Appunti di un venditore di donne Appunti di un venditore di donne

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Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    26 Febbraio, 2015
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"Bravo" Giorgio

L'inizio è agghiacciante.
Una frase di 9 parole che è un vero e proprio pugno nello stomaco. ..."Na sbadilada an costa"... diciamo a Bergamo. Ma che serve, nell'economia generale del libro, proprio per rassicurare il lettore: il peggio è già successo, non c'è bisogno di stare sulle spine per tutto il libro per sapere se succederà o meno, pregando che non succeda... E' già successo.
E' orribile, è un incubo, ma è già successo. Tranquillizzante...
"Io mi chiamo Bravo e non ho il cazzo"

Faletti è bravo a comporre questo intricato mosaico fatto di "coincidenze" un po' troppo tirate, ma che nel complesso funziona benissimo e nel finale lascia sbalorditi.
Bravo Faletti, questo non è "Io uccido" semmai ha qualcosa in comune con "Niente di vero tranne gli occhi", e nel complesso è un libro che TRAVOLGE il lettore e lo INCOLLA ALLE SUE PAGINE.
Ambientato nella Milano del 1978, quella che il buon Giorgio ha conosciuto bene, il romanzo si snoda tra prostitute di classe, bische clandestine, locali notturni, cabaret ed i classici "amici non amici" da aperitivo.
Gli anni sono quelli delle Brigate Rosse e del rapimento di Moro sullo sfondo una politica corrotta e ...La settima enigmistica...

Si fa fatica ad immedesimarsi in Bravo, protagonista e voce narrante, a causa della sua mutilazione subita per uno "sgarro" ma il libro è troppo bello per non essere amato ed assaporato. La prosa è ottima, la dimensione è quella giusta, ne troppo breve ne troppo prolisso.
I personaggi sono ben delineati anche se ad ognuno è lasciata sempre una sfumatura di mistero che non guasta.
Alla fine tutto viene spiegato e nulla è lasciato incompiuto come invece l'autore aveva fatto in "Tre atti e due tempi", lasciando il lettore con troppe domande, qui no le risposte arrivano tutte.
Il mio Faletti preferito è in assoluto quello di "Fuori da un evidente destino", ma qui il livello è davvero altissimo.
Bravo Giorgio.

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kobe Opinione inserita da kobe    28 Gennaio, 2013
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Appunti di un venditore di donne

Avevo perso le tracce di Faletti dopo il suo terzo romanzo e l’ennesima delusione. Lo ritrovo diversi anni dopo con un noir davvero sorprendente, forse perché non mi aspettavo granché. Abbandonate le velleità dei thriller sullo stile “a stelle e strisce” (sebbene Io uccido rimanga notevole) Faletti si è cimentato con un genere che alla luce dei fatti gli è riuscito bene, il noir nostrano. La Milano del ’78 non è solo uno sfondo scenografico, ma un vero e proprio personaggio tanto la si sente pulsare e muoversi insieme ai protagonisti. Gli anni di piombo sono nella loro piena e drammatica massima espressione, le BR hanno rapito Moro, le Istituzioni sono sotto attacco ed i politici sotto scacco.
Bravo fa da intermediario tra chi desidera una compagnia di lusso e chi vuole offrire quel lusso. È cinico, ma ha un proprio codice etico, non lo si può definire senza scrupoli, anzi. È un pesce piccolo, ma presto si ritroverà a nuotare in un oceano in cui o si impara a diventare predatori o si è destinati a fare una brutta fine.
L'inizio è forse un po' lento, ma poi la storia prende rapidamente ritmo e si fa leggere alla grande, quindi non fatevi scoraggiare!!

Non male, felice di averlo letto e di aver riscoperto un autore italiano.

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Zoe 2012 Opinione inserita da Zoe 2012    01 Settembre, 2012
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I love Faletti

Sono fan di Faletti dal primo libro, e li ho letti tutti! Amo il suo stile che per me è unico... Pertanto non posso che consigliarlo, questo libro è riuscito a riportarmi alla suspance vissuta con "Io uccido". La curiosità di sapere cosa fosse successo al protagonista e perchè non mi ha abbandonata fino alla fine. E questa Milano vintage, nottambula, popolata da soggetti che esistono solo dal tramonto all'alba come fantasmi che vagano tra vizi, malavita e pericoli costanti, sullo sfondo un'Italia avvelenata dal terrorismo e dalla corruzione. Bravo è senz'altro un personaggio discutibile, cinico, scaltro ma dal buio del suo animo trapela ancora umanità. Un personaggio in movimento, sfuggente e fuggitivo, perennemente in bilico. Bravo dovrebbe apostrofarsi anche Faletti, che anche stavolta è riuscito ad emozionarmi e coinvolgermi pagina dopo pagina. 

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    24 Agosto, 2012
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Noir da ombrellone

Milano anni ‘70. Mentre l’Italia è soffocata dall’aria pesante degli anni di piombo nel capoluogo lombardo la vita notturna scorre torbida e viziosa tra bische clandestine, cabaret, ristoranti di lusso e locali alla moda, appannaggio di cocainomani, prostitute, artisti, balordi e gente che cerca semplicemente di godersi un po’ la vita. In questo contesto, o meglio tra le ombre di questi ambienti, si muove Francesco Marcona detto Bravo, un cinico magnaccia d'alto borgo, personaggio dal passato oscuro e dal presente discutibile, che nasconde un inconfessabile segreto e si guadagna da vivere vendendo donne. La comparsa nella sua vita della la bella e travolgente Carla coinciderà per lui con l’inizio di una serie di guai e Bravo si troverà invischiato senza volerlo in una storia più grande di lui che lo vedrà costretto a rivedere la sua vita e fare i conti con il passato. Finalmente Faletti sembra allontanarsi dal solito formato del thriller in stile americano pieno di assassini seriali e duri senza macchia e si butta in un noir tutto italiano che rievoca un periodo difficile della nostra storia ed elenca vizi e difetti del bel paese che oggi più che mai, in periodi di forte corruzione e di bunga-bunga, appaiono ben lungi dall’essere superati. Ma il libro presenta comunque delle lampanti pecche: trama un po' troppo confusionaria, finale scontato e poi sempre questi personaggi bellissimi, intelligentissimi, ricchissimi e che sanno sempre come cavarsela. Ma peggio di tutto una prosa fin troppo semplice, al limite della banalità, che se da un lato aiuta la scorrevolezza, dall’altro toglie qualsiasi fascino alla lettura. Consigliato solo per rilassarsi sotto l’ombrellone.

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"Strage" di Loriano Machiavelli
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Key Seven Opinione inserita da Key Seven    24 Agosto, 2012
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Solito Faletti

Perchè non apprezzo Faletti scrittore?
Credo che si continui a cercare di rilanciare il mercato dei libri italiani enfatizzando le capacità di uno scrittore che, se non avesse trovato tutte le porte spalancate, ben difficilmente avrebbe potuto pubblicare dei romanzetti con trame spesso illogiche con personaggi al limite dello stereotipo e con divagazioni che servono solo a gonfiare il libro di almeno 500 pagine.
Sembra un pò Salgari quando proprio prima della battaglia descrive Sandokan che guarda un baobab e giù una pagina di descrizone scientifica e geografica della pianta esotica.
Ma Salgari era Salgari e lo pagavano a parola quindi aveva anche dei buoni motivi.
Faletti fà un pò lo stesso quando si perde a descrivere le vicissitudini di personaggi minori per interi capitoli.
Lui forse crede di renderli familiari in realtà annoia e basta.
Quello che mi fa davvero rabbia è che queste inutili divagazioni da molti vengono considerate (credo anche dallo stesso Faletti) profonde e dotte riflessioni di un grande maestro della letteratura.
Comunque gran noia come al solito...
Questo nuovo romanzo non è dissimile dagli altri, è sempre poco chiaro cosa voglia fare il protagonista e spesso la storia naviga seguendo la corrente e divagando più che si può....
Leggi sperando solo che finisca in fretta.

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amedh74 Opinione inserita da amedh74    24 Agosto, 2012
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grande NOIR

Faletti abbandona i romanzi in stile USA e passa al noir all'italiana!!!!
Si legge tutto d’un fiato.
Catapultandoti negli anni, 70 riporta alla vita atmosfere di anni passati, attraverso un susseguirsi di oggetti e marche di quegli anni, prezzi espressi in lire, e luoghi di una Milano che non c’è piu'

Riesce anche a sospendere il fiato, poi, quando la trama ci svela che nulla di quello che circonda (BRAVO)il protagonista è come lui crede che sia.
E a Bravo non si può fare a meno di affezionarsi: duro dal cuore spudoratamente tenero (forse anche troppo sentimentale in certi passaggi, per i miei gusti) che non ha mai ammazzato nessuno. E che vive nel tormento di un sospetto che non lo abbandona, da anni.

Solo che quel sospetto, in pochi giorni, la vita glielo scioglie davanti agli occhi, sballottandolo da una parte all’altra della sua scacchiera esistenziale e rendendolo protagonista di un gioco molto, molto più grande dei suoi affari da protettore. In mezzo, il mondo del terrorismo e della corruzione politica di un’Italia molto più simile a quella del tempo presente di quanto vorremmo.

10 e lode.

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paolodal Opinione inserita da paolodal    22 Gennaio, 2012
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ciapel sot ca l'he un biscot

Grande Faletti, dopo Io uccido sicuramente il suo piu' bel libro. Sara' che ho vissuto anch'io a Milano, negli anni 90, mi sembrava di respirare quell'atmosfera dove non sai mai se sei in ufficio o al cabaret, e la violenza si mescola agli aperitivi.... bella trama, nulla di scontato, romanzo piacevole.
Mi permetto di nominare Faletti erede di Giorgio Scerbanenco, il grande inventore del noir italiano, anch'egli milanese di adozione, con lo stesso stile dinamico, ricco di ironia e grandi metafore come lampi nel buio.
Quando leggi Faletti, termini ogni capitolo con un sorriso. Direi un sorriso enigmistico...


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per gli amanti del noir italiano
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MCF Opinione inserita da MCF    13 Dicembre, 2011
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Donne e champagne

Avvince fin dalla prima riga e non tradisce fino alla fine. E' un po' contraddittorio secondo me quando descrive le squille d'alto bordo come donne di buoni sentimenti che lavorano per aiutare le loro famiglie bisognose; in realtà sono delinquenti comuni, pronte a vendere la droga e a rubare, almeno nella maggior parte dei casi. E quando mostra il protagonista come una persona retta, di solidi principi che non vengono scalfiti dall'ambiente violento e malfamato in cui vive. Comunque è appassionante.

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I libri dell'autore.
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Tanu Opinione inserita da Tanu    14 Ottobre, 2011
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Gran bel noir

Sono stato molto critico nei confronti di Faletti che secondo me, tranne "Io uccido" ho trovato lezioso, deludente e ritrito nelle altre opere. Mio figlio minore ormai si è abbonato al "regalo Faletti a papà" a Natale o per il mio compleanno e non voglio deluderlo. Beh, stavolta anche Faletti non mi ha affatto deluso. Sarà che avevo aspettative basse ma questo libro è un gran bel noir; forse essendo nato e cresciuto a Milano, anche se ora ci lavoro soltanto, i luoghi famigliari e le atmosfere anni 80 che ho vissuto da adolescente mi risultavano chiare nella testa mentre scorrevo avido le pagine. I capolavori sono altri ma questo è un signor libro, a tratti mi sembrava di leggere Marlowe riscritto da Bukowski; le atmosfere cupe di alcuni passaggi richiamano il miglior Lucarelli e l'ironia fa pensare al Carofiglio più smagliante. Insomma, la storia di questo "magnaccia", coinvolto in un complotto più grande di se che coinvolge BR, servizi deviati, poliziotti corrotti e ingredienti vari finisce per convincere. Ed alcuni colpi di scena non sono poi così scontati ... Questa volta dico: consigliato e bravo Faletti.

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Faletti, Carofiglio, Lucarelli....
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Viola96 Opinione inserita da Viola96    11 Settembre, 2011
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Appunti di un venditore di donne.

Lontano da cittadine scure e tristi come Montecarlo o la New York terroristica de "Io sono Dio",Faletti cerca di approfittare della sua figura da furbo giallista portando nelle librerie "Appunti di un venditore di donne".Il suo ultimo bestseller,ambientato in una Milano non ancora potabile nel mezzo degli Anni di Piombo,tesse figure oscure su riflessi cristallini e piccoli sprazzi di arte pura.Bravo è un venditore di donne.Insomma,un uomo senza scrupoli nel giro della prostituzione.Quando cerca di infilarsi in un traffico più losco dei suoi,verrà inseguito dai Servizi Segreti,dalle Brigate e scoprirà che oltre alla maschera del reale il mondo riserva sorprese clamorose.Faletti parte da un soggetto ottimo,che si va via via diradando per lasciare spazio ad una fotografica oscura sulla Milano anni 80'.Notevole il carico stilistico dell'autore.La scelta di un mistero praticamente già risolto dà all'egregio scrittore un ulteriore convinzione di ciò che si scrive,senza bisogno di inserire azione grandiosa o suspance esplosiva.Faletti forse non riscriverà le idee del noir di casa nostra,ma la sua scrittura è fluida e scivola via senza complicazioni o vocaboli eccellenti.Meno psicologico dei precedenti lavori dello scrittore,si porta appresso un odore di morte e una visione di sangue che contribuisce a renderlo sempre più interessante.Peccato per una risoluzione finale troppo frettolosa e poco consolatoria.Ma Faletti è anche questo.

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Gli altri romanzi di Faletti.
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Enzo63 Opinione inserita da Enzo63    22 Giugno, 2011
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Faletti continua a stupirci

Faletti e' l'autore italiano che più apprezzo e anche con questa nuova fatica mi ha conquistato.
Scrivere un nuovo libro, dopo aver riscosso tanto successo con degli ottimi thriller, cambiando genere con un giallo/noir, ambientandolo in una Milano veramente esistita, in un contesto storico anch'esso reale e' stata una piacevole operazione di rinnovamento.
Il racconto e' come sempre molto scorrevole, i colpi di scena non mancano di certo e ci si ritrova a divorare le pagine affamati dell'evolversi della storia.
Molto affascinante il protagonista, anche per la sua eccessiva caratterizzazione, e tutti i protagonisti di contorno che ci raccontano della vita notturna e parallela a quella così detta normale di Milano ma presumibilmente di tante altre città.
Concordo con altre recensioni che forse il finale e' un po' deludente perché in contrasto con la rudezza del racconto.
In ogni caso libro da leggere e raccomandare.

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A chi ama i gialli
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    16 Giugno, 2011
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Noir non da poco

Non è un thriller, più che altro un noir di grande atmosfera davvero ben riuscito. L'ambientazione della Milano degli anni di piombo è molto affascinante e coinvolgente soprattutto per chi a Milano ci è cresciuto e ricorda com'erano certi luoghi ed un certo modo di vivere la città. La narrazione in prima persona toglie un pò di suspance e mordente alla storia ma si sposa benissimo con il noir e ci regala un senso di vissuto , come se a raccontare tutto fosse uno che conosciamo da sempre. Concordo con chi sostiene che Faletti è cresciuto nello stile , la lettura è estremamente piacevole anche quando non succedono cose eclatanti. Nella trama ci sono comunque colpi di scena non da poco. Il personaggio di Bravo è certamente "ai limiti" dell'inverosimile per capacità di reazione a certe "sventure" ma mi chiedo : quando Clive Cussler fa fare cose da superuomini a Dirk Pitt e Al Giordino non si scandalizza nessuno ?
Chiaro che la recente attualità ha ispirato non poco Faletti anche se in realtà nel 1978 le Escort erano solo delle automobili della Ford...
Forse il finale stride un pò con la durezza di alcune parti del racconto ma non vi dico perchè o dico troppo.
Decisamente meglio riuscito di "Io sono Dio", non sta scritto da nessuna parte che se Faletti non scrive un vero e proprio thriller ha fallito, anzi, complimenti perchè ha saputo cambiare un pò pelle.

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Desy81 Opinione inserita da Desy81    26 Aprile, 2011
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Sorprendente Faletti

Questa volta Faletti mi ha sorpreso con una nuova trama che si distacca nettamente da quelle già scritte e riscritte nelle storie precedenti. Lascia un pò anche il metodo di introdurre il colpevole della storia, utilizzato per i libri precedenti: naturalmente chi non ti saresti mai aspettato, apparso in modo marginale nel racconto, ma che forzatamente deve stare in quel ruolo. Questa volta invece la storia è più appassionante, l'insospettabile accompagna un pò tutta la storia rendendola anche più credibile, anche se nell'introdurre le intuizioni del protagonista, lo fa in modo brusco lasciando il lettore un pò perplesso.
Direi che con quest'ultimo libro Faletti si è rialzato dopo la caduta nella ripetizione che si è presentata un pò in tutte le ultime trame descritte.
Speriamo bene per i prossimi libri!

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Altri libri dell'autore
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vladmorigi Opinione inserita da vladmorigi    08 Aprile, 2011
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Appunti di un venditore di donne

Adoro lo stile di Giorgio Faletti, ho letto tutti i suoi romanzi e
la lettura di questo libro ha rafforzato ulteriormente il mio già positivo giudizio!
Quando sono arrivato alla fine ho avvertito quel tipico senso di "tristezza" che mi prende quando termino un libro che mi ha coinvolto particolarmente e quando mi sono affezionato ai personaggi..

Affascinante l'ambientazione, intrigante la trama, fluida la lettura: dopo "Io Uccido" è il romanzo di Faletti che mi è piaciuto di più!



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Io Uccido
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alan smithee Opinione inserita da alan smithee    05 Aprile, 2011
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Appunti per un ritorno alla forma migliore

A mio avviso Giorgio Faletti ha uno stile di scrittura eccezionale. Elegante, accattivante, molto suadente.
Dopo la personale folgorazione per l'opera di esordio "Io uccido", che mi vanto di aver acquistato e letto ben prima che scoppiasse la febbre mediatica del passa parola, ho accolto le opere a seguire spesso con perplessita' e un po' di delusione. In tutte rimaneva lo stile, ma a non andare proprio, del tutto o in parte - a mio giudizio - era la storia.
In quest'ultima opera Faletti tralascia - per fortuna - ogni trovata fantastica o giochetto ad incastro, ogni ambientazione straniera (basta metropoli newyorkese, basta l'esotica terra dei Sioux, per carita'!) per nulla congeniali o credibili addosso ad un autore italiano, per ambientare (benissimo) un thriller teso e piuttosto avvincente nella Milano drammatica degli anni di piombo.
E se forse alla fine l'autore ha la tendenza a spiegare sempre troppo la soluzione (mai come in Io sono Dio, viva Iddio!!!) o a creare a tutti costi un effetto a sorpresa di troppo, in fondo si tratta pur sempre, in questo caso, di peccati veniali che non pregiudicano gravemente il complesso dell'opera.
Certo, ripetere l'esito quasi pefetto di Io uccido e' dura, ma e' il prezzo che si paga dopo un esordio cosi' travolgente.

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i precedenti di Faletti
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Roberto Nordio Opinione inserita da Roberto Nordio    02 Aprile, 2011
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Che delusione!

Lo stile è piacevole e scorrevole, tuttavia la trama è più sottile del foglio di carta su cui è stampata. Narrare in prima persona non si addice a far rischiare la pelle al protagonista (con una marea di pagine ancora da leggere è logico che se la caverà). Dopo qualche capitolo io avevo già intuito dove si andava a parare, chi moriva, chi sopravviveva, chi bluffava. Troppo lungo per i miei gusti letterari, l'ho trovato il tipico romanzano che allunga il brodo tanto per permettere a chi legge di tirare alle lunghe. Personalmente preferisco racconti fulminei in cui tutto sembra e in realtà nulla è. Sufficienza scarsa e prova d'appello con qualcos'altro.

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Narrativa per distendere un po' i nervi
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luk74 Opinione inserita da luk74    24 Febbraio, 2011
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Peccato per il finale....

Accidenti, Faletti non smetterà mai di stupire, uno libro scritto in maniera sublime, con le giuste dosi di umanità, di umorismo e volgarità, mai fini a se stesse.
Sarebbe stato un cinque stelle se il finale non fosse stato così all'acqua di rose, cosa che non ti aspetti quando tutto il libro è un continuo crescendo di emozioni, di situazioni ribaltate, di personaggi che non sono ciò che crei che siano.
Peccato, resta comunque uno dei libri meglio scritti di quello che, a mio modo di vedere, è il più grande thrillerista italiano.
Aggiungo un grazie di cuore alla redazione di Qlibri per avermelo inviato dopo la vittoria del concorso di racconti thriller ;-)

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armani Opinione inserita da armani    08 Febbraio, 2011
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Non male!

Non sono mai andato matto per Faletti, ricordo di aver letto con piacere "io uccido", poi ho letto anche tutti gli altri perche' li ho trovati in casa. Non volevo neppure iniziare questo, ma poi mi sono lasciato tentare. L'incipit e' folgorante, forse troppo, la prima parte del libro scorre molto piacevolmente lasciando un filo di tensione in chi legge. C'e' la ricostruzione della Milano della fine degli anni settanta, non ancora da bere ma quasi, il rapimento Moro e molti altri riferimenti poco occulti. I personaggi sono ben delineati e credibili, Faletti è uno che sa scrivere, non una parola e' messa a caso. La prima parte mi piace moltisimo, crea l'attesa per un seguito che trovo invece deludente...il solito errore di Faletti, troppi colpi di scena affastellati in poche pagine, al limite dell'incredibile, rivelazioni sconvolgenti che fanno sorridere per la loro prevedibilita'. A me piace il Faletti che crea e ricrea l'atmosfera della Milano di molti anni fa, molto meno il Faletti che vuole creare scompiglio con una trama noir dal sapore avventato.
Nel complesso un buon libro, si legge volentieri anche se meno sensazionalismo gli avrebbe fatto guadagnare molti punti.

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Io uccido
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Francesca Diano Opinione inserita da Francesca Diano    07 Febbraio, 2011
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Ma perché?

Che Faletti si sia messo a scrivere, beh, scrivere è un'ottima terapia per molte cose, ma quello che mi sfugge è perché lo pubblicano e soprattutto perché c'è chi lo legge?
Si sa come si costruice la fortuna di un autore: basta un battage pubblicitario incessante e i libri si vendono.
Ma Faletti, che prima era una persona simpaticissima, ora è di una noia mortale, sia quando vuole fare i programmi impegnati che come scrittore.
Forse ora, con questo libro, la gente comincia ad accorgersene. Era ora.

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ni89ky Opinione inserita da ni89ky    16 Gennaio, 2011
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ottimo (meno)

Premetto ammettendo che è la mia prima recensione di un libro e che è il primo di Faletti che leggo.
Detto ciò altra premessa importante da fare è che quando l'ho preso in mano avevo tanti punti di partenza quali la fama ed il fatto che è molto visibile questo personaggio; sono partito con qualche aspettativa insomma.
Nonostante questo devo dire che il libro è piacevole e scorrevole, questo è già gran cosa per un libro.
Il libro parla di una serie di piccoli eventi che si incorociano dove ognuno di essi è sempre più grande di un altro e così funzionano i personaggi; una scala ascendente di importanza di fatti e persone sino ad arrivare, ad esempio, ad un senatore, quello che si potrebbe considerare se non l'ultimo, uno degli ultimi tasselli della scala politica.
Mi sembra quasi che si sia voluto raccontare la vita delle persone, di tutte le persone di qualsiasi grado della scala sociale, ponendole in maniera orizzontale; straordinaria sotto questo punto di vista la scelta di rappresentare il tutto tramite la figura dei mafiosi, dei malavitosi e dei corrotti.
La storia coinvolge Bravo, una persona che fa il suo mestiere (non importa tanto quale) e che viene considerato da quelli che si credono più grandi e più potenti, come l'ultima ruota del carro e che per questo deve essere sfruttata a sua insaputa; per una serie di circostanze, che consiglio di scoprire leggendo il libro, la storia si ribalta e Bravo è quello che riesce ad emergere sugli altri.
Questo passaggio non va letto a mio parere come un riscatto, come una prova di forza da parte di Bravo per mostrare la propria autorità a quelli che sanno di essere forti, bensì come una dimostrazione che la vita sia uguale per tutti: gente onesta, mafiosi, corrotti, politici, prostitute, ecc.ecc.

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Cristina V Opinione inserita da Cristina V    11 Gennaio, 2011
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Il primo Faletti è tornato!

Una premessa. Ho letto le precedenti opinioni e tutte sono discordanti dalla mia, tranne ( casualità?
feeling?) quella di Stefano, con cui concordo quasi del tutto( anche io non amo, per esempio, i romanzi scritti in prima persona: li subisco).
Ancor più volentieri mi accingo a scriverla, proprio perchè ritengo giusto confrontarsi e poter leggere punti di vista opposti.

Perchè il mio titolo?
Perchè finalmente ho ritrovato , dopo lunga e penosa malattia, il "primo" Faletti che ricordavo, che avevo imparato ad apprezzare, che ho ammirato con "Io uccido".
Perchè questo romanzo è stato una vera sorpresa, e , come mi accade ogni tanto, stanotte ho con rammarico letto la parola Fine.

Ero più che prevenuta. Praticamente , pur essendo un regalo in Wish list, già mi aspettavo l'ennesima delusione.
L'argomento, poi...Il tipo evirato, che procura le escort...certo, attualissimo, ma difficile muovere gli entusiasmi. Difficile non essere banali.

Vorrei dire molto- proprio l'entusiamo mi...spinge!- e nulla nello stesso tempo, per non togliere il gusto.

La storia decolla in sordina: un gradevole ritratto della Milano da bere degli anni '80,locali, tipi strani, puttane di alto bordo. E personaggi tratteggiati mentre si muovono in questa apparentemente frizzante vita, in realtà di uno squallore che fa paura.
Bravo,il protagonista, mi è piaciuto subito.Forse si può sopravvivere ad una menomazione del genere, anche senza finire in manicomio...penso. Ed avere una rabbia dentro , che ti fa condurre una vita, che magari non condividi neppure...

Così , si procede fin quasi a metà...tanto da farmi commentare che mi pareva un romanzo , più che un giallo della fucina di Faletti!
Dalla metà in poi, un colpo di scena dopo l'altro.
Tutto ciò che non si pensava, accade. Nessuno è come sembrava. la vicenda galoppa , incalza, travolge.Un finale a sorpresa.
Una storia d'amore anomala, ma delicata e struggente, nonostante l'ambiente "sporco".
Ed il personaggio Bravo mi manca già.

Faletti scrive, secondo me, con uno stile impeccabile; uso dei vocaboli eccellente, mai una sbavatura.
Introspezione giusta ( non in difetto, nè in eccesso) dei personaggi.Ci sono frasi, brani, che ho riletto più di una volta.

Vorrei dare un assaggio, a caso.
Una ..pennellata su un incontro d'amore.
"...Allora lei prende le mani di Lucio e se le porta sul seno.Le muove lentamente, per far conoscere all'altro anche quella parte del suo corpo.
Poi si avvicina e lo bacia.
Dapprima accosta solo la bocca alla sua e si ritrae.
Uno scambio di aliti e niente più.
Dopo un istante, che pare appeso alla luce,Carla torna da lui e il bacio diventa vero, di lingua e saliva, LA SOLA PENNA E L'UNICO INCHIOSTRO in grado, fra un uomo e una donna, di scrivere il perfetto messaggio d'amore."

Non voglio aggiungere altro, o copierò mezzo libro.
Incurante di tutte le critiche, ripeto a gran voce: BRAVO FALETTI. Ho ritrovato lo scrittore che ricordavo con rimpianto!

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Dakina Opinione inserita da Dakina    16 Dicembre, 2010
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Non al massimo dei suoi standart

Niente thriller, poco noir e tante informazioni culturali e sociali sull'Italia degli anni ottanta. Ma insomma questa storia assurda fa fatica a stare in piedi fino in fondo, e certi passaggi sono a dir poco deludenti. E poi questo tizio chiamato da tutti Bravo (mi viene in mente la macchina, non so perché)non è stato inquadrato per quanto riguarda la personalità. Il suo modo di essere è insolito e non convincono le sue scelte, non è credibile... Faletti è stato decisamente migliore nelle prime due opere, poi il suo cammino come scrittore ha subito una lieve picchiata. Comunque mi è simpatico, e sono certo che sa fare meglio e di più di così...

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Qualche noir scadente
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    29 Novembre, 2010
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Appunti ridicoli nel paese del bunga bunga

Bravo è il figlio di un politico al quale la mafia, per ritorsione,ha tagliato via il pene e vive procurando escort ai potenti di turno. Un giorno tre ragazze assunte per un festino saltano in aria a causa di un attentato delle bierre e per una serie di circostanze Bravo viene coinvolto e ricercato dalla polizia. Quello che non convince affatto di questo giallo è proprio questo personaggio. Un uomo che ha subito una simile amputazione sta in una casa di cura imbottito di psicofarmaci non in mezzo a belle gnocche e gioca spensieratamente a risolvere indovinelli enigmistici con un cieco!

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Io uccido,Il filo che brucia,Requiem per una pornostar
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Stefp Opinione inserita da Stefp    22 Novembre, 2010
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Appunti di un venditore di donne

Milano, 1978, ristoranti di lusso, notti di cabaret, locali notturni, ma anche di bische clandestine e prostituzione. E' in questo scenario che si muove il protagonista di questo romanzo; Bravo, così si fa chiamare, è un uomo con molto carisma, le donne subiscono il suo fascino e ammirano la sua bellezza, ma lui non ne approfitta, non può; è evirato. Ha subito questa devastante menomazione da ragazzo e ora è un uomo freddo, cinico. Di mestiere vende le donne, fa da tramite nel mondo della prostituzione ad altissimo livello. Improvvisamente è invischiato in un terribile giro di omicidi e terrorismo, qualcosa di molto grosso e pericoloso. E' innocente, ma è ricercato da polizia e malavita e da solo dovrà liberarsi della ragnatela che gli hanno costruito intorno.
Giorgio Faletti ci immerge molto bene in un'atmosfera noir. Bravo, in prima persona, racconta e la Milano, che diventerà “Milano da bere” è lì, sotto i nostri occhi, ricchezza e pericoli compresi. Tinte fosche, personaggi loschi, bellissime ragazze che hanno scelto una strada breve per il denaro, basta non guardarsi tanto dentro, la mattina allo specchio. Si respira un'aria vera, di notti milanesi, ma la narrazione in prima persona toglie tantissimo alla suspence, al thrilling e la trama, complicata, con doppi e tripli giochi, è densa di coincidenze e di “quant'è piccolo il mondo” da stare in piedi con qualche fatica di troppo.

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