Dettagli Recensione
La briscola in cinque
Un'immaginaria località balneare, Pineta, nel livornese fa da sfondo ad un delitto; una ragazza ammazzata e gettata in un cassonetto dell'immondizia. Il barista, Massimo, che scopre il corpo è il protagonista e, come in tanti gialli, si scopre investigatore di gran talento che inchioderà il colpevole. Ma il fulcro del romanzo, il luogo dove tutto converge, viene vagliato, commentato, analizzato e chiacchierato è il BarLume. Geniale trovata, spiritosissimo nome, simpaticissimo, per quanto è antipatico, il barista. Passerei in un bar del genere per almeno cinque, sei consumazioni al giorno. Corollario della storia, volutamente a rendere più leggeri i toni del giallo, quattro pensionati, fra cui il nonno del barista, che vistosi sottratti i luoghi classici deputati al trascorrere delle ore dei vecchietti, il bocciodromo, il parco-giochi della pineta, le panchine delle piazze, passano il tempo in un bel bar frequentato da turisti e bagnanti, giocando anche a carte, commentando ogni avvenimento e infarcendolo di sagaci battute toscane.
Marco Malvaldi ci regala un giallo di provincia lineare, senza risvolti storico-politici-del mistero-psicologici; una ragazza morta, qualche sospetto, un commissario che indaga senza averne capacità, un investigatore per caso ed un colpevole perché la vita vera, è sempre meno complicata dei romanzi che cercano di reinventarla e non è vero che un giallo relativamente semplice, più somigliante alla cronaca che viviamo sui giornali tutti i giorni, sia meno piacevole di un thriller pieno di colpi di scena che si succedono l'un l'altro fino allo sfinimento del lettore. La lettura è allietata dalle innumerevoli battute, scritte in livornese che alleggeriscono il clima del racconto (c'è pur sempre un assassino e una giovane morta ammazzata) e risulta molto piacevole.
Metto nella lista “da leggere” gli altri tre libri di Malvaldi.