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Styria: terra di sicari scarsi e mercenari pigri
Quasi due anni dopo aver completato la trilogia La Prima Legge, mi sono finalmente decisa a tornare nel mondo fantastico creato da Abercrombie con "Il sapore della vendetta", prima storia companion in una sorta di serie composta da romanzi autoconclusivi e racconti che fanno da ponte tra le due trilogie principali.
L'azione questa volta si concentra sulla Styria, isola ad est dell'Unione divisa tra tanti staterelli in perenne contrasto tra loro, non a caso qui assassini prezzolati e compagnie mercenarie sono molto richiesti. Da "L'ultima ragione dei re" sono trascorsi pochi anni, ma nel Mondo Circolare è già tempo per nuove guerre; a mettere in moto gli eventi è infatti la sete di potere del Granduca Orso di Talins: ad un passo dal diventare sovrano, il nobile si persuade che i fratelli Monzcarro "Monza" e Benna Murcatto, generali delle Mille Spade al suo servizio, mirino a loro volta al trono e per questo li fa uccidere. Sopravvissuta miracolosamente alla trappola, Monza giura vendetta verso l'uomo che le ha portato via tutto e chi lo ha aiutato.
Pur essendo il motore dell'azione, quello di Monza non è l'unico punto di vista all'interno del romanzo, ma è solo il primo in un ricco cast di personaggi vecchi e nuovi. Tra i grandi ritorni abbiamo Caul il Brivido, Nicomo Cosca e Shylo Vitari, che qui giocheranno un ruolo decisamente più rilevante rispetto a La Prima Legge; rivediamo anche alcune figure importanti per le sorti del conflitto che continua imperituro nell'intero Mondo Circolare, come Ishri e Zolfo. I POV inediti riguardano invece l'avvelenatore Castor Morveer, l'ex carcerato Ghigno e, più avanti nella storia, il misterioso sicario Casimir "Cas" dan Shenkt.
Come nella serie madre, questi personaggi sono il grande punto di forza della prosa del caro Joe; pur non essendo in nessun caso delle belle persone, riescono in poche scene ad entrare nel cuore. L'alta qualità dei loro ritratti psicologici permette inoltre all'autore di strutturare delle ottime relazioni, che vanno dall'attrazione romantica, al legame familiare, al disprezzo più genuino; quanto se non più che nei volumi precedenti, si parla anche delle dinamiche interne ai giochi di potere, in questo caso tra i vari nobili a capo delle regioni styriane, inizialmente non così rilevanti per la trama ma via via sempre più importanti per la risoluzione finale.
Nel romanzo non mancano poi battaglie di ogni tipo e violenza decisamente sopra le righe, entrambi elementi che personalmente ho apprezzato, seppur mi renda conto che da un lato potrebbero turbare un lettore più sensibile e dall'altro non sempre risultano verosimili: in diverse occasioni i personaggi vengono feriti gravemente, ma basta lasciar trascorrere qualche giorno e, alla scena successiva, li si ritrova in perfetta salute.
Tra i pregi voglio infine includere i colpi di scena -soprattutto nella parte finale- per nulla banali e capaci di dare quel quid che sembrava mancare alla trama, ed il modo in cui si affronta il tema della vendetta. Quella di Monza non è infatti l'unica della quale si parla in questa storia, anzi: tutti i personaggi sono mossi da un desiderio di rivalsa gli uni verso gli altri, tanto che i più fedeli alleati si trasformano nei peggiori nemici e viceversa; trovo che Abercrombie sia stato bravo nel veicolare un messaggio di base paternalistico, senza per questo risultare affatto pedante.
Nonostante i miei elogi, il romanzo ha diversi difetti, primo tra tutti l'edizione italiana: ad oggi quasi introvabile (e forse è un bene) è decisamente scarsa, sia nella qualità dei materiali che nella svogliatezza della traduzione, palesemente priva di un minimo di revisione. Non mi ha poi fatta impazzire la fretta con cui si passa da una scena all'altra, come se mancasse qualche pagina a fare da ponte, e la scelta di non approfondire più di tanto alcuni personaggi decisamente interessanti come l'apprendista avvelenatrice Day, alla quale mi aspettavo fosse dato più spazio.
Ci tendo a sottolineare questa valutazione è molto più personale del solito: in genere cerco di analizzare i libri in modo distaccato, tenendo conto dei problemi anche in quelli che mi colpiscono in positivo, ma questa volta riconosco di essermi lasciata guidare dal cuore, e anche un po' dalla nostalgia per il Mondo Circolare che mi mancava più di quanto pensassi.