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Il grimdark per ragazzi esiste!
Dopo aver esplorato un po' tutti i continenti del Mondo Circolare, ho pensato di prendermi una pausa dall'universo narrativo de La Prima Legge, ma non per questo precludermi la prosa sempre sopra le righe del caro Joe. Ho cominciato così la lettura della trilogia Il Mare Infranto, una serie rivolta ad un pubblico giovane che nonostante il diverso target riesce a mantenere inalterati gli elementi caratteristici dell'estetica grimdark, glissando però su dettagli grafici e scene gore.
La premessa de "Il mezzo re" è altresì un classico del genere: dopo l'improvvisa morte del padre e del fratello maggiore, il giovane principe Yarvi è costretto ad abbandonare il percorso per diventare ministrante, ritrovandosi suo malgrado sovrano del Gettland; carica con la quale assume anche il solenne impegno di vendicare la morte dei propri familiari, caduti vittime di un'imboscata nel Vansterland, regno confinante e da sempre nemico. La sua missione subisce però un cambio di rotta, tanto brusco da trasformarlo in uno schiavo rematore sulla galea mercantile Vento del Sud, dalla quale parte poi il suo percorso di rivalsa, sempre con l'obiettivo di far giustizia contro i suoi antagonisti.
Già da questa premessa capirete che il romanzo ha una marcia in più rispetto ad altri titoli dello stesso autore, proprio perché segue una vera trama anziché un'accozzaglia di eventi messi lì per giustificare l'introspezione dei personaggi. Per onestà ci tengo a precisare che l'intreccio in questione non presenta svolte davvero imprevedibili -con una sola, inaspettata eccezione verso il finale-, ma conferma la sua solidità sia nel delineare il percorso di crescita del protagonista, sia nella ciclicità della vicenda: abbiamo quindi un ritorno al punto di partenza, con un contesto ben diverso tutt'attorno. Ho apprezzato che Abercrombie abbia saputo dare il giusto spazio alle difficoltà incontrate da Yarvi sul piano ideologico ma soprattutto su quello fisico (a causa della sua disabilità), perché lo fa con leggerezza ma senza un intento denigratorio.
Un altro enorme pregio di questo romanzo è rappresentato dalla sua ambientazione: se è vero che non si tratta di nulla di nuovo sotto il sole per quanto concerne il genere fantasy, non si può negare come la narrativa per ragazzi raramente presenti dei world building tanto curati e vasti. È poi molto carino il modo in cui viene inserito l'elemento della found (in tutti i sensi!) family, che mi auguro avrà modo di risaltare anche nei seguiti.
Per quanto riguarda i personaggi, solitamente il punto di forza nei libri del caro Joe, ho invece sentimenti contrastanti: da un lato ho adorato la caratterizzazione di Yarvi -specialmente per come reagisce di fronte alle difficoltà e per la sua determinazione priva di troppi scupoli- e credo ci siano diversi comprimari interessanti da esplorare maggiormente nel corso della serie; dall'altro alcuni personaggi risultano un po' stereotipati, oltre a poter vantare dei nomi a dir poco astrusi. È il caso della mercantessa Ebdel Aric Shadikshirram, che mi è sembrata una versione al femminile del non troppo compianto Nicomo Cosca, o della Regina Dorata: a parte la propensione per il commercio, è una copia carbone di Lady Catelyn Stark di Game of Thrones.
A parte queste similitudini e la già menzionata mancanza di colpi di scena efficaci, i difetti di questo titolo sono individuabili in una narrazione troppo veloce -specialmente nei primi capitoli, dove di diverse scene cruciali si vedono soltanto gli effetti- e nella vaghezza del sistema magico, che è quasi la norma nel grimdark ma visto quanto spesso vengono menzionati gli elfi mi sarei aspettata qualche informazione in più a riguardo. Ed infine abbiamo l'edizione! che avrà anche il pregio di aver mantenuto la mappa originale, ma ha senza dubbio devastato il testo con una traduzione densa di refusi, rendendo alcune frasi incomprensibili. Ciò rallenta purtroppo una lettura che avrebbe altrimenti tutte le carte in regola per correre a briglia sciolta.