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Nihal, ti presento Goku
Primo capitolo in una serie molto chiacchierata negli ultimi anni, anche per merito di un'edizione italiana esteticamente meravigliosa, "La guerra dei papaveri" è stata per certi versi una lettura inaspettata. Della trama in realtà sapevo ben poco, e forse questo mi ha permesso di godermi di più la lettura perché la storia presenta uno sviluppo molto più ampio di quanto la premessa lasci intendere.
Il mondo creato da Kuang è fortemente ispirato a quello reale per quanto riguarda la definizione delle nazioni presenti, ma anche per gli eventi alla base della narrazione: la guerra del titolo fa riferimento alle Guerre dell'oppio, seppur privata dell'effettiva contesa commerciale. Qui troviamo contrapposti l'impero Nikan -governato dall'Imperatrice Su Daji- e la Federazione di Mugen, che ingaggia battaglia per delle mire espansionistiche, sobillata dal suo nuovo Imperatore Ryohai.
In questo scenario si muove la protagonista (e nostro quasi esclusivo POV) Fang Runin "Rin". All'inizio della narrazione viene presentata come giovane orfana della precedente guerra che la famiglia Fang cerca di costringere ad un matrimonio combinato; per non dover sottostare a quest'imposizione, la ragazza si impegna a studiare per l'esame del k?j?, che le permetterebbe di iscriversi alla prestigiosa Accademia militare di Sinegard. In realtà, la parte un po' adolescenziale e formativa del romanzo serve soltanto a gettare le basi per quello che succede da metà volume in poi.
Non che la trama compia delle svolte imprevedibili, anzi: nessun colpo di scena in questa storia riesce effettivamente a stupire; però la premessa legata al mondo dell'Accademia potrebbe far immaginare un tipo di storia diverso da quello che poi la cara Rebecca intreccia. C'è infatti un'enorme differenza di tono tra le scene ambientate nella scuola e quelle legate alla guerra, e immagino che a livello emotivo possa essere stata una scelta intenzionale per colpire il lettore, ma l'impressione finale è di aver letto due libri completamente diversi per contesto e linguaggio uniti assieme a forza.
Questa disomogeneità riguarda anche il sistema magico immaginato dall'autrice, che presenta un Pantheon di divinità elementari da poter evocare per ottenere delle abilità; in particolare, si passa da un ambiente totalmente estraneo al sovrannaturale, che ritiene la magia una mera superstizione, ad uno in cui si fa ricorso ai proprio poteri anche per attività quotidiane (come accendere un fuoco da campo) e senza alcun tipo di segretezza. Questa dissonanza non mi ha comunque impedito di trovare molto interessante il world building, che spero venga approfondito nei seguiti.
Gli altri punti di forza del romanzo sono tutti collegati ai personaggi, ed in particolare alla protagonista. All'apparenza Rin potrebbe ricadere nel cliché dello SFC, invece si rivela nient'affatto perfetta, ed ho apprezzato il suo percorso di crescita proprio per come sa riconoscere e farsi forza degli errori commessi. Ci sono anche alcuni comprimari degni di nota, come Chen Kitay ed il l?osh? Jiang Ziya, ma anche Yin Nezha che inizialmente sembra ricalcare a sua volta un tropo fastidioso, e invece... Menzione d'onore per il l?osh? Jun Loran, un serio lavoratore ingiustamente bistrattato da un collega sfaticato.
Il principale problema del romanzo sta nelle esagerazioni, nel suo voler essere sopra le righe ad ogni costo, tanto da ricordare molto alcuni celebri manga sh?nen da cui trae anche elementi narrativi. Ho trovato eccessivi tanti aspetti: i termini e le espressioni incongruenti con il contesto (quelle in inglese o troppo moderne, nonché parole come "marziale" che in questo mondo non dovrebbero esistere), le volgarità e la violenza così sovrabbondanti da ottenere il risultato opposto, l'aspetto e le capacità di personaggi come Altan Trengsin che nulla hanno da spartire con la verosimiglianza.
L'effetto nel complesso è comunque molto divertente, sicuramente capace di intrattenere i lettori. E questo vale anche per me, infatti ora sono estremamente curiosa di continuare la trilogia, che tra l'altro vedrei perfetta come serie TV.