Dettagli Recensione
Un libro a fumetti non solo per ragazzi.
Pubblicato in Francia nel 2017 e tradotto in Italia l'anno dopo per Mondadori, "La guerra di Catherine" è un libro per ragazzi molto interessante ben adatto anche agli adulti. Le autrici, le francesi Julia Billet (1962) e Claire Fauvel (1988), rispettivamente scrittrice e illustratrice dell'opera, hanno firmato un romanzo a fumetti (o graphic novel, come si usa dire oggi) che nasce come adattamento dell'omonimo testo della stessa Billet edito nel 2012 ("La Guerre de Catherine", L’École des loisirs).
La trama trascina il lettore nella Francia della seconda guerra mondiale, quella del governo di Vichy e dell'occupazione tedesca. Nella Maison d'enfants di Sèvres, scuola-alloggio alle porte di Parigi, vengono accolti clandestinamente numerosi bambini ebrei sottratti alla deportazione nazista. Anche l'adolescente Rachel Cohen, i cui genitori sono scomparsi, è ospite presso la struttura; la sua passione è la fotografia e non si separa mai dalla sua Rolleiflex, un modello di macchina fotografica diffuso all'epoca, nemmeno quando, all'improvviso, è costretta a fuggire e a cambiare identità.
«Adoro guardare il mondo attraverso il mirino. Fermare il tempo con un clic.»
Grazie all'attiva rete della Resistenza, Catherine (questo il suo nome di copertura), al pari di tanti altri ragazzini, attraversa la Francia da un luogo all'altro per tutta la durata del conflitto, prima trovando nascondiglio in un convento di suore, poi a casa di una famiglia di contadini e ancora presso un orfanotrofio, fino al rifugio di una coppia di partigiani da dove si rimetterà in marcia allorché la liberazione di Parigi sarà ormai cosa certa. Un lungo e periglioso viaggio verso la salvezza e la libertà che segna profondamente la crescita della protagonista, la quale sarà già una giovane donna al rientro a Sèvres al termine della guerra. Alla fine, non tutti avranno la sua stessa fortuna e alcune assenze risulteranno vuoti pesantissimi. Tuttavia, il male non ha avuto la meglio e i tanti scatti collezionati con la fedele Rolleiflex, durante quell'inevitabile cammino, testimoniano quanto il bene incontrato strada facendo sia stato senza dubbio più forte. Dalla piccola Alice alla combattiva Cristina, dal fotografo Étienne privo di una gamba al giovane soldato tedesco che sogna di fare il regista, non sono pochi i personaggi che rimangono impressi, primo fra tutti quello molto ben tratteggiato della medesima protagonista.
Vincitore nel 2018 del prestigioso Premio Andersen come miglior libro a fumetti, La guerra di Catherine racconta una piccola storia, una delle tante che si perdono tra le drammatiche pieghe della grande Storia del Novecento, secolo macchiato in modo irrimediabile dagli orrori bellici. Ottimamente narrata e disegnata (davvero belle le tavole della Fauvel che “traducono” in immagini il dramma della narrazione), essa si basa su fatti realmente accaduti, quelli vissuti in prima persona dalla madre della Billet, una delle allieve a cui la Maison di Sèvres salvò la vita proprio come fece con tanti altri bambini ebrei che, con buona probabilità, se fossero stati portati via dai tedeschi, non avrebbero fatto ritorno dai campi di sterminio dell'Est. I fondatori della Casa dei bambini, i coniugi antimilitaristi Yvonne e Roger Hagnauer (soprannominati rispettivamente “Gabbiano” e “Pinguino”), ben presenti tra queste pagine, furono insigniti della medaglia dei “Giusti tra le Nazioni” qualche decennio dopo quegli eventi; la loro scuola, funzionante dal 1941 sino ad anni recenti, rappresentò anzitutto un modello innovativo in campo pedagogico, aspetto sottolineato anche nell’opera in questione. Sul sito ufficiale https://www.lamaisondesevres.org/ è possibile reperire varie informazioni relative alla storia della struttura, nonché visionare l'interessante archivio fotografico risalente proprio al periodo tra il '41 e il '45.
Una lettura emozionante e appassionante fino all'ultima pagina, perfettamente adatta anche agli adulti, come detto all'inizio, sebbene il pubblico principale sia rappresentato dai ragazzi, perché, quando si tratta di Storia, niente sarà mai ripetuto abbastanza; del resto, la memoria di ciò che è stato si rivela un patrimonio assai fragile e prezioso che esige vigile custodia e da cui trarre i giusti insegnamenti dinanzi alla purtroppo impenitente violenza del mondo.