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Nonostante tutto, è una spanna sopra TMI
Tra piani malvagi campati per aria e paraculate degne di nota per risolvere triangoli amorosi, "La principessa" conclude la trilogia dedicata agli antenati degli Shadowhunters che abbiamo incontrato in TMI. Una conclusione più che discreta, che riesce a chiarire un po' tutti i misteri presentati nel corso della serie; penso che la mia preferenza vada ancora al secondo capitolo, però quest'ultimo libro ha saputo divertirmi quanto i precedenti, e anche stupirmi in un paio di occasioni.
La narrazione riprendere inspiegabilmente due mesi dopo la fine de "Il principe", con il ripresentarsi della minaccia del Magister, questa volta determinato a prendersi Tessa per portare a termine la sua missione e distruggere tutti i Cacciatori. Dico inspiegabilmente perché non sono riuscita a capire cosa gli abbia impedito di agire prima, consentendo così ai protagonisti di riorganizzarsi ed addestrarsi di più. Forse voleva permettere a Cecily di ambientarsi all'interno dell'Istituto, o alle varie coppiette di dichiararsi reciprocamente eterno amore. Comunque sia, la trama sembra preparare il terreno ad una battaglia epica, che epica proprio non è: il punto di forza di questa storia infatti non è tanto nelle descrizioni dei combattimenti o nell'ideazione di piani complessi, quanto nei dialoghi in cui i protagonisti di confrontano.
Questi momenti permettono di comprendere meglio le relazioni già esistenti tra i personaggi o di farne nascere di nuove; a parte qualche battuta un po' ridondante, i confronti sono scritti in modo estremamente emozionante. Così si arriva ad esempio alla consolidazione del legame familiare tra i protagonisti, qui più uniti che mai: includendo figure di diverse età, questo gruppo da l'idea di essere una vera famiglia.
Altri aspetti che mi sento di promuovere sono il senso dell'umorismo -in particolare da parte di Henry, ma anche da un inaspettato Gideon-, la caratterizzazione ben riuscita di alcuni personaggi secondari ed i dettagli storici, che forse risultano un po' chiassosi ma dimostrano per lo meno quanto impegno l'autrice abbia investito nella ricerca di informazioni su abiti, cibi e consuetudini. Carine poi le molte strizzare d'occhio a TMI: se avete letto anche la serie madre, vi gusterete di più questa lettura.
In compenso non sono riuscita ad apprezzare le descrizioni ripetitive dell'aspetto dei personaggi (dopo tre libri so bene che Jem ha le ossa fragili, non c'è bisogno di ribadirlo ogni tre pagine!), le rivelazioni eccessivamente contorte del villain principale e la poca coerenza a livello temporale, soprattutto se si riflette sulle tempistiche degli spostamenti da metà libro in poi.
Per quanto riguarda la risoluzione del triangolo amoroso tra i protagonisti, sono combattuta: non mi sento del tutto convinta, però almeno è una trovata originale; e a questo punto bisogna ammettere che A.G. Howard non si era inventata nulla di nuovo.