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"Tre atti e due tempi" di Faletti - Il commento di
Da Faletti, questa volta, non un thriller, ma una storia che in ogni caso mantiene una certa tensione narrativa. Almeno nello svolgimento veloce dei fatti, che evolvono – appunto – in tre atti e in due tempi, quelli di una partita di calcio.
La storia scorre nel mondo – osannato dai tifosi e vituperato dalle vicende giudiziarie – del calcio. E, più precisamente, in zona ‘calcio scommesse’, tanto per rimanere nell’attualità di vicende che, anche in questi giorni, occupano le pagine dei giornali. Un mondo nel quale “non so se lo scudetto è andato al più forte, di certo è andato a chi ha vinto. Non sempre le due cose coincidono”.
Silvano, detto Silver, conduce la sua vita alla ricerca di riscatto, per un errore che in gioventù l’ha portato a scontare una pena detentiva. Il soprannome, Silver, gli deriva dal passato: “… quando ti presenti al bar dopo un combattimento con un occhio così nero da sembrare coperto dalla pezzuola di un pirata e uno ti dice che assomigli a Long John Silver, quello dell’isola del tesoro.”
Il riscatto di Silver passa anche attraverso la sua attività di tuttofare presso una squadra calcistica di provincia che milita nella divisione cadetta. Ove gioca, con un ruolo fondamentale, suo figlio detto “il Grinta”: “simbolo della squadra, personaggio di riferimento in campo …”, che tuttavia, sul più bello, decide di gettare tutto alle ortiche e di “vendere la partita”, l’ultima, quella decisiva per la promozione in serie A (“Oggi si fa la serie A o si muore”).
Più che per la descrizione del rocambolesco tentativo che Silver attua per sventare la truffa di figlio & c., l’interesse di questo romanzo, a parer mio, risiede in alcune riflessioni. Quelle che descrivono il rapporto padre–figlio (“Abitavamo nella stessa casa, parlavamo, facevamo le cose che un genitore e un figlio fanno di solito. Ma ci siamo sempre trovati di fronte sfocati, come avvolti in fogli di cellophane …”) e la determinazione del padre nell’evitare che il figlio commetta il suo stesso errore. Operazione, quella salvifica di Silver, complicata da una circostanza: “Fra noi c’é sempre stata l’ombra della mia fedina penale, che a tratti è diventata così grande e scura da trasformarsi in un’eclissi totale”.
Il romanzo si lascia anche apprezzare per le descrizioni del calcio come ‘oppio dei popoli’: “il rettangolo verde è un circo in attesa dei gladiatori” … visto da “… persone normali, quelle che stanno sulle gradinate a gridare, quelle che nella vita non vinceranno mai e per questo incaricano pochi privilegiati di farlo per loro.”
Devo dire che alcune pagine, alcune righe in particolare, mi hanno stretto il cuore. E ho pensato che, anche se tra i sogni ce ne sono di più nobili, i sentimenti di chi affolla gli stadi devono essere rispettati. E tradirli è un atto infame. Per questo, come Silver, si sarebbe comportato anche …
… Bruno Elpis
PS: chi lo desiderasse, può vedere un mio commento (scritto a quattro mani con l'amico Francesco D'Agostino) a un altro libro sul medesimo tema (“Gocce” di Dino Baggio e di Marco Aluigi, Ciesse Edizioni) in http://www.malgradopoi.it/letture-consigliate/gocce-su-dino-baggio
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