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Più spin-off che sequel
Cerco sempre di leggere i volumi all'interno di una serie abbastanza ravvicinati, così da non dover fare riletture o cercare (inutilmente) dei riassunti online, ma nel caso di "Realm of Ash" (portato in Italia da Fanucci con il titolo "Il regno delle ceneri") avrei potuto lasciar passare tranquillamente altro tempo dal momento che gli elementi in comune con il primo capitolo di The Books of Ambha (da noi, I libri di Ambha) sono pochi e vengono ribaditi in modo estremamente chiaro. Questo volume si presenta infatti come uno spin-off de "L'impero di sabbia" (in originale "Empire of Sand") e vuole raccontare la storia di Arwa, la sorella minore di Mehr, che lì avevamo incrociato solo fugacemente da ragazzina.
La narrazione si ambienta circa dodici anni dopo la conclusione del primo capitolo: ritroviamo Awra nelle vesti di giovane vedova di un ufficiale, morto in un misterioso attacco al Darez Fort del quale la donna è l'unica superstite. Convinta che il suo sangue amrithi metterà in pericolo la sua famiglia, Arwa decide di passare il resto della vita in un eremo; qui incontra l'anziana Gulshera, tramite la quale capisce di poter contribuire alla salvezza dell'impero ambhan, ormai in decadenza.
Avrete forse notato che questa non è proprio la sinossi in quarta di copertina, ma sembra sia una costante dei romanzi di Suri: quanto la CE ci promette non si concretizza prima di un centinaio di pagine. Quindi sì, ad affiancare Arwa abbiamo un coprotagonista di nome Zahir, ma non aspettatevi di incontrarlo da subito; in generale la prima parte del volume procede molto lentamente e si arriva per gradi a quello che sarà il conflitto al cuore della narrazione.
Questo ritmo placido potrebbe scoraggiare alcuni lettori, ma permette all'autrice di esplorare con i giusti tempi il carattere dei suoi protagonisti, e se in un primo momento li ritenevo meno convincenti rispetto a Mehr ed Amun, con il procedere della storia ho trovato sempre più interessante la loro evoluzione individuale e lo sviluppo romantico. Anche in questo libro abbiamo infatti una sottotrama sentimentale, forse un po' marginale ma decisamente ben scritta.
Ad differenza del primo volume qui troviamo degli elementi di fantapolitica, grazie alla presentazione della famiglia regnante e del palazzo imperiale, tra le altre ambientazioni. Nel corso della narrazione vengono poi introdotte anche altre location, molto apprezzate specialmente perché la cara Tasha ha un grande talento nell'arricchire le descrizioni dei luoghi con tanti elementi affascinanti ed esotici. L'edizione si guadagna un punto in più per aver aggiornato la mappa, cosa che raramente succede nelle serie.
Un altro aspetto che ho molto apprezzato è la scelta di affrontare delle tematiche decisamente mature, in particolare viene trattata l'elaborazione del lutto e del trauma in relazione alla strage di Darez Fort, evento che ha colpito profondamente Arwa nelle sue certezze. Mi sono piaciute anche le riflessioni sui sacrifici necessari per salvare un popolo, senza doverne condannare per forza un altro nel processo.
Oltre alla lentezza iniziale, mi hanno invece lasciata tiepida i personaggi secondari e gli antagonisti: messi vicino ad Arwa e Zahir si nota chiaramente come siano meno caratterizzati. Ho trovato poi un po' noioso dover aspettare che la protagonista arrivasse a determinate realizzazioni, che noi lettori avevamo già analizzato ampliamente in "Empire of Sand".
Alla fin fine, ho assegnato la stessa valutazione del primo libro, ma forse questo mi è piaciuto leggermente di più, soprattutto per lo sviluppo dei protagonisti e per i temi analizzati. Peccato non siano collegati in modo più netto: una giustificazione a questo viene fornita, ma l'ho trovata non del tutto convincente, soprattutto pensando al tanto tempo passato.
NB: Libro letto in lingua originale