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Tre uomini in fuga... dalla guerra
“Comincia come una barzelletta. Di quelle che si raccontano giù, al crotto dei platani davanti a un piatto di semuda e zincarlin, e vino fresco di cantina. Ci sono un italiano, un russo e un tedesco. Non si conoscono. Non si piacciono. Non si capiscono”.
E la storia è proprio questa, come la sintetizza, con queste poche parole, Attilio Limonta, voce narrante della storia. Durante un durissimo inverno di guerra, tre uomini si trovano uniti da un destino beffardo. Fuchs, sergente della Wehrmacht riesce a fuggire dal gulag sovietico dov’è prigioniero. nelle isole Solovetskji, sul mar Bianco. A lui, durante le primissime fasi dell’evasione, si unisce Attilio, alpino della 2^ Divisione, Corpo d’armata italiano in Russia. I due prendono prigioniero un soldato sovietico (Vanja) a cui nessuno dei due, per diverse ragioni, riesce a sparare. I tre non si comprendono e si odiano a vicenda, ma sono costretti a convivere e collaborare per aver salva la vita in un ambiente ostile ove le minacce non provengono solo dal clima terribile, ma dai soldati degli eserciti contrapposti che sparano a vista. La meta è a sud, dove, forse, per il tedesco e l’italiano ci potrebbe essere la libertà. E per il russo?
La lunga marcia nella neve, le difficoltà, l’inevitabile comunanza, affratelleranno i tre uomini, almeno provvisoriamente. Perché se pure nasceranno simpatie reciproche (o comunque, comprensioni) non sarà possibile appianare le loro differenze e diffidenze reciproche ben più profonde. Alla fine, forse, in circostanze diverse, sarebbero pure potuti diventare amici, ma la guerra non fa sconti a nessuno e, prima o poi, si dovranno confrontare con la realtà che li rende avversari uno dell’altro…
Teresa Turconi e Stefano Radice sono una coppia, nel lavoro e nella vita. Lei abilissima, poetica sceneggiatrice e lui un mago delle matite. Si sono conosciuti collaborando a “Topolino”, poi, hanno spiccato il volo e stanno producendo meravigliose graphic novel dove alla bellezza delle immagini si miscelano storie toccanti, emozionanti; storie nelle quali anche poche frasi ben scritte riescono a far palpitare il cuore, a emozionare.
In questa opera le immagini la fanno da padrone, perché nella sterminata steppa russa, perennemente innevata, le parole sono spesso di troppo. Quando, poi, come nelle circostanze, i tre protagonisti nemmeno parlano la stessa lingua, ma idiomi totalmente diversi gli uni dagli altri di cui capiscono solo poche parole, ogni colloquio serio è impossibile. Però spesso basta uno sguardo, un gesto, perfettamente cristallizzato nel disegno, per spiegare situazioni, per palesare sentimenti.
Non si tratta di una storia originalissima, la collaborazione forzosa tra uomini, con la sola motivazione della sopravvivenza, ha ispirato romanzi e film, ma l’intensità di questo connubio tra immagini e testo, rende l’opera unica nel suo genere, profonda, commovente. Lungi dal cedere a un sentimentalismo edulcorato, il racconto grafico non nasconde i lati negativi di ciascuno dei personaggi. I frequenti flashback ci fanno scoprire il passato, non proprio esaltante di Attilio,. La guerra stessa mette in luce il lato peggiore di ognuno di loro, ma proprio per questo ce li rende più umani, più vicini a noi.
L’unico punto negativo della storia lo si potrebbe individuare nella volontà di scrivere in lingua originale le battute di Fuchs e Vanja (senza neppure una traduzione in nota), e, quindi, per chi non conosce russo e tedesco, di lasciare delle caselle vuote negli scarni dialoghi dei fuggitivi. Ma forse pure in questo sta la forza del racconto: non si deve, obbligatoriamente, capire tutto per entrare in sintonia col narrato che anche nelle incomprensioni trova la sia ragion d’essere.
Decisamente consigliabile.