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Shadowhunters. Città del fuoco celeste
 
Shadowhunters. Città del fuoco celeste 2022-11-21 09:32:49 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    21 Novembre, 2022
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Entrata per l'inferno

Con "Città del fuoco celeste" termina la mia epopea (quasi) annuale nell'universo narrativo Shadowhunters creato da Cassandra Clare, che ancor oggi sta sfornando nuovi libri e nuove serie sui Cacciatori di demoni. Per quanto mi riguarda non provo un particolare interesse verso sequel o spin-off assortiti -almeno per il momento-, ma la consapevolezza di avere una dozzina abbonante di potenziali letture a mia disposizione mi conforta un po'.
L'ultimo volume della saga ci porta alla resa dei conti tra gli Shadohunters con i loro alleati (almeno sulla carta) e Sebastian, supportato invece dagli Ottenebrati ossia i Cacciatori che sono stati spinti a bere dalla Coppa Infernale ed ora sono completamente ai suoi ordini. Mentre si arriva pian piano allo scontro decisivo, l'autrice ne approfitta per chiudere gran parte delle sottotrame introdotte negli scorsi libri, ma non solo: presenta anche personaggi e dinamiche atte a preparare il terreno per un paio di volumi spin-off e soprattutto per la trilogia sequel, con protagonisti Emma Carstairs e Julian Blackthorn.
Questo è uno dei tasti dolenti della lettura: Clare è talmente impegnata nell'introdurre questi nuovi personaggi che concede loro molto più spazio del dovuto, infatti il contributo che danno alla storia poteva tranquillamente ricadere su altri caratteri, specialmente in un cast già molto ricco di suo. Da questo punto di vista si è guardato forse un po' troppo al lato economico, cercando di capitalizzare sull'interesse dei lettori per i progetti futuri. Gli altri aspetti che mi hanno fatto storcere il naso sono la gestione della sottotrama di Maureen -totalmente sacrificata, a dispetto della buona base- e il finale interminabile: dal momento del climax all'ultima pagina ci sono fin troppe scene di riempitivo, tra strizzare d'occhio ai fan dell'universo narrativo e momenti di autopromozione.
Nel complesso però penso che il romanzo svolga bene il suo compito, in quanto conclusione della serie, soprattutto perché mette in scena dei combattimenti in grado di far temere per le sorti dei personaggi, almeno quelli secondari. Ho apprezzato poi l'inserimento di diversi confronti più seri del solito, in cui si affrontato tematiche mature con i giusti toni ed i protagonisti fanno dei passi in avanti sia come singoli individui che come coppie.
Però, dal momento che questo è l'ultimo capitolo della saga, volevo inserire un breve commento su come la cara Cassandra ha saputo concludere gli archi narrativi dei personaggi principali; ovviamente omettendo i cognomi per evitare spoiler casuali.
Clarissa "Clary", non l'ho mai apprezzata particolarmente, e non è un segreto: detesto che faccia sempre delle scelte avventate senza mai risponderne solo perché è la specialissima protagonista; la sola nota positiva è che con il procedere della serie al suo POV se ne aggiungono di ben più interessanti. Il suo arco narrativo comunque ha un paio di bei momenti, e uno di questi è proprio in "Città del fuoco celeste".
Jonathan Christopher "Jace", chi si somiglia si piglia, e infatti lui è un altro personaggio che ho mal tollerato fin da subito; semplicemente, non sopporto il cliché del ragazzo tenebroso e tormentato (e direi che è una costante, in famiglia…) che riesce in qualunque cosa dalla lotta all'arte, però le sue interazioni con Simon sono davvero divertenti: urge una bromance su loro due!
Simon, che nella cosiddetta "prima trilogia" non mi diceva molto, mentre da "Città degli angeli caduti" in poi è diventato uno dei miei personaggi preferiti, e sicuramente il mio protagonista preferito. Il suo epilogo è fin troppo positivo per i miei gusti, però continuo ad apprezzare l'evoluzione del suo carattere.
Isabelle "Izzy", altro personaggio che ho molto rivalutato durante la serie, quando finalmente ha avuto spazio per mostrare il suo vero io, oltre lo stereotipo della femme fatale. Mi è piaciuta sia nelle interazioni familiari che in quelle romantiche; sarò impopolare, ma io la preferisco ad Alec.
Alexander "Alec", la sua parabola è l'opposto della sorella, perché in un primo momento mi piaceva parecchio, ma l'evoluzione scelta per lui dall'autrice dal quarto libro non mi ha fatta impazzire; in parte si redime, ma secondo me senza un vero impegno da parte sua. Nell'epilogo però mi ha commosso, anche se mi rendo conto che l'intera scena fosse volta a pubblicizzare "Le cronache di Magnus Bane".
Magnus, in questo caso mi accodo con piacere allo stuolo dei suoi fan, perché al suo carisma è impossibile resistere. Non ho nulla da obiettare sul suo percorso, anche se forse avrei visto bene una conclusione meno blanda e qualche momento in cui mostrasse maggior decisione nelle sue scelte.
Sebastian, aka l'ennesimo antagonista deludente nell'universo narrativo Shadowhunters, che passa dall'essere onnipotente al perdere tutto nell'arco di mezza pagina. Mi sarei aspettata anche in questo caso qualcosa in più, visto quanto spazio l'autrice gli aveva dedicato nel quinto libro, e invece...
Maia, che mi è piaciuta fin da subito; nel corso della serie c'è stato solo un momento in cui il suo comportamento non mi ha convinta particolarmente, ma anche quello è stato sviluppato al meglio. Non posso che essere soddisfatta per il suo epilogo, che definirei meritatissimo senza dubbi.
Raphael, un tasto dolente, perché anche lui mi ha intrigato dall'inizio e quindi avevo delle aspettative piuttosto alte; si intuirà facilmente che la conclusione della sua storia non mi è piaciuta affatto, soprattutto per l'assenza di un minimo di introspezione. Stesso si può dire tra l'altro per la maggior parte dei vampiri presenti nella saga.
Le fatine, che rimangono quasi sempre marginali, anche se intuisco saranno importanti in The Dark Artifices. Non mi hanno mai incuriosito più di tanto, ma per lo meno mantengono un certo fascino dovuto agli elementi folkloristici che le caratterizzano.
Angeli e demoni assortiti, dai quali ci si potrebbe aspettare grandi gesta e battaglie epiche, ma no. Soprattutto i secondi sono una vera tristezza e oscillano tra l'inutilità (vedasi il dispensabile Azazel) ed il disonore di farsi sconfiggere con facilità da un gruppetto di adolescenti male in arnese; fossero rimasti in disparte, avrebbero fatto miglior figura.
Gli adulti, ossia i grandi assenti, cosa abbastanza frequente nelle serie per ragazzi quindi in linea di massima non lo reputo un problema, anzi ci si potrebbe leggere una sottile critica ad una società fossilizzata in rituali desueti e inutili, che inoltre mettono in pericolo la comunità. La maggior parte di loro porta a casa la pagnotta (letteraria), però Jocelyn non la digerisco proprio: per quanto piagnucoli rimane la causa del 90% dei problemi di questa storia e, senza particolare impegno, si becca pure un bel finale. Non c'è giustizia.

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