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Assassine
 
Assassine 2011-09-16 10:14:39 Dennina
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Dennina Opinione inserita da Dennina    16 Settembre, 2011
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Assassine - storie di sangue e di donne

Un libro intenso, ricco di documentazioni e approfondimenti e organizzato in maniera accattivante e coinvolgente. Se alcuni personaggi sembrano davvero solo eroine da romanzo, ci si scontra presto con la dura realtà: sono tutte storie di cronaca nera,
crudeli quanto reali. La Tani è bravissima a contestualizzare i racconti in maniera tale da non rendere la lettura pesante, nonostante la quantità immane di informazioni, nomi, situazioni. Il flash back dell’introduzione di ogni storia porta il lettore al centro dell’azione, creando maggiore coinvolgimento e rendendo indispensabile continuare con la lettura.
Trentacinque casi che entrano di diritto negli annali di cronaca nera, tutti caratterizzati dalla componente femminile che predomina in questi delitti. Cinzia Tani riporta in modo ordinato e scarno, seppure romanzato, i drammi di vite segnate dal delitto.
Se in alcuni casi abbiamo di fronte delle donne spietate e crudeli, che portano a compimento i loro delitti per avidità o lucida crudeltà, sono anche numerosi gli esempi di donne vittime del sistema, specie in epoca vittoriana, che le relega in una posizione succube e nega loro una vita con cosciente capacità di scegliere.
Da una parte troviamo Erzabeth Bathory, la contessa sanguinaria, Catherine Hayes, che dopo aver instaurato un torbido menage a trois con marito e amante si è liberato di quest’ultimo per impossessarsi della sua ricchezza, Kate Bender, che negli Stati Uniti uccideva in modo atroce i viandanti con la complicità della sua famiglia per rapinarli, Jeanne Weber,” l’orchessa” strangolatrice di bambini, Lizzie Borden, che ha massacrato il padre e la matrigna per l’eredità, Caterina Fort, che nel 1946 fu soprannominata dai giornali italiani “la belva di San Gregorio” per aver massacrato la moglie e i tre figli dell’amante… Esempi di donne crudeli, estraniate dalla realtà, irrimediabilmente compromesse moralmente..
Ma che dire di Edith Thompson, condannata solo per le lettere d’amore inviate all’amante? Certo, era nei suoi desideri divorziare dal marito, liberarsi di un uomo che limitava il suo lavoro, la sua vita mondana, la sua voglia di vivere.. ma era stato l’amante a simulare un’aggressione per rapina e assassinare Percy Thompson. Reo confesso fu condannato alla pena capitale, ma lei fu giudicata colpevole solo per la sua emancipazione: le lettere d’amore che testimoniavano l’adulterio furono la strada che la condussero al patibolo.
Altre donne furono riconosciute colpevoli. Niente giustifica un omicidio, ma reputo che la linea di differenza tra vittima e carnefice è molto sottile. Si tratta di donne portate all’esasperazione, ingannate, plagiate da una società che impone il matrimonio come massima realizzazione sociale e usa due pesi e due misure per giudicare la morale femminile e quella maschile.
Marie Lafarge, a metà ’800, figlia illegittima ma ben educata, sente la necessità di sposarsi per trovare un suo posto nel mondo e trova la soluzione in un’agenzia matrimoniale: le si presenta un uomo ricco, affabile e amabile.. lo sposa per lettera e quando lui va a prenderla si trova tra le braccia di un rude e rozzo uomo di campagna, che in realtà è ridotto sul lastrico e più passa il tempo più si rivela per quello che è: un carceriere e non un marito. L’unica via di fuga è il veleno.
Mary Blandy, sedotta da un affabulatore, arriva ad avvelenare il padre, contrario all’unione con un uomo sposato.
Marguerite Besnard si macchia di un delitto passionale, per liberarsi dalla schiavitù del marito egiziano: sognava un amore esotico ma il suo principe si è trasformato in seviziatore.
Denise Labbé invece arriva a sacrificare la figlioletta, annegandola in un catino per il ducato, perchè è l’amante a chiederle il sacrificio supremo: un dandy esaltato dalle letture di Nietzche e D’Annunzio, convinto dall’idea del SuperUomo e della SuperCoppia, ma che quando verrà implicato nelle indagini si tirerà prontamente indietro.
Tanti esempi che testimoniano ancora una volta come le donne vengano punite, siano esse deboli e plagiabili che forti ed emancipate. Non c’è una via d’uscita, non c’è possibilità di scelta. La morale più forte è quella maschile, capace di accusare, giudicare e condannare, senza possibilità di riscatto.
Tra le storie che più colpiscono ci sono quelle di Jeanne Weber, strangolatrice di bambini, che ha terminato i suoi giorni in un
manicomio, e Leonarda Cianciulli. L’italiana “saponificatrice di Correggio”, che ha fatto sparire tre delle sue concittadine per sacrificarle in cambio della vita dei tre figli. I sogni della matrigna erano presagi di morte e Leonarda era pronta a tutto pur di salvare la sua famiglia. Da sempre adita a pratiche magiche e divinatorie, per liberarsi dei cadaveri delle vittime ne ha fatto sapone con il grasso e biscotti con il sangue essiccato e ossa sbriciolate. Ha continuato a dilettarsi anche in carcere con la lettura dei tarocchi e le ricette di dolcetti, ma se le compagne di prigionia si fidavano delle sue predizioni nessuno osava assaggiare i suoi manicaretti. Predisse per se stessa la liberazione dal carcere nel 1970 e in effetti nel 1970 morì.
Trentacinque donne, ognuna con la sua storia e con i drammi delle sue scelte. Una raccolta originale e interessante, per conoscere e per capire.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
cronaca, thriller, noir, romanzi e saggi storici
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