Dettagli Recensione
Argh!
Non sono per le categorizzazioni e non faccio parte di coloro che sostengono che se Faletti è un attore, allora è meglio che resti su un palcoscenico.
Non farò una feroce critica di questo libro, che sostanzialmente non mi è piaciuto.
Perché qualcosa di interessante, questo “Io uccido” ce l’ha. Ed è nella sua stessa intrinseca natura di giallo: è ben architettato (nonostante alcuni passaggi ridicoli) e, come tutti i gialli che si rispettano, non mi sarei mai immaginata (se non a 200 pagine dalla fine) chi fosse l’assassino.
Punto, fine degli elogi. A coinvolgere (o perlomeno, a convincerti a finire il libro) è solamente la trama e assolutamente NON lo stile, abbastanza piatto e prevedibile (vedi ad esempio un’Agatha Christie che suscita tensione con una semplice descrizione). Di prevedibili ci sono anche i personaggi, la cui caratterizzazione spesso scende a compromessi con dei clichè (il poliziotto assetato di giustizia dopo la morte della moglie? Maddai?!?).
Mi ha fatto storcere il naso anche l’imbarazzante motivazione psico-sociologica per i crimini scellerati del serial killer che Faletti si è palesemente imposto di offrire al lettore.
Sono 700 pagine che potevano benissimo essere condensate in 300. (In teoria, sarebbe stato un libro da non pubblicare, ma mi ero ripromessa di essere clemente con Faletti..).
Non è il libro più orribile che abbia mai letto, ma con Faletti finisce qua.