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Rughe, inesorabili rughe.
Con “Rughe” Paco Roca affronta uno dei temi in assoluto più complessi: l’anzianità. Quella narrata è la storia di un uomo non più giovane, un uomo come molti altri che colpito dalla malattia dell’Alzheimer è costretto a convivere con quelle perdite di memoria sempre più assidue che lo porteranno a restare privo di quella ormai già esigua autonomia che gli era stata ancora concessa. Emilio, il suo nome, alterna repentini scatti d’ira a vuoti totali tanto che il figlio è costretto, suo malgrado, a disporne il ricovero presso una struttura. In questa il protagonista passa da momenti di lucidità a nebbie sempre più profonde dovendo imparare a coabitare con quella terza età che tanto lo tormenta. Chi legge è con lui obbligato ad affrontare quei tipici problemi dettati da quest’ultima fase della vita, ovvero è tenuto a far fronte a quegli atteggiamenti comuni che soventemente abbiamo avuto modo di vedere. Il fumettista, vi riesce, tra l’altro, mediante una narrazione diretta, fredda, glaciale, imperturbabile. Le situazioni, ancora, sono descritte con cura e con attenzione, sia nelle più felici che nelle più tristi e crude. I sintomi della malattia e il degeneramento continuo delle facoltà mentali vengono a galla pagina dopo pagina talché il conoscitore apprende assieme al vecchietto cosa significhi essere vittime, vittime condannate a perdere la ragione, la consapevolezza, la coscienza per finire con il sentirsi a tratti abbandonati e inermi primariamente da sé stessi. Ma “Rughe” non è soltanto tristezza e commozione e amarezza per quel destino a cui è impossibile sottrarsi. Perché? Perché in questo contesto radicato in una casa di riposo, un luogo in cui il tempo scorre lento e ogni vignetta è percepita quale statica, l’autore introduce personaggi che riescono con la loro genuinità a far sorridere, a far provare sulla pelle un indiscutibile senso di solidarietà.
E per far tutto ciò Roca entra nel concreto in queste realtà e esistenze, osserva quella che è la vita nelle case di riposo, partecipa alla quotidianità che gli è propria, assapora quei retrogusti acri che ne colorano le giornate.
L’opera presentata è un libro da leggere con la mente aperta, con la percezione di poter rimanere amareggiati e delusi non tanto dal volume quanto da noi stessi per quel che la vecchiaia può riservarci poiché non è facile accettare lo scorrere del tempo, non è facile convivere con la rassegnazione talvolta serena talaltra consapevole. E ancora, restiamo delusi da noi stessi perché vivere al fianco di una persona anziana non è facile tanto che in alcuni casi non possiamo far altro che arrenderci, così com’è capitato al figlio di Emilio all’inizio della vicenda, all’evidenza.
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Commenti
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Avevo già sentito parlare di questo libro. Ora la tua bella recensione mi conferma che è da leggere! :)
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Non ho mai letto nulla di simile (come si dice - graphic novel, fumetto? - perdona l'ignoranza). Mi incuriosisce molto.