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Jonathan Strange e il signor Norrell
 
Jonathan Strange e il signor Norrell 2023-05-18 08:20:01 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    18 Mag, 2023
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Per le note ho sacrificato più di una diottria

Ammetto che, per quanto trovassi la sinossi intrigante, "Jonathan Strange e il signor Norrell" è uno dei libri di cui rimandavo sempre la lettura, senza farmi troppi problemi; mi capita sempre così con i volumi particolarmente lunghi usciti da abbastanza tempo da non avere più un grande hype attorno a loro. Essermelo ritrovato nel sorteggio della mia Random TBR mi ha però obbligato a farlo rientrare tra le letture dei primi sei mesi dell’anno, e nel complesso sono contenta sia andata così: senza una sorta di obbligo avrei procrastinato ancora una lettura di certo impegnativa (in termini temporali, più che altro!) ma allo stesso tempo decisamente piacevole.

Clarke ci porta in una versione alternativa dell'Inghilterra di inizio Ottocento, dove la magia esiste ed è nota a tutti ma da centinaia di anni non viene più praticata attivamente dai maghi britannici, che sembrano aver perduto le conoscenze necessarie ed essersi allontanati dalle creature fatate per rivolgere la loro attenzione soltanto alla teoria. A tentare di dare nuovo lustro a questa disciplina -contribuendo nel contempo allo sforzo bellico contro l'esercito napoleonico- è Gilbert Norrell, mago dello Yorkshire che acquisisce un ruolo sempre più importante nella società londinese grazie ai suoi incantesimi stupefacenti. Alla rigida disciplina e all'estrema riservatezza di Norrell fa da contrappeso lo spigliato e talentuoso Jonathan Strange, un neofita delle arti magiche che predilige incantesimi più scenografici e sperimentali, motivo per il quale il loro sodalizio di maestro e allievo non dura a lungo.

Questo accenno di trama vi potrebbe sembrare lacunoso, e in effetti lo è; ma d'altro canto la storia raccontata dalla cara Susanna è talmente articolata -e popolata da dozzine di personaggi- che farne un sunto è una vera impresa. Questo è forse il primo ostacolo da superare per cominciare ad apprezzare il romanzo: bisogna farsi forza, cercando di memorizzare quanti più nomi possibili (una piccola appendice a fine volume sarebbe stata assai gradita dalla sottoscritta) e venendo a patti con una narrazione che si prendere comodamente i suoi tempi per mostrare retroscena e aneddoti assortiti. Con il procedere della lettura si viene inevitabilmente catturati dalla prosa di Clarke, che adotta uno stile perfetto per l'età georgiana, in cui le vicende sono teoricamente ambientate; tra location tanto fiabesche quando oscure, il senso di mistero e inquietudine della storia viene reso ottimamente.

Personalmente ho apprezzato molto anche l'umorismo della voce narrante (un anonimo conterraneo dei protagonisti): sottile e pungente, da il suo meglio nelle note che pur essendo quasi sempre opzionali meritano di essere lette per farsi qualche risata. Pur non essendo tutti memorabili, i personaggi sono poi ben caratterizzati, mettendo in chiaro i loro difetti, anche se non in modo palesemente fastidioso; un lavoro ancor più attento è stato fatto sui due protagonisti, in particolare puntando l'attenzione sulla loro dicotomia sia a livello caratteriale che in merito agli opposti approcci nei confronti della magia. Il romanzo propone anche alcuni spunti di riflessione sulla condizione vissuta da determinate categorie -come le donne ed i neri- nel passato, ma questo tema non diventa mai centrale nella narrazione.

Ma veniamo ai tasti dolenti, che si fanno ancor più amari se penso a quanto del mio tempo ho dedicato a questa lettura. Come già accennato, il ritmo del volume è tremendamente lento a causa dei cambi frequenti e repentini di prospettiva e di una trama troppo dispersiva; se poi l'epilogo riuscisse a far convergere tutte le linee narrative non mi lamenterei più di tanto, ma il finale per assurdo è molto frettoloso e non riesce a dare una conclusione degna alle storie di tutti i personaggi. Personaggi che affollano in modo esagerato il libro, venendo spesso abbandonati in un limbo fuori scena per decine di pagine.

Visto il mestiere svolto da Norrell e Strange, mi sarei poi aspettata qualche chiarimento in più sul sistema magico, che rimane invece fumoso e quasi astratto. Ho poi qualche riserva sulla scelta di includere la prospettiva del villain principale, perché rende noioso dover aspettare centinaia di pagine prima che i protagonisti arrivino a determinate scoperte; ad avermi veramente frustrato è stata proprio la lentezza con cui i personaggi univano i puntini, passando per dei poveri mentecatti che impiegano anni per raggiungere conclusioni palesi.


NB: Libro letto nell'edizione TEA, dal catalogo Longanesi

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