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Un retelling fin troppo fedele
Dopo tanti libri che promettevano (almeno nella mia testa) di essere ispirati dai miti nordici, per poi non mantenere nulla, ecco finalmente un romanzo che è davvero una riscrittura di quelle leggende in senso ampio, e più nello specifico della figura della gigantessa Angrboda. L'altra faccia della medaglia? si è rivelato una grossa delusione su diversi aspetti, anche se sospetto che il problema sia più che altro soggettivo.
La narrazione non si affida ad una trama vera e propria, seguendo passo passo la vita adulta di Angrboda e rifacendosi in gran parte a quelle che sono notoriamente le tappe verso il Ragnarok; nel concreto possiamo individuare due filoni principali, infatti nella prima metà del libro sono presenti molti cenni ad una presenza maligna che perseguita la protagonista nei sogni, mentre nella seconda parte l'attenzione viene posta sui tentativi della strega per salvare la figlia Hel. Il problema maggiore di questa trama è la sua eccessiva fedeltà al materiale originale, e questa non è una lamentela nata solo dal gusto personale: nella mitologia vengono infatti tollerati degli eventi privi di logica, mentre nella narrativa questo non può succedere. In pratica, con la scusante dell'ineluttabilità del fato o della natura innata di certi personaggi, l'autrice giustifica comportamenti assurdi e svolte di trama senza senso.
Una conseguenza collaterale è quella di far sembrare i personaggi estremamente fatalisti, oppure ottusi. E questo è vero specialmente nel caso della protagonista, e tenete conto che già di suo Angrboda è proprio il tipo di personaggio che non riesco a digerire: remissiva ed altruista al punto da immolare l'intera vita al benessere degli altri, altri che la prendono a pizze in faccia dalla mattina alla sera! questo suo carattere mi infastidisce soprattutto perché, visti il titolo e la premessa, mi aspettavo una figura femminile molto risoluta, perfino malvagia nella sua determinazione. Mi consola un po' il concept alla base, perché la cara Genevieve per creare la sua Angrboda ha avuto l'ottima idea di mescolare assieme più personaggi del mito, ed il risultato è decisamente interessante.
Con gli altri personaggi in compenso va molto meglio, ed in particolare ho apprezzato Hel, Skadi e Loki, nonostante in questa storia ricopra un ruolo ancor più spiacevole del suo canonico. Questi caratteri rendono bene specialmente nelle relazioni interpersonali, come familiari o amici della protagonista, che sono scritte in modo convincente ed intimo; altrettanto non si può dire per dei rapporti sentimentali, che risultano invece alquanto malsani, a dispetto degli evidenti sforzi dell'autrice per renderli romantici ad ogni costo. L'altro tema che il romanzo affronta, in questo caso molto bene, è quello della solitudine e, collateralmente, del bisogno di appartenenza ad un gruppo o una famiglia.
Per quanto riguarda lo stile di Gornichec, si ha spesso la sensazione che viri troppo verso il narrato, limitandosi a mostrare i fatti compiuti ed evitando invece di soffermarsi sulle motivazioni dietro a questi. Si tratta di un problema accentuato dal POV di Angrboda, che essendo l'unico per quasi tutto il volume non permette al lettore di assistere a molte scene chiave se non a posteriori; questo potrebbe essere straniante soprattutto a chi non conosce la mitologia alla base. Un altro difetto stilistico è la disomogeneità nel tono scelto, per cui vediamo accostati momenti molto pesanti con scene leggere e spensierate, accostamento che rende i personaggi spesso incoerenti, come la stessa Angrboda che passa dall'essere giustamente furibonda al perdonare qualunque sopruso con una serenità tale da meritarsi una sberla ridestante.
Sul world building non ho molto da dire perché è soltanto abbozzato e non viene mai chiarito come i personaggi si muovano da un mondo all'altro o cosa impedisca loro di farlo; nell'appendice a fine volume ci sarebbe anche un utile glossario, ma secondo me risulta decisamente spoileroso per un neofita. Pur essendo un elemento fondamentale nella storia, anche il lato magico viene lasciato un po' a se stesso, scelta giusta nel contesto mitico ma un po' frustrante nel caso cercaste delle spiegazioni sull'origine e l'estensione dei poteri, ad esempio.
Tirando le somme, penso sia uno di quei casi in cui almeno in parte la colpa è mia, perché avevo aspettative troppo alte e non sono riuscita a farmi piacere la protagonista fin dalla prima pagina: essendo una storia character driven questo è un grosso punto a sfavore. Se voi riuscirete invece ad apprezzare Angrboda, probabilmente potreste adorare questo libro, ma dovrete comunque chiudere un occhio sui difetti oggettivi della prosa.
NB: Libro letto in lingua originale
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