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Un libro di mezzo, a oltre due terzi della serie
"Città delle anime perdute" ci porta alle battute finali con la serie The Mortal Instruments, nonostante nessuno si sia ricordato di menzionare questo dettaglio all'autrice: incurante di essere arrivata al penultimo capitolo della saga, la cara Cassandra introduce qui un gran numero di sottotrame e dinamiche tra i personaggi, che oggettivamente non sono certa riuscirà poi a concludere al meglio in un solo volume. Eppure, con oltre metà serie alle spalle, questo quinto romanzo riesce anche a soffrire della sindrome del libro di mezzo, infatti per buona parte della storia la trama sembra non portare a nulla di concreto; ma andiamo ad analizzarla un po' più da vicino.
La narrazione riprende un paio di settimane dalla conclusione di "Città degli angeli caduti" e, per quasi tutto il volume, si divide tra la missione della squadra dei Buoni (giuro che si definiscono così!) per salvare Jace all'insaputa del Conclave, e lo sviluppo delle molte relazioni sentimentali tra i personaggi, in questo libro arrapati come non mai. Sulla carta, i protagonisti dovrebbero anche sventare la minaccia del cattivo di turno, ma questo contrasto si concretizza solo negli ultimi capitoli, con uno scontro che non mi azzardo neppure a definire "battaglia". Sullo sfondo vediamo le faide tra le varie creature sovrannaturali: immagino avranno un ruolo nel capitolo conclusivo, ma qui fanno solo da contorno tra una pomiciata e l'altra.
Oltre ad una trama che procede a tentoni, con tanto di scene e personaggi filler (ancora non mi spiego l'introduzione di Azazel), il libro ci regala dei momenti di sano trash, e penso in particolare all'intera parentesi sulla Preator House, il simil-liceo in cui si diplomano i licantropi! ma anche alla povera Camille Belcourt, da invincibile vampira a consulente di coppia. Mi ha divertito molto meno l'impulsività di Clary, qui portata all'esasperazione, soprattutto perché lei non arriva mai a pagare concretamente per le sue scelte azzardate; anche la maggior parte delle coppie al centro della narrazione non sono proprio di mio gusto: la riconciliazione di Maia e Jordan è troppo semplice per essere credibile, Clary e Jace hanno decisamente stufato con il loro essere degli eterni star-crossed lovers, mentre la storia tra Alec e Magnus ho ancora speranza venga risolta bene in "Città del fuoco celeste".
Compensano in parte Simon e Isabelle, con una relazione carina ma per nulla stucchevole, che ha un'evoluzione coerente con i loro caratteri ed è ben amalgamata al resto della trama. Mi è piaciuta anche l'idea di introdurre delle nuove ambientazioni, nonché la decisione di correggere alcune incongruenze sorte negli scorsi volumi. L'autrice ha inoltre incluso nuovi POV, che donano un maggiore dinamismo alla narrazione: una scelta molto felice, soprattutto perché tra questi non è presente quello del fastidioso Jace.
Nel complesso, questa lettura mi ha divertita e quasi sempre intrattenuta, ma arrivata a questo punto con la serie mi aspettavo qualcosa di più. Se Clare mettesse nella stesura della trama la metà dell'impegno che investe nel descrivere l'abbigliamento dei protagonisti, ci sarebbe scappata perfino un'altra stellina.