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L’orrore del vivere quotidiano
“Tutti smettono di parlare. Una sottile tensione s’insinua nell’aria. Gli occhi scrutano il marciapiede deserto al di là della doppia fila di vetri.
Gli sguardi sono quasi timorosi. Forse qualcuno ha paura. Paura che le porte, questa volta, si aprano, e una forza misteriosa ci trascini tutti fuori per abbandonarci lì in quella stazione per sempre.”
E con questo è il secondo che leggo sul tema del profondo malessere che permea l’attuale società.
Immemori delle radici, la conduzione del presente si trascina in una apatica e corrosiva ripetitività, a cui l’individuo cerca invano di sfuggire, così che le uniche differenze fra l’oggi e il giorno precedente sono esterne al comportamento e derivano da un accentuarsi della crisi economica che mina, più che un ideale, una visione edonistica dell’esistenza; in tal modo l’unico imput a cui involontariamente ci si è assoggettati viene a cadere e non rimane nulla per un minimo di senso da dare alla vita. E’ un mondo che non sogna, ma che è percorso da incubi anche ad occhi aperti, in tutta una serie di comportamenti dirompenti frutto di un’innata e disperata solitudine, con tutte le inevitabili conseguenze che possono andare dall’apatia alla dissociazione, dalla depressione alla fobia.
Cambio di stagione di Maurizio Cometto ha l’impronta del romanzo horror, ma è meno fantastico di quanto possa sembrare con una lettura superficiale, perché in effetti è un disumano grido di dolore per una condizione determinata dal profondo vuoto che accompagna i giorni della vita, in cui tutto ha un’apparenza che non sembra lasciare trapelare la realtà. Ed è di questo che parla l’autore piemontese, in un romanzo, fatto di episodi concatenati, in cui l’ultimo brano (L’angelo della morte), di suggestiva e profonda intensità, sancisce una continuità della narrazione tanto da poter considerare i singoli racconti dei veri e propri capitoli.
Là dove Orwell con 1984 ci fa conoscere un mondo futuro attraverso una fantasia che poi troverà una incredibile coincidenza con la realtà, Cometto invece ci mostra in modo implacabile, ma disperato, una situazione già esistente, ricorrendo alle stesse tecniche di creatività del grande autore inglese.
La sensazione che si prova è che racconto dopo racconto ci si avvii a una progressiva disgregazione di quella che riteniamo una realtà acquisita, consolidata, e scoprire il sipario in questo caso non è motivo di gioia, bensì di angosciante orrore per l’avventurarsi in un mondo parallelo che se ai nostri occhi appare irreale, in realtà è ciò che esso veramente è e che fatichiamo a vedere.
Cometto, rispetto alle sue opere precedenti, effettua indubbiamente un notevole salto di qualità, con un lavoro maturo, frutto di riflessioni, di esperienze personali nel mondo del lavoro, andando ben oltre la consueta narrativa fantastica, di cui tuttavia si avvale per meglio rappresentare il suo pensiero.
Ne sortisce una visione desolante dell’umanità, spogliata da ogni orpello, liberata da ogni trucco, un brulicare di vite che si agitano e si spengono in un girone infernale di cui tutti sono vittime e carnefici.
Detto così sembrerebbe trattarsi di un romanzo visionario, ma, purtroppo, è solo l’effettiva realtà.
Da leggere, anzi assolutamente da leggere.