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Il filo rosso
2010-05-15 08:31:22
gracy
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Déjà vu
Apprezzabile il libro per il semplice motivo che l'autrice, abbastanza forgiata per "deformazione professionale", ha ben strutturato la trama, tanti morti, tanto dolore tanta sofferenza e nessuna scusa, tutto giustificato dalla gratificazione del riscatto. Prevedibile fin dal primo omicidio tutto il senso del libro e la certezza che fino alla fine come in una roulette russa si sarebbero contati i morti. Gli ultimi tre capitoli riescono a riesumare un pò di originalità, perchè tutto il libro per me rappresenta un Déjà vu, "L'oscura immensità della morte" di Carlotto e "Sorry" di Drvenkar, che rispetto al libro in questione sono di gran lunga superiori.
"C'è chi nasce assassino e chi nasce Antonio Lavezzi"
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