Magliana, raccontata da De Cataldo in stile giornalistico con concessioni al letterario nel delineare i personaggi, sarebbe un inverosimile polpettone romanzesco imbastito dal più prevedibile degli scrittori, se non fosse che a esserne autore è una buona parte della Storia italiana degli ultimi decenni del secolo appena trascorso: lì sono le nostre radici e quell’universo disturbato di banditi da quattro soldi, di soldi facili, di faccendieri disonesti, di funzionari di Stato complici di stragi, di mafiosi e di politici corrotti funge da specchio a quello che siamo ora. L’intreccio del romanzo è allora inevitabilmente arzigogolato: la facile ascesa di un gruppo di delinquenti di borgata si rivela il sintomo più stridente della malattia cronica di un Paese inquinato nel profondo. Del resto la scalata “ai piani alti” non avverrebbe se i componenti la banda non fossero degli uomini mediocri, inconsapevoli strumenti dei manovratori dietro le quinte e soggetti a laeder privi di autentico carisma quali il Libanese, Il Freddo, il Dandy, vittime delle loro stesse debolezze. A muovere la vicenda sono infatti le ossessioni, vagamente dostevskjiane, di ognuno dei protagonisti: la fissazione del Dandy per l’eleganza e per l’inquieta prostituta Patrizia, l’urgenza spasmodica del commissario Scialoja di punire i malvagi e di penetrare l’anima e il corpo di Patrizia, il bisogno inconscio di Patrizia di colmare il vuoto che le rode l’anima, il senso di colpa nei confronti del fratello perduto e la paura della solitudine del Freddo. Alla violenza dei potenti si contrappone la volontà autodistruttiva dei deboli, il fratello amato del Freddo, Gigio, e l’amico del cuore di Patrizia, il patetico Ranocchia, che come il protagonista de “La donna ragno” di Puig, si consola nei suoi fantasiosi racconti di sogni assumendo il ruolo della divina Marlene. Un mondo senza possibilità di salvezza per nessuno, dove la gloria è una triste impronta sul volto di ex attore noto devastato dalla cocaina o una tomba di un boss in una Chiesa da cui i fedeli distolgono gli occhi.