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Bastava chiedere
 
Bastava chiedere 2021-01-01 17:09:20 Endlesslybooks
Voto medio 
 
4.3
Sceneggiatura 
 
5.0
Disegno 
 
3.0
Originalità 
 
5.0
Endlesslybooks Opinione inserita da Endlesslybooks    01 Gennaio, 2021
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La vita della donna in un fumetto

Questo fumetto illustra la vita quotidiana della maggior parte delle donne mostrando scenari comuni. Alcuni possono pensare: “I soliti stereotipi”, purtroppo però, a parte qualche fortunata eccezione, gran parte delle “femmine” ha vissuto almeno una volta gli eventi qui mostrati. E’ difficile non provare empatia per noi stesse e per le altre.

Qui una sintesi degli episodi:

Il carico mentale: è ciò che le donne si prendono sulle spalle, molto spesso da sole, per far girare gli ingranaggi della casa-famiglia, sapendo che senza di lei tutto questo potrebbe fermarsi. Le conseguenze sono dannose quando si arriva a tirare la corda: non solo c’è il lavoro che è faticoso ma anche il carico mentale nel privato accresce lo stress. Quindi: perché le donne non chiedono aiuto? Perchè molti uomini non accettano di prendersi la metà del carico mentale? Perchè si delega? Perchè c’è ancora un’ arretrata concezione che le donne sono “le custodi della casa”?

La rabbia repressa e la difficoltà nell’esprimerla: quando ci mancano di rispetto, quando ci fanno complimenti sgraditi… La paura è quella di risultare “una rompipalle-una musona-l’isterica” solo perché si esprime la propria frustrazione. Una donna arrabbiata non fa bella figura e questo viene insegnato alle bambine. Questa passività può portare a molti pericoli perché non si prende posizione. Si arriva poi a un punto in cui tutta la rabbia repressa esplode improvvisamente.

Il lavoro emozionale: si fa di tutto pur di assecondare gli altri e il loro benessere emotivo. Ci è stato insegnato che per farci amare dobbiamo guadagnarcelo-meritarcelo. In ambito relazionale significa occuparsi in toto del partner e di compiacerlo anche controvoglia con attività, sessualità, cura. Ai bambini questo non è stato insegnato. Il lavoro emozionale è anche fondamento di moltissime professioni relazionate col pubblico ed è slegato dal genere.

La sessualità: molte donne sono all’oscuro dei loro organi genitali e questo mostra una certa inibizione e un forte disagio nel vivere la propria sessualità come se fosse qualcosa di anomalo.

Lavoro produttivo e lavoro riproduttivo: in tante famiglie la catena di montaggio è composta dal padre di famiglia che lavora, ha contatti fuori dalle mura domestiche, ha un reddito. La seconda tipologia è legata alla moglie-madre: molte mettono da parte la carriera, prediligono il part-time per gestire la casa e la famiglia. Questo tipo di lavoro non da una pensione, né uno stipendio: è gratuito e invisibile. In caso di divorzio non c’è tutela. Se le incombenze invece sono troppe, si affida il lavoro (baby sitter, pulizie) e la gestione ad altre donne sottopagate e a volte immigrate.

Il consenso: molti uomini pensano di potersi prendere certe libertà (anche con sconosciute) pensando di non fare nulla di male. Un esempio è quello degli apprezzamenti per strada, che non sono graditi dalle donne. Si passa poi agli abusi fisici parlando della cultura dello stupro che inizia sin dall’adolescenza con gesti che possono apparire scherzi innocenti: slacciare il reggiseno alla compagna di classe, toccarle il sedere… l’abusatore spesso non è lo sconosciuto per strada, quanto più una persona più vicina che non rispetta il consenso. Il rapporto sessuale senza manipolazioni e insistenze è qualcosa di sano, se avviene il contrario si parla di abuso.

Il ruolo da riempire: la società ci mostra come il ruolo della femmina sia quello di compiacere il maschio. Se le avances non sono accettare, può nascere rabbia o delusione da parte dell’uomo. E questo è spesso legato al fatto che la donna è spesso vista come una “conquista” o un “oggetto da rimorchio”.

La maternità: molte madri rinunciano alle proprie passione per l’accudimento dei figli, perché non c’è spesso un aiuto da parte del partner. E’ come se aspettasse in una sala d’attesa per una quantità di tempo indefinita. E’ noto che i compagni si rifugino nel lavoro per sfuggire alla parte di responsabilità, è una zona di comfort ma che anche aiuta il mantenimento della famiglia a livello economico. L’ideale sarebbe una società dove il valore della famiglia sia uno tra i valori più importanti.

La vacanza: la maternità viene spesso vista come una vacanza dalla vita lavorativa. Peccato che le conseguenze mentali e fisiche di una gravidanza sono incisive. Nonostante questi postumi, c’è un neonato da accudire che rende il sonno impossibile. Tutto questo condito dall’assenza del partner, che dopo qualche giorno riprende a lavorare, lasciando la compagna da sola. Perchè se il figlio si fa in due è la donna che si deve occupare quasi sempre di tutto? Perchè molti padri sono assenti?

Lo sguardo maschile: detta l’aspetto fisico femminile. E lo si nota nelle pubblicità, film, videogiochi: belle, sexy, con parti del corpo precise ben in vista per il puro piacere maschile. I canoni di bellezza dettati dalla società sono artificiali ma per avere considerazione bisogna essere truccate, pettinate, depilate, ben vestite. Questo peso porta a investire tempo e soldi sull’involucro esterno piuttosto che su quello interno. C’è una maggiore competizione estetica tra le donne per prendersi il Principe Azzurro.

Tutto viene rappresentato in modo spiritoso grazie ai fumetti, ma l’opera di sensibilizzazione è riuscita perfettamente. Sono sicura che molti uomini stanno già cambiando il loro modo di vedere certe cose. Credo però che la società sia solo lo sfondo di un quadro in cui i soggetti principali sono le nostre consapevolezze individuali. Chi vogliamo diventare, quali sono i nostri valori, se abbiamo fatto delle scelte (e quindi abbiamo delle responsabilità) perché non le vogliamo rispettare? Ognuno può staccarsi dal proprio contesto sociale, è così che si generano i cambiamenti.

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