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La corona di fuoco
 
La corona di fuoco 2024-07-09 13:09:42 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    09 Luglio, 2024
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How to Customize your Dragon

Dopo aver trovato risposta a diverse domande ed essermi fatta sorgere altrettanti interrogativi nuovi di zecca con le novelle prequel, ritorno al presente del mondo creato da Maas in Throne of Glass con il terzo romanzo dal discutibile titolo italiano "La corona di fuoco", per fortuna corretto nella più recente edizione. Un ritorno caratterizzato dalla comparsa di un gran numero di nuovi personaggi, che trasformano la lettura in una sorta di zapping cartaceo.

Partiamo quindi dalla città di Rifthold, dove si trovano il principe Dorian, la guaritrice Sorscha, il capitano delle guardie Chaol ed il generale Aedion Ashryver, impegnati rispettivamente a tenere sotto controllo dei poteri in stile Frozen, fare gli occhi a cuoricino all'erede al trono, indagare sulla scomparsa della magia dall'Erilea ed organizzare feste farlocche. Dopo la conclusione de "La corona di mezzanotte", Celaena si è invece trasferita nel continente di Wendlyn -dove incrocia la strada del guerriero fatato Rowan Biancospino-, teoricamente la sua missione sarebbe eliminare la famiglia reale nemica del re di Adarlan, ma nella pratica è determinata ad incontrare la regina dei Fae Maeve ed ottenere da lei informazioni da utilizzare proprio contro il sovrano. Il quarto POV inedito è quello della strega Manon Becconero, per decenni cacciatrice di Crochan ed ora apprendista cavallerizza di draghi, come le sue simili Denti di Ferro.

Come potrete ben immaginare, nuove prospettive e nuove ambientazioni portano ad un ulteriore ampliamento del world building, che arriva a comprende luoghi di due diversi continenti, nonché inedite tipologie di creature magiche. Il solo neo in questo senso è rappresentato dalle informazioni fornite sui Fae -prima soltanto menzionati e qui finalmente presenti in carne ed ossa-, che vengono descritti con tratti quasi animaleschi soprattutto quando si parla dei maschi della specie: il lettore deve di conseguenza assistere con rassegnazione a comportamenti violenti ed abusanti solo perché è parte della loro natura. Dopo tante recensioni, potrete ben immaginare come la sottoscritta abbia faticato nel tollerarli.

Ritornando sui punti di forza, abbiamo poi un interessante (e direi anche doveroso) approfondimento sull'elaborazione del lutto necessaria a Celaena dopo la conclusione del secondo capitolo; sarà che questa Celaena è nettamente superiore a quella delle novelle, ma ho apprezzato il suo personaggio molto più del solito. Anche nell'evoluzione di Chaol penso siano stati fatti dei decisi passi in avanti, mentre non sono troppo convinta del ruolo ricoperto in questo volume da Dorian: ho apprezzato i suoi confronti con l'amico, ma l'intera parentesi romance è raffazzonata e tende a mostrarlo ancora una volta come un grande egoista.

Per quanto riguarda i nuovi personaggi POV provo sentimenti altalenanti, sia perché non ho apprezzato troppo il modo in cui la cara Sarah li ha introdotti -tanto frettoloso da farmi pensare di aver perso qualche scena di collegamento tra "La corona di mezzanotte" e questo libro-, sia per i ruoli ben diversi dei quattro caratteri, che mi hanno portato ad esprimere una preferenza tanto netta quanto inaspettata verso Aedion. Manon sembra promettente ma rimane troppo scollegata dagli altri, Rowan potrebbe piacermi non fosse per la già citata natura Fae, mentre Sorscha è risultata per me davvero dimenticabile.

A prescindere dalle preferenze personali, si tratta di un numero considerevole di POV, che rendono purtroppo la narrazione dispersiva, cosicché non è sempre chiaro quale sia la trama principale. L'intreccio non viene aiutato neppure dai sempre meno sensati piani dell'antagonista e dall'indesiderabile ritorno di tropes cari all'autrice (come il torneo senza capo né coda ed il mostro della settimana da scovare e battere). A coronare il tutto troviamo la solita traduzione approssimativa, che dà vita a frasi incomprensibili specie nei dialoghi dove spesso non si riesce a cogliere il nesso in un semplice botta e risposta.

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