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Inside Sherlock Holmes
Il dott. Watson, biografo e cronista delle epiche imprese di Sherlock Holmes, poteva studiare il comportamento del suo geniale amico dall’esterno, ascoltandone le esposizioni, osservandone i gesti, gli atteggiamenti e le espressioni facciali. In questa singolare graphic novel, invece, si cerca di seguire il tortuoso, ma sempre risolutivo, stile di ragionamento dell’investigatore andando a spiare ciò che avveniva nella sua mente. Ne “Lo studio in rosso” Conan Doyle, fa dire al suo personaggio “Vede, la mente è come una piccola mansarda vuota. Chi lavora con intelligenza sceglie con discernimento quanto introdurre nella propria mansarda mentale”. Ora con abilità e arguzia, Cyril Lieron e Benoit Dahan provano a introdursi nella “mansarda” di Holmes (anzi nella sua “Casa-mente”) e seguirne le incredibili, febbrili attività volte a risolvere gli intricati enigmi che gli vengono proposti. In questo caso specifico l’intrigo che è stato ordito potrebbe causare addirittura il tracolo dell’Impero britannico e della sua credibilità mondiale.
Tutto inizia con l’arrivo di un poliziotto che accompagna a Baker Street il dott. Herbert Fowler, amico e collega di Watson. L’uomo, in evidente stato confusionale, ferito, vestito della sola camicia da notte, è stato visto vagare in modo folle per il malfamato quartiere di West End. Dopo i primi accertamenti Holmes scopre che Fawler, dopo aver assistito a uno spettacolo di illusionismo al Lyric Theater, grazie a un biglietto omaggio, sarebbe uscito in piena notte da casa sua per motivi ignoti e, forse pure, in stato di semi-incoscienza. Dopo di che i suoi movimenti e le sue attività sono tutte da scoprire.
Il geniale investigatore scoprirà presto che l’episodio del medico afflitto da amnesia va posto in relazione con altre misteriose scomparse avvenute nelle settimane precedenti, all’omicidio di una povera commessa e, probabilmente, a qualche oscuro, tragico complotto contro la stabilità dell’Impero che solo lui ha la possibilità di sventare.
Liéron e Dahan sono due sceneggiatori e disegnatori francesi che si sono associati per produrre quest’opera grafica di grande impatto visivo e stupefacente costruzione tipografica che non può che affascinare e stupire a cominciare dal suo aspetto esteriore: copertina di cartone pesante, satinata, di color blu scuro, con elaborati caratteri vagamente anticheggianti e con (al centro!) un foro, un enorme apertura sagomata. Attraverso questa “finestra”, che segue il profilo della testa del protagonista, occhieggia il frontespizio, dove si vede un piccolo Sherlock Holmes affannarsi in una enorme biblioteca, piena di libri e dossier: la sua mente.
Questa sorprendente innovazione introduttiva non viene per nulla smentita dal contesto del volume. I disegni sono sopraffini con un misto di immagini classicheggianti e disegni spigolosi e nervosi, uniti in una composizione di pagina a dir poco rivoluzionaria, con le singole vignette che si rincorrono non nel consueto ordine formale, ma che si accalcano seguendo il tortuoso filo dei ragionamenti dell’investigatore. E proprio un filo rosso, disegnato dalla prima congettura di Holmes sino alla soluzione finale, è l’unica guida per non perdersi nel caotico affastellarsi di immagini che entrano ed escono dalla “casa mentale” di Holmes.
I tratti moderni dei disegni sono amalgamati con colori acquerello dal piacevole sapore antico. Le pagine simulano l’ingiallimento del tempo e la sfocatura degli aloni di umidità. Il carattere anticato è accresciuto da tavole bi-tricromatiche, giocate tutte sulle sfumature degli inchiostri calligrafici: seppia, royal blu, ocra. Le fumose atmosfere londinesi di fine XIX secolo sono rese magistralmente. Anche le fisionomie dei protagonisti sono ben tratteggiate, con lineamenti caricaturali, ma mai stravolti o ridicolizzati, quanto, piuttosto, accentuati per evidenziarne meglio i caratteri e gli animi.
La trama della storia è pienamente in linea con lo stile delle avventure scritte da Conan Doyle: avvincente e un po’ astrusa, ma non troppo. Magari solo un po’ enfatizzata, però senza andare sopra le righe se non forse nel finale, al limite della credibilità. Holmes è spocchioso e supponente come la tradizione ce lo ha consegnato, e anche i comprimari, a cominciare da Watson, sono sicuramente ben resi e divertenti. La sceneggiatura e i testi sono ottimi, giustamente impetuosi e mai banali.
Ma la cosa più straordinaria del libro è l’essere non solo una piacevole lettura a fumetti, ma pure un gioco nel quale viene coinvolto il lettore, a cui sono proposti gli indizi, con l’intento di sfidarlo alla soluzione del caso, e al quale sono continuamente offerte sorprese, con la trasparenza delle pagine, o altri artifici grafici che rendono la lettura dinamica e mai scontata.
Per chi ama le graphic novel di qualità è davvero un libro imperdibile che fa rimpiangere il fatto che, al momento, sia un’opera unica senza alcun seguito.