Lo Hobbit
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Un gran bel pezzo del puzzle
La lettura de “Lo Hobbit” non ha fatto che confermare in me l'idea che il maggior merito di Tolkien sia quello di aver creato un mondo vastissimo, destinato a restare eternamente nel nostro immaginario (anche grazie, bisogna ammetterlo, ai film di Peter Jackson).
Il lavoro fatto dall’autore ha dell'incredibile: la sua terra di Mezzo è infatti un mondo con una sua Storia, le sue lingue (ci sono addirittura scuole che insegnano l’elfico, da lui inventato) e una sua conformazione territoriale. È tutto talmente preciso che, delle volte, si finisce per chiedersi se Tolkien non sia effettivamente finito in una dimensione in cui la sua creatura è realtà, ne avesse studiato tutti i dettagli e avesse fornito a noi, tramite le sue storie, quel che lì aveva appreso. Tolkien non tralascia mai nulla: i rapporti tra i personaggi e le vicende sono influenzate da eventi passati che, seppur non narrati, influenzano nettamente la storia e non osiamo mettere in discussione, così come non metteremmo in discussione un qualsiasi evento storico. In questo senso, lo stesso “Lo Hobbit" è una storia che influenzerà enormemente gli eventi narrati ne “Il signore degli anelli”.
Insomma, non so se lo avete capito ma stiamo parlando di un lavoro pazzesco.
Tornando al libro in sé, c'è da dire che il tenore del racconto è molto diverso da quello del suo successore, per diversi motivi. In primis, per lunghi tratti “Lo Hobbit" è più simile a una favoletta molto lontana dai toni epici peculiari della trilogia dell'Anello, e seppur questo gli dia qualche punto in più riguardo alla scorrevolezza del racconto (che nel Signore degli Anelli, soprattutto nei momenti di pellegrinaggio, è un po' frustrante) ne intacca tuttavia la profondità e la bellezza epica dei racconti della Terra di Mezzo. Oltre questo si sente un po’ la mancanza di alcuni personaggi. ma soprattutto di un vero e proprio “villain”: Sauron viene soltanto citato, Gollum fa una breve apparizione (sebbene in un momento cruciale) e Smaug stesso appare brevemente; il suo ruolo e la sua dipartita, oltretutto, lasciano un po’ a desiderare, sebbene l’incontro con Bilbo sia una delle parti più belle e interessanti di tutto il libro.
Nonostante questi difettucci, “il viaggio inaspettato” intrapreso da Bilbo Baggins, Gandalf, Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia di Nanu vale la pena di essere seguito, anche solo per la soddisfazione che si prova nell'aggiungere pezzi all'immenso puzzle creato da quel pazzo visionario di J.R.R. Tolkien.
“Smaug era in preda a una collera impossibile da descrivere: il tipo di collera che si può vedere solo quando i ricchi che possiedono più di quanto possano godere perdono all’improvviso qualcosa che hanno posseduto a lungo ma non hanno mai usato o voluto prima di quel momento.”
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L'anti-eroe Bilbo
Da qui inizia la storia dei Baggins che attraverserà migliaia di pagine in un capolavoro della letteratura fantasy e che ha confermato il genio di Tolkien, che non era certo uno sprovveduto, ma un uomo che ha fatto della letteratura la sua vita, e ha reso le nostre più piacevoli facendoci perdere nelle sue pagine evocative, affascinanti e spesso anche divertenti.
Bilbo Baggins è uno hobbit: gli hobbit sono esseri pacifici, tranquilli, che trovano la loro pura realizzazione nella tranquillità della loro caverna hobbit, a fumare la pipa e fare anelli di fumo, a rilassarsi a fianco ad una cuccuma fumante, a consumare svariate colazioni a base di torte, focacce e altre delizie in quantità.
Gli hobbit non sono avventurosi, le avventure procurano solo guai e portano lontani dalle loro comode e calde caverne. Non garantiscono cibo e sonno a sufficienza, non garantiscono la loro comoda routine che tanto adorano.
Così quando il vecchio stregone Gandalf, con un sottile inganno convoca una riunione inaspettata proprio a casa Baggins, con ben 13 nani affamati e assetati, proponendo Bilbo come il quattordicesimo (13 porta sfortuna...) e lo “scassinatore” il povero hobbit è disperato.
Dopo una serata faticosissima a servire te e torte ai suoi ospiti, la mattina si sveglia crede di aver sognato tutto, ma Gandalf lo riporta alla realtà e Bilbo è suo malgaro costretto (ma anche un po' curioso...) a partire all'avventura in fretta e fuoria, dimenticandosi addirittura di prendere anche qualche fazzoletto.
Qui inizia l'avventura di Bilbo che aiuterà il manipolo di nani alla riconquista del loro tesoro sotto la montagna, tesoro depredato dal malvagio drago Smog.
Bilbo in definitiva sarà fondamentale, una sorta di eroe che è però un anti-eroe. Bilbo è un essere pacifico, mite e niente è più lontano dalla sua indole.
È piccolo, più piccolo ancora dei nani, e la sua pochezza fisica in realtà è una grandezza d'animo, di onestà, di ragionevolezza. Sarà sempre lui, volente o nolente (più spesso nolente...) a tirare fuori i nani da situazioni pressochè disperate, e sarà lui a mettere pace tra l'avido Thorin, re dei nani, gli Elfi Silvani e gli umani del fiume allorchè il tesoro, liberato da Smog, farà gola a tanti...
L'unico rammarico sarà tornare a casa e scoprire che gli altri hobbit lo considereranno sempre stravagante, bizzarro e da evitare.
Ma poco importa, Bilbo alla fine sarà sicuramente soddisfatto della sua avventura...anche perchè prima di riuscire ad uscire dalle spaventose caverne degli orchi ha trovato un misterioso anello che lo rende invisibile...ha dovuto contenderlo a uno strano e spaventoso essere di nome Gollum a suo di indovinelli...ma questo anello lo tirerà fuori dai guai molte volte... e porterà...come ben sapete, ad altre favolose avventure.
Questo romanzo fantasy scritto negli trenta da Tolkien è come tutti ben sapranno una pietra miliare della letteratura del genere: destinato ad un pubblico di ragazzi è in realtà un romanzo vivace, scorrevole, veloce adatto a tutti, tutti potranno amare le sue pagine scorrevoli, le avventure ed i mondi fantastici, terrificanti e meravigliosi al tempo stesso, i suoi personaggi fuori dagli schemi e anche la sua sottile ironia.
Personaggi umani, molto vicini a noi, con forze e debolezze, in un'esaltazione della natura che ci regala pagine davvero suggestive.
Io l'ho letto tardi...ma sono convinta che questo romanzo debba essere letto dai ragazzi il prima possibile: è un romanzo senza tempo, sufficientemente lungo per affascinare ed avvincere, ma non troppo lungo da annoiare, la dose di mistero e di magia giustamente calibrata nel complesso. Personaggi ben tratteggiati, quel tanto che basta per capirli senza perdersi in descrizioni inutili.
Un lavoro a mio avviso perfetto.
L'unica pecca (pecca...se vogliamo chiamarla così) ma che mi ha fatto un po' dispiacere : non c'è traccia di personaggi femminili. Nemmeno uno.
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Far Over The Misty Mountain Cold...
** Contiene Spoilers**
Lo Hobbit è l'opera con cui Tolkien ha per la prima volta presentato al pubblico il suo fantastico mondo, nel lontano 1937. Ed è anche stata la lettura da cui ho iniziato per avventurarmi in questo meraviglioso universo.
Lo Hobbit vuole essere una favola, adatta a tutte le età. Non vi sono le atmosfere epiche della trilogia del Signore Degli Anelli, ne tantomeno descrizioni dettagliate per quanto riguarda molti elementi. L'opera, perciò, va presa per quello che è.
Ho apprezzato moltissimo questo libro. Innanzitutto lo stile è davvero molto particolare e, spesso, anche parecchio divertente. Mi è capitato di ridere in alcune scene, grazie anche all'ironia di alcune descrizioni, scene e alcuni commenti da parte della voce narrante. La scrittura è davvero molto scorrevole e si fa leggere senza difficoltà. La traduzione delle canzoni e delle filastrocche è precisa e curata, dotata di una struttura metrica ben ricostruita in italiano. È stato fatto un ottimo lavoro anche nella formazione delle rime.
Durante la lettura mi sentivo assieme ai protagonisti. Insieme a loro ho riso, sofferto, cantato e ho persino avuto fame. Mi sono emozionata all'apparizione della Montagna Solitaria e la tensione è salita alle stelle mentre Bilbo si avventurava nelle viscere del giaciglio di Smaug. Ed è proprio questo il punto forte del racconto: il senso dell'avventura, del mistero, il fascino della leggenda e l'asprezza della realtà.
I personaggi dell'opera sono abbastanza numerosi, specie fra quelli principali. Alcuni dei compagni di Bilbo sono meglio caratterizzati e particolari di altri, mentre i cattivi sono davvero originali e sorprendenti, capaci di suscitare emozioni contrastanti. Se da una parte non si può non rimanere disgustati da Gollum, dall'altra è impossibile non provare tristezza e pena.
Il libro termina con il raggiungimento dello scopo dei protagonisti: la riconquista della Montagna. Finale intuibile, ma colmo di colpi di scena e svolte imprevedibili. La morte del Drago, la distruzione della Città sul Lago e, soprattutto, la battaglia delle cinque armate, sono aventi che rendono questo finale coinvolgente. Lo scontro fra i cinque eserciti, che mette a dura prova Bilbo e i suoi amici nani, specialmente Thorin, rivelerà la vera natura dei personaggi.
La battaglia non è stata descritta in modo esaudente come ci si potrebbe aspettare, difatti Bilbo sviene quasi all'inizio. Quello che si può sapere sull'esito della battaglia non è altro che un resoconto. Ma questa decisine dell'autore rispetta sicuramente il genere scelto, ovvero quello della favola.
Lo Hobbit è sicuramente il libro da cui iniziare per avventurarsi nel mondo mitologico creato da Tolkien, e dà sicuramente una buona infarinatura per godersi al meglio la trilogia che lo succede.
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Il coraggio di partire
Dopo aver letto il Silmarillion, sono passato a quest'opera che risulterà decisiva per gettare le basi alla trilogia che consegnerà Tolkien alla storia.
Si parte con la presentazione di colui che alla fine sarà l'inaspettato protagonista, ritrovandosi coinvolto in un avventuroso viaggio con il quale un hobbit non avrebbe nulla a che fare: in mezzo a elfi, nani, orchi, stregoni, uomini e persino draghi chi l'avrebbe mai detto che il protagonista sia un hobbit?
All'inizio, però, Bilbo dovrà superare una battaglia interiore: andare o non andare? Questa è un'occasione da non perdere o è meglio tenersi chiusi nella tranquilla vita della Contea?
A dargli quest'occasione e a spingerlo a partire è stato Gandalf. Ma dopotutto tutti noi, ogni tanto, abbiamo bisogno di una spinta, un incoraggiamento o una necessità, che ci faccia uscire dalla nostra comoda e monotona vita, o sbaglio?
Dopo la partenza, la compagnia dovrà affrontare molteplici avventure e, spesso, sarà proprio Bilbo a dover badare ai dodici nani, che, inizialmente un po' diffidenti, acquisteranno via via più fiducia nel buon vecchio Bilbo.
Arrivati alla Montagna Solitaria non mi possono sorgere dei dubbi.
Il primo è il fatto che fin da quando partirono, tredici mesi prima, i nani non hanno mai pensato a come sconfiggere il drago. Com'è possibile? Insomma, un viaggio di tredici mesi per cosa?Se fosse stato per loro il drago sarebbe rimasto lì ancora per chissà quanto, e a loro non rimaneva che tornare indietro.
Per ucciderlo si arriverà a dover sacrificare la città di Pontelagolungo, dove Smaug vi troverà la morte.
Qui mi sorge il secondo dubbio...una freccia? Muore per una freccia lanciata in una vecchia ferita? Un po' delicato per essere un drago...
Poi arriva la guerra. Si sa che dove ci sono troppe ricchezze nello stesso posto, ci vogliono migliaia di morti per cercare di distribuirle in modo equo. Cosa che alla fine non succede mai, parlando di eventi e battaglie successe veramente. E anche di recente: infatti la battaglia delle cinque armate mi ha un po' ricordato le varie guerre per accaparrarsi i giacimenti di petrolio...
In questa battaglia in particolare nani, elfi e uomini si dovranno unire per fronteggiare le miriadi di orchi che sono giunte lì. C'è da dire che, se non fossero arrivati gli orchi, ci sarebbe stato uno sterminio vergognoso tra elfi, nani e uomini. Tutto per un "piccolo" tesoro...
Infine inutile dire che questo romanzo, pur pieno di avventure, serve più che altro a dare una motivazione al ritrovamento di quell'anello che causerà ancora più morti del tesoro dei nani.
Ultima riflessione personale: spesso ci si lamenta delle differenze tra libro e film, con i produttori di quest'ultimo che non rispettano fedelmente la trama originale. Ma bisogna ammettere che tirare fuori una trilogia da questo libro è senza dubbio un grande lavoro. Poi può piacere o meno, a seconda dei gusti, però tanto di cappello a tutti coloro che ci hanno lavorato.
Inoltre nei film, ho apprezzato di più i ruoli di Azog e Bolg, i due "generali" orchi, che nel libro vengono solo accennati. Poi, nei film, c'è una motivazione più logica che giustifica il grande viaggio dei tredici: l'Arkengemma. Sì nel libro se ne parla, ma solo dopo che sono arrivati al tesoro. Mentre nei film è proprio la causa della loro partenza.Anche la morte di Smaug è giustificata sicuramente meglio con la freccia nera, al posto di una qualunque freccia da arco (nel film Bard usa una balestra).
Comunque un'opera piacevole e scorrevole, l'introduzione di una storia che troverà l'apice nel Signore degli Anelli.
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In cerca di un'avventura!
Quando ho cominciato questo libro non ero in cerca di un'avventura e avevo molti pregiudizi su Tolkien: questo è il suo primo romanzo che ho letto e sono rimasta sorpresa fin da subito. Mi aspettavo un mattone gigantesco, difficile da leggere, complesso sia a livello di trama che di personaggi. Mi sono ricreduta presto. Fin dall'inizio, il romanzo si è rivelato essere qualcosa di completamente diverso: i toni fiabeschi con cui viene descritto il buco hobbit risultano sin da subito divertenti e affascinano il lettore, che si ritrova catapultato in un mondo che fa sognare. Fin dalle prime pagine ci si immerge totalmente e si entra, nemmeno troppo di soppiatto, nella vita di uno hobbit molto speciale: Bilbo Baggins, una piccola creatura che vive una vita tranquilla, in una valle tranquilla, in una zona tranquilla del mondo. Insieme a lui, permettiamo al nostro lato Tuc (non sapete cos'è il lato Tuc? Beh, scopritelo!) di uscire allo scoperto e di vivere giornate indimenticabili in compagnia di nani, stregoni, aquile, elfi e ogni altro genere di creatura conosciuta nella Terra di Mezzo.
L'avventura in sè si svolge come una fiaba: vediamo e viviamo le tante tappe di un grande viaggio alla ricerca di un tesoro, durante il quale tutti i personaggi hanno una crescita. Questo si nota soprattutto in Bilbo, che da hobbit piccolo ed impaurito diventa la pietra che regge tutta la compagnia dei nani, senza cui la spedizione non sarebbe mai arrivata al termine. E come si può non amare il drago Smog? Ha poco spazio nel corso del romanzo, eppure la sua vena ironica, la furbizia e la sua intelligenza rimangono impresse nella mente del lettore (peccato solo per la sua sorte!). Ogni tappa è essa stessa un'avventura: divertente, tragica, drammatica o esilarante, non si perde mai la voglia di continuare a leggere per scoprire come va a finire.
Il romanzo risulta semplice, nulla a che vedere con la complessità del Signore degli Anelli (almeno per quel poco che ho letto finora), ma non per questo si perde qualcosa: la facilità di comprensione qui va a favore della trama, dei personaggi e dei loro rapporti.
In conclusione, romanzo divertente e godibile, consigliatissimo a tutti!
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Il prequel del signore degli anelli
Dopo aver letto e riletto Lo Hobbit numerose volte, voglio scrivere la mia opinione dopo lo straziante bombardamento mediatico a cui questo libro è stato sottoposto dopo l'uscita dei film.
Premessa: so che molti hanno preso in mano il libro solo sopo aver visto il film, vi do uno spassionato consiglio DIMENTICATE IL FILM !
Ne "Lo Hobbit" viene narrata la storia della terra di mezzo prima degli avvenimenti descritti nel signore degli anelli. E' una limpida sera quando il signor Bilbo Baggins (un hobbit che odia le avventure) di casa Baggins si appresta a godersi in tutta tranquillità la sua cena, quando d'improvviso gli si presentano ben 13 nani affamati, con lunghe barbe e uno stregone con l'abito grigio e un vecchio bastone, e gli dicono che deve prepararsi ad un'avventura per la terra di mezzo. La loro missione è di recuperare un immenso tesoro posto nel cuore della Montagna Solitaria sorvegliato dal vecchio e feroce drago Smaug, distante molte e molte miglia dalla sua Casa Hobbit. Mille pericoli lo attendono, Troll, orchi,draghi ed elfi ma anche una creatura nascosta nella montagna, una creatura che un tempo non era molto diversa da un hobbit e che nasconde con lei un inestimabile tesoro. E' destino di Bilbo quello di trovarlo, colui che possiede l'anello ha il potere di cambiare le sorti del mondo intero...
con questo tono va letto "Lo Hobbit", con un tono fiabesco perché è appunto una fiaba pensata per scatenare la fantasia dei bambini e di catapultarli in un mondo tutto loro. Scritto nel 1937 venne annunciato come ""la più piacevole storia del suo genere dai tempi di The Crock of Gold" e ben presto il grande genio di Tolkien venne notato anche dagli adulti. Ma è soltanto una favola ? nient'altro ? certo che no... non dimentichiamo che il libro è stato scritto nel dopo guerra, e lo stile tolkeniano è stato profondamente influenzato dalle due grandi guerre mondiali che lui stesso ha combattuto.
Ecco fatta questa premessa a me piange veramente il cuore vedere il bombardamento mediatico in cui è stato sottoposto questo povero libro, se da un lato sono contento (parlo da fan di Tolkien) perché ha permesso alle nuove generazioni di conoscere questo Immenso autore, dall'altro quando vedo in libreria scritte del tipo "il libro che ha ispirato il capolavoro di P. Jackson" o decine di gadget il peluche di Bilbo, la tazza, il portachiavi, le sagome, i calendari.... non posso che trattenere la rabbia e stringere i pugni. Basta ! è veramente troppo ! Sarà che a me i film non sono piaciti per niente, hanno poco in comune con la storia originale manipolata e stra manipolata dagli sceneggiatori per farla piacere a più persone possibile, allungata con scene inesistenti per farne tre film da un solo libro. Credo che tolkien si sia rivoltato nella tomba.
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Premessa: io del film non ne voglio sapere.
Rivedere testi destinati all'infanzia con l'attenzione di un lettore adulto conduce spesso a esperienze di lettura profonde ed inaspettate.
E' questo il caso dello splendido romanzo "The Hobbit" dello scrittore culto J.R.R. Tolkien, nel quale la potenza comunicativa della fiaba è permeata dalla profondità del pensiero; pensiero che riaffiora, lieve e spietato, nelle parole dei protagonisti, componendo una narrazione "multistrato" che si colora di significati differenti sotto gli occhi di lettori differenti.
Le avventure dello Hobbit Bilbo Baggins, coinvolto in una rocambolesca caccia al tesoro, si svolgono in un mondo lontano dalle sofferenze del vivere, dove la morte è presenza costante, ma viene demonizzata alla luce di un codice di giustizia quasi trascendentale, basato sulla saggezza ancestrale di leggende, canzoni e detti popolari.
Nata come via di fuga dalle atrocità della Prima Guerra Mondiale, la Terra di Mezzo ammalia anche il lettore più smaliziato e diffidente, che non può non riscoprire nella fantasiosa semplicità di questa piccola perla un'ombra della preziosa emozione che anima il bambino nelle sue prime esperienze di lettura.
La magia, costante razionale nella narrazione, si compie solo alla fine, nel momento in cui chiudendo il volumetto ci si riscopre a desiderare ancora foreste incantate, cunicoli misteriosi perduti tra le montagne rocciose, verdi pianure assolate, piccole astuzie, grandi battaglie, sconfinate avventure.
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Tuc Tuc! Chi è?
La mia premessa è volta a sottolineare quanto io abbia apprezzato questo volume più dei successivi e, di rimando, credo che la sua fama abbia risentito molto del fatto che non sia una trilogia. Mi chiedo soprattutto quanti di coloro che hanno dato il massimo delle stelline a qualsiasi cosa che rechi scritto sopra "Tolkien" abbiano letto questo prequel prima della saga canonica. Ma non voglio dilungarmi in critiche più o meno costruttive, quindi proseguirò subito con la mia recensione, specificando che "la compagnia dell'anello" l'ho trovato di una noia mortale.
Stilisticamente il romanzo di Tolkien è, come sempre, impeccabile. Le descrizioni non sono lunghe o particolarmente dettagliate, nè ci troviamo di fronte ad un'opera dai grandi contenuti etici (tuttavia il conflitto interiore che anima ora Bilbo, la sua famiglia dopo, è una delle tematiche che più ho apprezzato all'intero di tutta la saga), ma l'autore riesce perfettamente nell'intento di coinvolgerci ed immergerci in un graduale passaggio di visioni, dalla piccola contea al mondo di draghi ed elfi, con un'epifania di vicende e colori viste dietro il velo dell'inconsapevolezza. Quest'opera è, per quanto la trama non sia ricca di intrecci o tempestata da colpi di scena, come uno di quei videogiochi di vecchia data che non riesce ad elaborare tutti i pixel allo stesso momento e aspetta i movimenti del giocatore per trasformarsi piano piano da nero a montagne.
Nonostante gli elementi del romanzo di fondo siano pochi, vengono tutti sfruttati alla perfezione. La trama avrà risvolti interessanti nel susseguirsi delle vicende dei Baggins e, poiché non mi piace farlo in quanto ritengo che ognuno possa esprimere liberamente le sue opinioni, avrei voluto mettere tanti pollici all'ingiù alle persone che hanno scritto che il romanzo si perde a vuoto senza alcuna ripercussione sulle vicende future, domandandomi quanti lettori in realtà prendano in mano certi libri leggendoli senza attenzione così, giusto per dire di aver provato.
Le canzoncine che accompagnano le missioni fiabesche sono divertenti e ben congegnate e in quest'opera, più che nei tre volumi successivi, Tolkien si concentra a sottolineare quei particolari divertenti come un banchetto, una filastrocca o un paio di cappelli colorati rendendo vive le immagini e i riferimenti lungo il viaggio.
Molto interessante è anche l'interazione fra le varie razze e fra i personaggi e sarà impossibile non affezionarsi a ciascuno di essi, perfino al drago malvagio che fa da perno alla vicenda.
Intelligente è la conclusione, che svolge bene ogni conseguenza e non rende immortale i personaggi, evitando i preconcetti più scadenti tipici del fantasy, dove ogni cavaliere deve sopravvivere, nessuno invecchia e le creature vengono sterminate esattamente da chi viene scelto per farlo. Bilbo, invece, oltre a veder sparire molte delle cose che aveva dato per scontato, che si tratti di compagni o di nemici, dovrà combattere perfino con la sua lunga assenza e con quel che rimane dei suoi beni terrieri.
In definitiva consiglio questo romanzo a tutti perchè saprà stupirvi, farvi affezionare, coinvolgervi e spesso farvi storcere il naso, ma mai stancare della lettura, e sprizzerà la superiorità letteraria di cui vanta da tutti i pori.
Lo sconsiglio invece a chi cerca un romanzo che sia simile ai tre successivi. Questo può essere un bene per chi, come me, nè è rimasto un pò deluso, o un male per chi ha saputo amarli.
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Lo hobbit o la Riscoperta del Tesoro
Personalmente non ho molto apprezzato questo libro, soprattutto perché mi sarei aspettata qualcosa di più elaborato ricordando “il Signore degli Anelli”.
Non vi erano descrizioni molto particolareggiate, ma solo volte alla comprensione delle vicende.
La storia era piuttosto elementare, benché lo sfondo fantastico e le creature che popolavano il racconto mi abbiano sorpresa.
Gli intralci incontrati dai personaggi si risolvevano quasi totalmente privi di ripercussioni e perfino i fatti sono risultati inconcludenti, dato che tutto il racconto sembra solo una parentesi della vita di uno hobbit.
Lo consiglierei solo a bambini fino ai 12 anni che amano le avventure eroiche.
A me lo hanno fatto leggere per scuola in secondo superiore ed infatti ne sono rimasta parecchio delusa, specialmente perché avevo appena terminato "il nome della rosa".
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Chi legge "Lo Hobbit" trova un tesssoro....
Sono appena scoccate le otto della sera. Un bambino ha cenato, ha indossato il suo pigiamino preferito, e adesso è a letto, coperto sino alla testa da un leggero lenzuolo a quadretti. Ben nascosto dalla sua tenda improvvisata tiene Lo Hobbit nella mano destra e con la sinistra brandisce una torcia. È così che immagino il piccolo lettore di questa favola meravigliosa, epica, mitologica. È in quel bambino che mi sono trasformata per qualche sera e per qualche ora. Tolkien è un narratore eccezionale, con la sua scrittura semplice e accessibile porta il lettore dentro l'avventura, lo fa marciare coi nani, sentire odore di elfi e volare con le aquile, gli fa avvertire la paura, il sollievo e il senso della vittoria, e infine gli fa dono del regalo più bello di tutte le favole, vale a dire la morale perfetta che non si impone e non terrorizza.
Tolkien, con maestria espressiva e abilità stilistiche senza eguali, ci dice che un uomo normale può essere chiamato a fare scelte eccezionali, e non è destinato sempre alla sconfitta perché seguire l'avventura, che tu sia uomo, elfo, nano, o una qualunque altra straordinaria creatura, può rivelarsi meraviglioso e farti scoprire ciò che non credevi di essere, migliore di quanto credevi perché sei stato leale e hai scelto il bene sempre, anche quando gli altri non potevano vederti.
Buona avventura a tutti!
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Lo Hobbit
Una fiaba per bambini, dolce e tenera come solo un padre potrebbe ideare ed è proprio Tolkien che utilizza il meraviglioso mondo che ha in mente per addormentare i propri bimbi e popolare i loro sogni con nani, elfi, hobbit e draghi. Lo stile utilizzato è molto semplice e diretto, Tolkien spesso si rivolge al lettore anticipando vicende che avverranno nel futuro e nei momenti più difficili rassicurandolo sulle sorti di Bilbo, il protagonista; è proprio questo fluire di parole che accarezzano e coccolano, che accompagnano e rassicurano in tutte le vicende che il piccolo hobbit in compagnia di alcuni nani affronta, a rendere delizioso il cammino. Si entra in punta di piedi in un mondo fantastico e pieno di esseri fantasiosi, ma non per questo incomprensibili; ci sono momenti in cui tale è l'empatia con Bilbo che i morsi della fame sembra di sentirli e i piedi inziano a far male, così si spera che tutto vada bene, che la dea bendata passi da quelle parti e che con la sua cornucopia sparga un po' di fortuna intorno alla piccola compagnia e spesso questo desiderio si avvera.
Pur essendo scritto con uno stile così semplice racchiude in sé una potenza che a una lettura superficiale non si coglie, il bene e il male non sono rappresentati in maniera manichea, ma vengono raffigurate molte sfumature, che sono umane e che meritano una più approfondita riflessione. Le due anime, quella coraggiosa e quella più paurosa di Bilbo ne sono un esempio, il prevalere dell'una e dell'altra è calibrato in modo perfetto, oscillando da una parte e dall'altra senza che nessuna delle sue sia soffocata, quasi a rappresentare il passaggio da un' infanzia protetta tra le mura domestiche e l'età adulta in cui malgrado tutto prima o poi si dovrà accedere, portandosi dietro tutte le paure di un salto nel buio, ma che alla fine ci renderà diversi e orgogliosi di aver affrontato questa inevitabile prova. Il male è rappresentato da Gollum e da Smog, un essere triste e malinconico il primo, un drago cattivo il secondo, se senza dubbio entrambi sono esseri malvagi, le loro vicende sono narrate in modo così dolce, così soffuso che si prova pena quando la giusta punizione li colpisce; è questo l'aspetto più particolare di tutto il romanzo, la capacità di far emergere il buono che c'è in ogni persona, è impossibile essere felici per la sconfitta di Smog, perché anche nella sua perfidia e avidità quello che traspare è un'infinita solitudine e tutte le sue ricchezze sono l'unica consolazione che ha, gli unici amici di cui godere la compagnia, così come la disperazione di Gollum nell'aver perso il suo anello diviene quasi insopportabile, il suo urlo di dolore lacera il cuore e ci fa empatizzare con quell'essere malvagio che si sente perso senza il suo tesoro e allora quasi speriamo che in qualche modo Bilbo possa restituirglielo. La rappresentazione dicotomica del bene e del male è un elemento tipico delle fiabe, ma qui non è netta, ma sfumata come è davvero nella vita reale, ciò che ad una visione superficiale appare in un modo se posto sotto una luce diversa appare in altro per poi, come in un caleidoscopio, mutare la propria forma in qualcos'altro in un eterno gioco di sfumature. Il lieto fine è obbligatorio, ma una nota di tristezza accompagna il viaggio di ritorno di Bilbo con lo stregone saggio, ma lo hobbit non sarà mai più lo stesso, è diventato adulto e la vita non apparirà più ai suoi occhi come prima ed egli sarà più orgoglioso di se stesso di come non avrebbe mai potuto sognare di essere.
Una favola da leggere a tutti i bambini, perché possano internalizzare dei concetti che poi da grandi ad una seconda lettura potranno comprendere fino in fondo cogliendo sfumature che avevano solo intuito.
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IN TUTTI NOI C'E'... "IL LATO TUC"???
UDITE...UDITE ...CARI ESSERI MORTALI !
Lo sapete che c'è un mondo che ci scorre parallelo?...Si, è il mondo della fantasia.
Voi che almeno una volta nella vostra vita avete desiderato d' essere invisibili, avete immaginato di trasformarvi in un animale o avete sognato di volare sul dorso di un uccello o di essere magici...( io sono tra questi) non vorrete non crederci!...
E ... voilà...anche io mi sono lasciata catapultare in questo nuovo mondo e ho accompagnato nel suo peregrinare Bilbo, un hobbit, un piccolo esserino fantastico tanto caro, pacifico , buono , mangione, educato e rispettoso...e con la giusta dose di saggezza e coraggio.
Grazie a dodici nani nani e ad uno stregone di nome Gandalf , Bilbo riesce a trovare il coraggio di seguire il suo "lato Tuc"...il lato della magia e dell'avventura...e intraprende un lungo viaggio della durata di un anno di tempo, per realizzare un' importante impresa.
In alcuni momenti il percorso, tra foreste selvagge e montagne a settentrione, sarà duro, a volte il nostro amico si abbatte, altre volte crede di non potercela fare ...per ritrovarsi man mano che il viaggio prosegue sempre più forte, fortunato e coraggioso...e particolarmente stimato dagli altri nani. E tutto ciò lo porterà ad un gran arricchimento interiore di maturazione personale.
Nel suo cammino, si imbatte in vari personaggi fantastici: elfi per lo più buoni e accoglienti, altri sicuramente meno, nani buoni con i buoni ma che di fronte a dell'oro si trasformano in esseri che possiamo definire meschini, lupi mannari feroci e perfidi, orchi che mordono e mangiano i nani, Uomini Neri "cannibali" pure loro, che vivono solo con le tenebre...L'omone Beorn, così cattivo che è meglio tenerselo amico...perchè può tornar utile, non si sa mai.
Come non ricordare Gollum, che ti stupisce per sua arte oratoria e che chiama tutti "tessoro mio"...ma che è meglio tenerlo alla larga...
Infine non si può tralasciare il drago volante e temutissimo Smog che ha abilità di persuasione ...
Che dire di questo libro?...sia pur in una dimensione diversa dalla vita reale, a me è parsa una trasposizione di tanti nostri problemi e di noi, però in una dimensione magica, più leggera...perchè come dice il magico e saggio Gandalf ... chi siamo? "Siamo tutti piccole creature in un mondo vasto".
Una curiosità: io , che non fumo, ma che son brava a far anelli di fumo in compagnia, mi son ritrovata a giocare con Bilbo...ma non certo al livello di Gandalf...quello no!
...E un'altra cosa: d'ora innanzi alla vista del gioco del golf, non potrò che diventare un po' cupa , all'idea d'aver conosciuto la sua macabra e strana origine...
E allora a voi che sentite l'anelito verso la magia, che aspettate a tuffarvi nel mondo della fantasia,dove tutto si può ...no, meglio dire che molto si può... non tutto, purtroppo...che dite?
Devo essere sincera...No, questo non è il mio mondo, ma posso capire che lo possa essere di tanti.
Un avvertimento...come dice Smog "...Ma non farti portare troppo in là dall' immaginazione"... e se lo dice lui...ci sarà un motivo....no?
Buona lettura a chi lo desidera, Pia.
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...e tutti vissero felici e contenti
La terra di mezzo è popolata da gente strana, Nani, Elfi, Stregoni e soprattutto lo Hobbit.
Ad esser sinceri di Hobbit ce ne sono parecchi ma qui, in questo libro, si parla di uno solo di loro: Bilbo Baggins.
Lo stregone è il buon vecchio Gandalf, presenza fissa sulle pagine di Tolkien, e i nani sono piuttosto numerosi e rumorosi.
Sono tutti figli di..., nipoti di..., fratelli di... e, spesso e volentieri, si mettono a cantare le loro canzoni (noiosette direi!).
Questa "Compagnia senza anello" parte alla ricerca del tesoro dei nani ora custodito dal vecchio drago Smog (o Smaug).
Sul loro cammino trovano un po' di tutto, orchi, troll, mannari e quant'altro.
Ovviamente il finale è lieto, come è giusto che sia in una favola.
Ovviamente i cattivi perdono sempre, come è giusto che sia in una favola.
Ovviamente lo stile è fiabesco, come è giusto....etc etc
Devo dire che, avendo letto la trilogia del Signore degli anelli, pensavo di trovare la stessa ambientazione cupa e misteriosa...e invece no, questa è una favola per bambini!
L'intenzione di Tolkien era quella e così è stato, quello che è venuto dopo, la famosa trilogia, è un racconto più adulto.
Qualcuno potrebbe obiettare che nelle fiabe non ci sono tutti quei personaggi brutti, sporchi e cattivi.
Non ci sono nelle versioni edulcorate, andate a leggervi qualche libro di vecchie fiabe Irlandesi e scoprirete quanto son malvagi i simpatici folletti dei boschi.
P.S. dimenticavo che anche qui c'è quel simpaticone di Gollum!
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Lo Hobbit
Questo libro narra di una storia che è come una favola antica, narra di un cammino avventuroso di cui sarà protagonista assoluto Lo Hobbit Bilbo Baggins, un personaggio nato dalla creatività di un Tolkien in grande spolvero, che ci introduce al ritorvamento dell'"Anello".
La trama è molto semplice ma si articola in più situazioni rocambolesche che ci introdurranno a personaggi ormai divenuti un culto nel mondo fantasy caratterizzato da nani, elfi, orchi, lupi mannari guerrieri e uno stregone speciale di nome Gandalf.
Questo è il vero e proprio antipasto a quella che è divenuta la trilogia fantasy per antonomasia, "Il signore degli anelli", e credetemi non manca assolutamente di colpi di scena ma lo stile dell'autore è così coinvolgente e leggero che l'opera potrebbe essere letta da persone di ogni età e genere, sfidando anche i critici più ostici del genere.
Seppur alcuni passaggi possono apparire prevedibili, la trama non perde mai un colpo e rende la lettura piacevolissima, il libro lo si legge in poco tempo.
Consigliato a tutti gli amanti del genere e soprattutto a chi ha voglia di evadere un po' dal quotidiano per sorridere e distrarsi, seppur momentaneamente, dai piccoli problemi di ogni giorno. Un'endorfina letteraria.
Buona lettura a tutti.
Syd
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Ecco come ti trovo l'anello
Leggo "Lo Hobbit" parecchio in ritardo, dopo aver letto due volte "Il Signore Degli Anelli" e il "Silmarillion". Il suo essere additato "troppo fiaba" mi aveva da sempre allontanato dalla sua lettura; Solo ora capisco cosa mi sono perso, "Lo Hobbit" è snello e decisamente più facile di un singolo libro della trilogia, è un storia che non concede soste, che ne riserba sempre delle nuove, tutte in pieno stile Tolkien. Il viaggio di Bilbo, il modo in cui viene reclutato e il suo pensiero durante tutta la storia sono la parte più divertente e umoristica, ma c'è molto, molto di più. Non mancano le componenti epico/magiche e non manca lo spirito di fratellanza di quando si sta per un lungo periodo insieme ad altre persone. Avventura con la A maiuscola insomma, una lettura doverosa per chi vuole conoscere alcuni avvenimenti precedenti al viaggio di Frodo.
Ci sono parecchi momenti da ricordare fra mille fughe e preoccupazioni, come al solito risulta perfetto l'uso di Gandalf e delle sue "missioni segrete" e reputo il finale abbastanza sorprendente per come si evolve la questione (mi aspettavo tutt'altro davvero ma poi con il senno di poi pensi a chi ha scritto il libro e ti sembra tutto normale). Anche in questo caso il fattore nostalgico cattura nelle ultime pagine - Tolkien è bravo nel farti ripensare alle pagine precedenti con sole poche righe- ma se vogliamo rimediare c'è sempre il proseguimento da leggere e per un po di tempo possiamo ritenerci ancora a posto.
Da apprezzare infine per il suo forte lato poetico, musicale ed "indovinnelistico".
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Bilbo uno di noi
Diciamolo subito e senza fronzoli. Il libro mi ha deluso.
Certo, tanto di cappello ad un'opera scritta oltre 70 anni fa e del quale uscirà presto un film, tuttavia mi sarei aspettato qualcosa in più.
Lo stile di Tolkien non si discute, egli cerca di coinvolgere il lettore e ci riesce anche, la fantasia con la quale si è "inventato" un mondo così fantastico (ricco di creature così incredibili) è inimmaginabile. La scena dell'incontro con Gollum e la successiva gara di indovinelli è straordinaria.
Insomma lo Hobbit non può essere criticato. Allora perchè mi ha deluso? Forse mi aspettavo più azione, più approfondimento per argomenti chiave, più tensione nello scrittura, persino più scene cruenti. Addirittura quando la sorte della compagnia sembrava segnata si avverte che tutto si evolverà al meglio.
Sicuramente il libro è rivolto ad un pubblico giovane, anzi giovanissimo. A questo punto sono curioso di vedere come verrà impostato il film.
Allora perchè Lo Hobbit piace? Qui mi rifaccio al titolo della mia recensione. Bilbo non è uno stregone dotato di poteri, non è un guerriero, e neanche coraggioso, ma è una persona ordinaria con tutte le sue paure, le sue debolezze, le sue manie e vizi. Eppure... eppure si dimostrerà il più coraggioso, il più saggio, il più furbo e credo che alla fine il lettore (anche lui persona "ordinaria") riesca ad accettare e ad identificarsi col personaggio, viaggiando con lui.
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Lo Hobbit...non vedo l'ora di vedere il film
L'ho letto dopo aver letto il signore degli anelli, anche se avrei dovuto fare il contrario ma ai tempi non sapevo dell'esistenza di questo libro visto che è stato pubblicizzato di più il primo.
Una bella fiaba che fa conoscere Bilbo e i suoi viaggi e soprattutto spiega come sia venuto in possesso del mitico anello.
Superiore al signore degli anelli peccato che sia stato pubblicizzato di meno. Molto scorrevole.
So che dovrebbe uscire il film a fine anno, non vedo l'ora di andare a vederlo...sopprattutto per criticare le differenze con il libro...eh eh eh
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Lo Hobbit, Andata e Ritorno (e Amiciza)
Talora si sente la necessità di abbandonarsi a delle favole, a delle storie che, trascurando riferimenti sociali e politici, trascendono il reale e catapultano in una dimensione fantastica e incredibile. E' per rispondere a questo bisogno che sono ricorso a questo libro, una favola un po' più lunga delle altre, ma con il tipico schema oggetto del desiderio e prove da affrontare per raggiungerlo. Il testo è ambientato nella variopinta e multiforme Terra di Mezzo, successivo teatro del ben più corposo Signore degli Anelli. I luoghi sono un punto forte del testo: sono descritti mirabilmente e con grande efficacia, così da creare una mappa immaginaria ben congegnata. Non ci sono così tanti particolari come nell'opera tolkeniana successiva, cosicchè appare in fase embrionale il progetto futuro dell'autore. Tuttavia la fortuna di questo romanzo non può essere attribuita soltanto alle ambientazioni e alla trama, che in realtà ho trovato a tratti un po' incompiuta o abbozzata, ma è riconducibile alle svariate creature che popolano il romanzo, riprese e riadattate dall'epica antica, medioevale e celtica, per le quali vengono forniti tratti caratteristici e costumi. E' in quest'ottica che va cercata l'indiscussa bravura di Tolkien: non si è limitato a caratterizzazioni accennate o essenzialmente fisiche, ma si è impegnato nel costruire un crogiolo vivace e complesso, condizionato dallo stretto rapporto tra l'aspetto esteriore e le qualità interiori. Nel romanzo intervengono creature note, o meno note, ma nessuna di loro è circoscritta ad un topos rigido, che, seppur evidente, si carica di connotazione quasi psicologica (nonostante si mantenga una semplicità disarmante). La favola (anche se sembra riduttivo chiamare il libro di Tolkien così) scorre velocemente e, in genere, coinvolge; non ci sono cedimenti o eccessive complicazioni, nè si dimentica il classico schema fiabesco, tuttavia Lo Hobbit non mi ha pienamente convinto, pur avendo indiscussi pregi. Probabilmente ha inficiato negativamente nel giudizio, lo stile del testo, ma forse più che di Tolkien, la responsabilità è della traduzione (la mia edizione è Adelphi). Ad esempio, quando un personaggio, parlando, descrive gli eventi, utilizza il passato remoto, in luogo del ben più comune passato prossimo. Può sembrare una sottigliezza, ma la scelta verbale condiziona la capacità del romanzo di coinvolgere nei fatti. Inoltre è secondo me spropositato l'utilizzo di dimostrativi del tipo: "raggiundero la Desolazione di Smog. QUESTA ERA...", la cui ripetizione compromette la scorrevolezza del testo. Altre scene, invece, sono divertentissime e acute, e ricordo, con grande soddisfazione, il dialogo tra Bilbo Baggins e Gollum, memorabile. Come tipico delle favole si lodano i valori dell'amicizia e della lealtà, mentre sono rimasto perplesso del rapporto del testo con la guerra: inizialmente avevo avuto l'impressione che la guerra venisse accettata e non criticata, mentre alla fine appare evidente la posizione contraria dell'autore nei confronti degli eventi bellici. Insomma, nonostante i vari difetti (personalissimi), lo Hobbit rimane un testo necessario per avvicinarsi al Signore degli Anelli, un opera che fornisce un assaggio, certamente semplificato, con la Terra di Mezzo, un mondo che si svelerà in tutta la sua complessità nell'opera successiva; mi chiedo ancora come una mente sia in grado di ideare un Universo di tale complessità. E alla fine forse un riferimento con la società c'é: un rifiuto ai conflitti che si concretizza, drammaticamente, nell'ultima parte del libro, ma sempre con estrema semplicità. Un monito alla solidarietà, al rispetto: un'opera per educare divertendo e ttrasportando in un mondo in cui a molti piacerebbe vivere.
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Una fiaba per grandi e piccini
Troppo fantastico, nel vero senso della parola, questo libro! Non ho ancora letto gli altri, ho voluto assolutamente iniziare da questo per entrare nel mondo incantato di Tolkien, per capire alcune cose viste nei film "Il signore degli anelli", come per esempio Bilbo Baggins fosse entrato in possesso dell'anello, o anche solo per iniziare ad orientarmi con la mappa di Thror e delle Terre Selvagge!
Veramente bello e scorrevole! Da leggere prima della trilogia!!
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Incredibile!
Da leggere sicuramente prima del Signore degli Anelli, questo libro è il preludio ad un mondo infinito e complesso allo stesso tempo, che solo Tolkien è in grado di creare.
Lo Hobbit è la classica "fiaba" per chiunque abbia voglia di immergersi in un mondo con draghi, nani, orchi e quant'altro l'immaginazione necessita.
Sono contenta di averlo letto per il semplice fatto che è talmente scorrevole e fantastico che sembra di scivolare dentro un mondo reale in cui la natura e le creature fantastiche la fanno da padrone.
Posso solo dire che lo rileggerei anche cento volte.
Non è assolutamente pesante o difficile.
Il passo successivo, finito questo libro, sarà quello di sentire la necessità di leggere il signore degli anelli solo per il gusto di sprofondare nuovamente in una meravigliosa avventura.
Adoro Tolkien e ve lo consiglio!!
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piccolo uomo,cuore immenso
La sensazione persistente,leggendo quest’opera,è di vivere la natura,la capacità di Tolkien di materializzare per il lettore gli scenari in cui si svolgono le vicende ha qualcosa di magico,di estremamente coinvolgente. Dalla grotta confortevole sotto la collina,nella pacifica Hobbittopoli della Contea dimora dell’assoluto protagonista Bilbo Baggins,alla tetra e selvaggia oscurità di bosco Atro,alla quieta operosità della città sul lago Pontelagolungo,fin sotto la montagna Solitaria presidiata dal malvagio drago Smog,ci ritroviamo camminando con i protagonisti su questa impegnativa e pericolosa via per la sopravvivenza,per il tesoro,per l’amicizia e l’onore. Questo romanzo è un doveroso prologo d’appendice al capolavoro assoluto di Tolkien,la trilogia del signore degli anelli,ci permette di abbozzare mentalmente la geografia della terra di mezzo,di fare la conoscenza di alcuni personaggi chiave della successiva opera dello scrittore inglese,e sicuramente di metabolizzare la psicologia dei figli della sua irripetibile penna. E’ vero questo è un fantasy,fondamentalmente un racconto per bambini,lo testimoniano gli orchi,gli elfi,i mannari,i draghi,ma il potere,la magia vera non sta’ in improponibili e scontati super poteri,magia e invincibili guerrieri,essa risiede nella profonda nobiltà dell’animo umano,che può trasformare un innocuo,piccolo e all’apparenza insignificante essere,nell’ago della bilancia nella storia dei popoli,come più della spada e dell’ascia,il coraggio e l’altruismo determinano la storia,come la luce che vince sull’oscurità,un insegnamento per cuccioli,ma anche un doveroso promemoria per i grandi. Si evade totalmente leggendo quest’opera mirabile,per la facilità di lettura,per la digeribile complessità di caratterizzazione dei personaggi,per l’incanto delle ambientazioni,per il modo sublime di Tolkien di elaborare e legittimare culture,usi e costumi dei vari popoli nella sua variopinta Terra di mezzo,che crea con amore,e che impariamo noi stessi ad amare,sentendola nostra. Voglio vederlo come un messaggio di pace del britannico autore,che amaramente visse la crudeltà della guerra.
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Straordinario
Un Romanzo spettacolare, una fiaba che diventa roamnzo e un romanzo che diventa fiaba, non si può e non si deve leggere il signore degli anelli senza (meglio prima) aver lette questo splendido romanzo.
lo lessi tutto d'un fiato quando ero ragazzino, a lume di candela e ogni volta che lo riprendo in mano mi sento catturare nei bozzoli dei ragni, o prigioniero degli indovinelli di Gollum.
Un avventura che non solo introduce la trillogia ma ti trasporta nel cuore della terra di mezzo e ti fa vivere emozioni inifnite.
Opera che secondo me come scorrevolezza e coinvolgimento, supera il famigerato Signore degli anelli, ma forse troppo fiaba per essere apprezzata da un pubblico che si sente troppo adulto per sognare.
Punti di Forza:
Ritmo incalzante senza tregua, divertente e commovente.
Punto debole:
Forse è il suo essere troppo fiaba e poco romanzo che lo sminuisce agli occhi dei piu.
Va assolutmaente letto !
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Lo Hobbit (o la Riconquista del Tesoro)
Un fantastico viaggio di “andata e ritorno”, è quello che compiamo nella Terra di Mezzo grazie all’estro creativo dello scrittore inglese. In compagnia di uno hobbit di mezz’età, il signor Bilbo Baggins, e un corposo gruppo di buffi e barbuti nani, nonché col prezioso aiuto dello stregone Gandalf, ci inoltriamo in un mondo ameno fatto di verdi boschi e foreste rigogliose, ampie pianure, valli e terribili montagne, vasti laghi e fiumi, città incantate e draghi parlanti, immensi tesori e un’immensa dose di pura avventura. Una storia sull’amicizia e sulla lealtà, sull’orgoglio e sul coraggio, da apprezzare sia per la sua semplicità che per l’insegnamento morale.
In quella che Tolkien realizzò come una fiaba per bambini ritroviamo il mondo noto per la più famosa opera de ‘Il signore degli anelli’. Il romanzo, o meglio il piccolo racconto, non è affatto cruento ma tutt’altro, molto leggero e scorrevole tanto da poter essere apprezzato dai più piccoli come dai più grandi per la piacevolezza con cui si viene proiettati in un mondo incantato.
Nel complesso si tratta di una lettura molto fluida. Non bisogna compiere però l’errore di andare a cercare nelle sue pagine un nuovo signore degli anelli o un suo effettivo incipit; è pur vero che molti dei personaggi saranno protagonisti del più impegnativo romanzo ambientato nella medesima Terra di Mezzo, tuttavia stiamo trattando ora di una favola, nasce e culmina come tale e in quest’ottica va analizzata o meglio, semplicemente goduta.
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