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Un gotico tropicale
Già leggendo Nero tropicale avevo colto, pur se in forma embrionale, una caratteristica del tutto particolare di Gordiano Lupi e che in questa raccolta di racconti trova piena conferma.
Mi riferisco al fatto che questo autore scrive testi con finalità che vanno oltre i brividi e le tensioni proprie del genere horror, nel senso che tale struttura narrativa è un mezzo per riaffermare la dignità di ogni essere umano di essere liberato da qualsiasi potere, sia esso rappresentato da forze oscure e trascendenti, sia quello che deriva da un governo opprimente e dispotico.
I personaggi diventano quindi un emblema della volontà di riscatto del singolo di fronte a forze più grandi di lui.
Al riguardo Il mistero di Encrucijada, il romanzo breve che fa parte della raccolta, ne è un tipico esempio, dove non è difficile scorgere nella strega, che cerca di tornare in vita sottomettendo psicologicamente una ragazzina quindicenne, un regime che condiziona fin dall’infanzia e che solo con un atto di estremo coraggio di individui che cercano di capire con la loro testa potrà essere sconfitto. Non solo, ma anche il ricorso ad altri poteri costituiti, come nel caso specifico la chiesa cattolica, non può essere una soluzione, perché anche quello religioso è un regime e come tale non può capire ciò che è al di fuori della sua rigida struttura.
Come in Nero Tropicale l’ambientazione e l’atmosfera sono resi in modo esemplare e anche la tensione non è mai spasmodica, come se fatti al di fuori dell’umana comprensione in certi posti possano essere quasi una costante, addirittura un’abitudine.
Chi pensa di trovare un gotico tenebroso, dalle tinte forti, forse rimarrà deluso, ma personalmente preferisco questa versione sudamericana più ariosa, dove all’azione è preferita l’introspezione dei personaggi, con le loro reazioni e le loro angosce che finiscono con il conferire credibilità a vicende di fantasia.
Da solo Il mistero di Encrucijada vale già tutto il libro e, senza togliere nulla agli altri racconti presenti, questo romanzo ha il pregio non comune, pur in presenza di un ritmo blando, di centellinare accortamente fatti e situazioni, tenendo in tal modo sempre vivo l’interesse, e ciò dalla prima all’ultima pagina.
Gli altri brani, più corti, spaziano un po’ in tutti i campi dell’horror, e così si va dalla moglie vampira de La pelle bruciata agli zombie di Un terribile rimpianto. Quest’ultimo è un autentico capolavoro, dove sprigiona in tutta la sua evidenza la caratteristica che ho evidenziato sopra, una sorta di parabola che stigmatizza chi si serve del suo potere per schiavizzare gli esseri umani. Credetemi, mai come leggendo questo racconto avvertirete un senso di profonda pietà per i morti viventi.
E per finire c’è Sangue tropicale, testo riuscito e già facente parte di Nero tropicale, ma qui è in versione fumetto, ad opera della capacità creativa e della mano artistica di Oscar Celestini.
Quindi i motivi per leggere questo libro sono tanti, ma ce n’è anche un altro, che ho lasciato per ultimo, ma non è da sottovalutare: il piacere di arrivare all’ultima pagina e il dispiacere che il libro sia terminato.