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aSTERIX E I pITTI
Con questo trentacinquesimo volume della serie, Asterix cambia di mano e viene voglia di dire che era ora: gli ultimi volumi firmati dal solo Uderzo erano obbiettivamente debolini dal punto di vista della scrittura, come quei musicisti una volta importanti che si ostinano a sfornare dischi che sono solo una pallida copia della passata grandezza quando invece sarebbe meglio scrivere la parola fine. I due nuovi autori, entrambi già passata la cinquantina, affrontano la materia con un approccio che più classico non si può, ma la presenza di un vero sceneggiatore dà vita a una vicenda maggiormente strutturata su cui il disegnatore segue le tracce dell’originale sia nel tratto pulito, sia nel gusto di alcuni particolari: del resto, Uderzo ha supervisionato il progetto, disegnando anche l’Obelix di copertina. Quando i nostri eroi riescono a far parlare un guerriero ibernato finito sulle coste dell’Armorica, i due Galli decidono di accompagnarlo nella natia Scozia a prendersi una rivincita contro il capo del clan rivale: quest’ultimo si è alleato con i romani e così ci scappa pure la consueta dose di sganassoni. Ferri inserisce parecchi spunti nella narrazione, con il risultato che qualcuno si perde per strada (il cattivo è poco sfruttato, gli effetti del whisky non mantengono le promesse): niente di troppo grave, però, perché le altre trovate funzionano, come Mac Karon che, ritrovando la voce, invece di parlare canta (del resto, per uno che abita sul Loch Andloll…),lo sdilinquirsi delle donne del villaggio per il nuovo arrivato, l’intermezzo comico dell’agente del censimento oppure il simpatico Afnor, progenitore giocherellone del mostro di Loch Ness. Come già accennato, Didier non si discosta dal percorso tracciato da Uderzo, così che per un lettore non maniacale potrebbe essere difficile distinguere questo volume da quelli della serie principale: un mimetismo forse inevitabile in questa prima esperienza, anche se la speranza è che la nuova coppia, se continuerà a lavorare alla serie, sappia apportare qualche elemento di novità che riesca a caratterizzare il ‘loro’ Asterix - e se i puristi si lamenteranno, pazienza, avere un altro ‘Asterix e Cleopatra’ (qui peraltro omaggiato nel ‘nevone’ iniziale) non è possibile. Ciò non toglie che la lettura di questo volume sia assai piacevole e pure moderatamente appassionante: fa sempre piacere ritrovare dei vecchi amici, specie se paiono sulla via per ritrovare la forma migliore.