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La collimazione di odio e amore.
Il thriller,come molti lettori potranno facilmente evincere da un rapido sguardo alla sezione Thriller/Horror di qualsiasi libreria più o meno cospicuamente guarnita, è un genere letterario a quasi esclusivo appannaggio dei mastodonti americani: sembra quasi impossibile sfuggire alle ombre proiettate da Thomas Harris ,Jeffry Deaver e Patricia Cornwell.
Nonostante “L’americanThriller” invada ogni scaffale di qualsiasi Bookshop,con gli anni duemila , si aggiunge uno spazio anche per un nome sconosciuto oltreoceano,Giorgio Faletti,che senza fatica si scrollerà di dosso la pesante opulenza del nuovo continente e celermente verrà definito dallo stesso Deaver : “Larger then life”,uno da leggenda.
Assumersi l’epiteto di scrittore epico sin dal primo romanzo,più che un onore si riflette come un gravoso onere sulla personalità scrittoria dell’autore,aumentando esponenzialmente il rischio di collasso letterario.
Così non è stato per Faletti,e d’altronde un’ “autorità”del calibro e della misurazione artistica di Deaver sbagliarsi non poteva.
Con l’opera in esaminando,ovvero “Io Uccido” ,al lettore si prostra una avvincente e non eccessivamente arzigogolata trama,ricca si suspense benzedrinica ,che metta il lettore in una condizione di accelerato metabolismo letterario,catabolizzatore di pagine ed emozioni.
Accingendomi ad immergermi nel manoscritto,senza la rivelazione intenzionale di dettagli che renderebbero esiziale la lettura da parte di chi non l’avesse ancora fatto,posso soltanto dire che reputo la narrazione magistrale,scorrevole e non eccessivamente ricca di punti morti. Degno di lode anche l’uso del “flashback”(ne si ha prova tangibile verso la conclusione del romanzo).Magistrale la scelta dell’assassino,non scontata ma nemmeno eccessivamente astrusa ed irraggiungibile da parte del lettore.
Sono molto curioso,invece , di conoscere i personaggi e le idee che hanno ispirato la creazione del protagonista,ovvero il detective Frank Ottobre. Uomo marmoreo e macilento dai troppi servigi prestati all’FBI,mi ricorda i grandi poliziotti rappresentativi dei telefilm anni 70/80,Kojack, Colombo e Nero Wolfe ,braccia dure della legge che non si piegano di fronte a niente e nessuno. Tuttavia il lettore potrà ampiamente scoprire che anche Il nostro stacanovista Frank ha un animo e può provare dei sentimenti aderenti all’umano,come tutti noi del resto.
Infine,ultimo tema su cui invito a riflettere i futuri acquirenti e lettori,è quello dell’amore. Certo parlare di amore in un thriller può sembrare ossimorico e privo di razionalità fondante; proprio per questo il concetto di affetto nell’opera ci viene presentato in modo del tutto non convenzionale :si uccide non per il piacere perverso ed insensato che viene evitto dall’atto in sé ,ma per strappare dalla sofferenza,dall’umiliazione,dalle perverse litanie che sono le giornate, tutte intrinseche di metodicità e tutte tristemente avvizzite. E allora perché uccidi?... “Per ridare un nuovo volto alla vita di chi si ama”.
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Non avevo mai pensato prima d'ora di leggerlo.
Ciao,
Amalia
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