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T-R-A-M-E! (nel caso vi fosse sfuggito)
Tra innumerevoli alzate di occhi al cielo, continua la mia esplorazione del continente fantastico di Erilea con il secondo volume della saga Throne of Glass. Devo dire che pur impegnandosi ben poco per mettere una pezza alle mancanze della serie, "La corona di mezzanotte" risulta a mio avviso una lettura d'intrattenimento più valida del precedente capitolo; un po' perché avevo già grossomodo un'idea del tono non troppo impegnativo dato alla storia, un po' perché l'intreccio si dimostra un filino meno prevedibile.
Intreccio che ci ricongiunge ai protagonisti due mesi dopo il duello grazie al quale Celaena è stata nominata ufficialmente paladina del re di Adarlan, ruolo nel quale viene incaricata di eliminare figure scomode ed invise al sovrano; la ragazza attua però una ribellione silenziosa, aiutando a scappare le sue presunte vittime, come una versione al femminile del cacciatore di Biancaneve. Superata questa premessa, nel corso del volume vediamo svilupparsi tre sottotrame parallele: la nascita di una nuova romance per la protagonista, il continuo delle sue indagini magiche (e non solo, dal momento che si accenna anche a vari complotti politici) e la scoperta di presunti poteri magici da parte del principe Dorian.
Proprio questa storyline è diventata il primo tra i pregi del volume, in modo alquanto inaspettato -visto che la caratterizzazione del personaggio di Dorian non mi fa propriamente impazzire-, ora posso almeno sperare migliori in futuro; speranza alla quale si aggiunge quella che Roland si dimostri più di un carattere ancor più frivolo e cascamorto del cugino, introdotto solo per mettere quest'ultimo in una luce migliore. Rimanendo nell'ambito dei personaggi, ho apprezzato che Maas cercasse un po' meno di farci piacere a tutti i costi la sua protagonista self-insert, nonché l'introduzione di nuovi caratteri grazie ai quali la narrazione si sposta in parte fuori dai confini stantii del castello. Pur essendo (per ora) un personaggio del tutto inutile al proseguo della trama, promuovo magnanimamente anche Mort: non dirò chi sia per evitare spoiler, ma l'ho trovato davvero brillante sia nella sua ideazione che nelle linee di dialogo.
Un altro punto a favore è dato dalla presenza di alcuni momenti più seri e riflessivi, come i confronti tra Celaena e Chaol; forse non saranno riuscitissimi se consideriamo il tono leggero dato alla serie, però contribuiscono a dare più equilibro al ritmo. Mi piace molto anche come si sta espandendo pian piano il world building, aggiungendo nuovi luoghi, creature ed oggetti incantati: nulla di troppo originale o coerente (specie a livello di sistema magico), ma sto trovando davvero divertente calarmi in questo mondo fantastico. È approvata in parte anche la sottotrama romance: per me rimane inspiegabile il modo in cui è stata risolta, però di base è un rapporto strutturato in modo credibile ed equilibrato; peccato che poi Celaena venga colpita da un attacco di visione tubulare dal quale non rinsavisce neppure davanti alle prove provate.
Le altre debolezze del volume riguardano principalmente l'intreccio, che nel primo capitolo era solo terribilmente scontato mentre qui manca proprio di solidità, oltre ad essere farcito da momenti in cui i personaggi sembrano regredire allo stato infantile, perché altrimenti si arriverebbe subito alla risoluzione. In particolare, si ricorre a forzature che poi devono pure essere giustificate: è il caso della capatina notturna di Celaena in biblioteca -dopo aver passato tutta la giornata a fare acquisti di libri nuovi!-, solo per farle incontrare un certo personaggio. Abbiamo poi scene come il confronto tra il re e la cantante che dimostrano come lo stesso ruolo di paladina ricoperto dalla protagonista (sul quale poggia l'intera serie!) sia alla fin fine inutile, ed altre in cui i personaggi ottengono informazioni in modo troppo fortuito o senza prove tangibili.
In ambito stilistico abbiamo poi un sostanzioso punto a sfavore, sia perché la cara Sarah si dilunga in descrizione di luoghi che definire inverosimili -e quindi impossibili da immaginare- è un garbato eufemismo, sia per l'utilizzo eccessivo del corsivo per enfatizzare determinate parole; come non bastasse, questo espediente porta spesso a puntare l'attenzione sul termine sbagliato all'interno della frase. In realtà quest'ultima osservazione potrebbe riguardare solo l'edizione italiana, la cui cura grafica e contenutistica non è affatto aumentata; abbondano infatti refusi grammaticali ed errori di digitazione, e non solo: perfino un appunto della traduttrice è finito nella stampa definitiva!