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Pecunia non olet
Vi confesso che ho imparato a conoscere ed apprezzare Camilleri, tanti anni fa leggendo
“Il Birraio di Preston” e “La Concessione del Telefono”, romanzi che in quell’occasione , ma anche oggi quando li rileggo,mi divertirono per l’attenta ricostruzione storica che s’intrecciava con trame gialle originali. Con “La moneta di Akragas” lo scrittore siciliano ripropone un thriller storico che ha per protagonista una moneta, la piccola akragantina dal valore inestimabile, gioiello capace di far impazzire qualsiasi numismatico. Questa moneta viene, per caso, rinvenuta durante la vangatura da un contadino, Cosimo, in località Sperone a Girgenti (l’antica Akragas distrutta dei Cartaginesi nel 406 a.C) . Il contadino, che ignora il grande valore della piccola moneta, la vuole donare , per riconoscenza al medico che gli ha evitato l’amputazione della gamba , il dottor Gibilisco noto collezionista di monete antiche.
Accade , però, che quando Cosimo incontra il dottore in aperta campagna e coglie l’occasione per offrirgli la moneta, il medico ,per l’emozione, riconosciuta la moneta, cade da cavallo e si frattura una gamba. Alla scena assistono altri due contadini che con la loro mula accompagnano il medico in ospedale. Quando il dottor Gibilisco si riprende dalla frattura e torna a casa di Cosimo per ricevere finalmente l’agognato regalo lo trova morto, assassinato e
nudo, spogliato di tutti i suoi averi. Comincia così un’indagine ricca di suspance che vi condurrà attraverso avvenimenti drammatici della Storia d’Italia come il terremoto di Messina, l’eroico soccorso ai sopravissuti da parte degli uomini della Regia Marina Militare russa e il misterioso incontro finale con un Re, della numismatica e non solo. Il testo è impreziosito da belle riproduzioni di pitture e reperti archeologici agrigentini di epoca greca.