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In cui gli stregoni emettono regolare fattura
Prima di cominciare la mia avventura nell'universo narrativo di Shadowhunters, almeno per quanto riguarda i libri, avevo spesso sentito dire che questa trilogia fosse molto più godibile rispetto a TMI; da quanto ho letto finora, posso dire di essere del tutto in linea con questa opinione: per solidità della trama e sviluppo delle relazioni, TID si è confermata in questo seguito ben più convincente rispetto alle avventure di Clary & Co.
"Il principe" riprende la storia soli pochi giorni dopo la conclusione del primo capitolo: la storyline principale riguarda la decisione del Consiglio di incaricare Charlotte di individuare in fretta il nascondiglio del Magister, pena la perdita della direzione dell'Istituto, ruolo che Benedict Lightwood cerca in sottrarle da anni; la missione dei protagonisti ruota quindi attorno a quest'indagine, che li porterà ad esplorare luoghi inediti nell'Inghilterra vittoriana ed incrociare la strada con nuovi personaggi molto promettenti. Pur non portando avanti di troppo la narrazione orizzontale, questo secondo volume dimostra di avere una marcia in più, forse proprio perché ormai i protagonisti risultano familiari al lettore e si possono capire al meglio le dinamiche tra loro.
Se la narrazione langue un po' in quanto ad avvenimenti, compensa con sviluppo delle relazioni (dando tra l'altro spazio a due coppie che mi hanno fatta innamorare!) ed illustrando in modo approfondito il legame parabatai, solo menzionato nel libro precedente e per nulla rilevante nella serie principale. Molto valido anche il modo in cui viene risolto il conflitto principale, seppur mi aspettassi qualche momento di azione in più nel finale.
Altri aspetti da migliorare sono la caratterizzazione dell'antagonista -qui scopriamo qui solo qualche dettaglio sul suo passato, senza però mai vederlo all'opera- e la poca verosimiglianza di alcune scene: il confronto con Nate, ad esempio, si basa su delle premesse ridicole, e lo stesso vale per il grande mistero circa il comportamento scostante di Will. Anche il triangolo amoroso che si consolida in questo seguito non mi ha fatta impazzire a livello concettuale, ma per lo meno viene gestito benino nel complesso.
Pur non apprezzando particolarmente nessuno dei tre protagonisti (solo Jem riesce a conservare un po' della mia simpatia) promuovo a pieni voti quasi tutto il resto del cast: in particolare, ho adorato leggere le scene con i POV di Charlotte e Sophie, due personaggi che hanno avuto una valida evoluzione; nell'epilogo ho poi rivalutato in parte Henry, non troppo approfondito fino a quel punto della narrazione. Questo conferma comunque l'ottima scelta fatta da Clare quando ha optato per la terza persona, avendo così la possibilità di analizzare i pensieri di più personaggi.
La serie ha però ancora molti quesiti ai quali dare risposta, oltre ad un conflitto principale da risolvere: spero che "La principessa" riesca a gestire in maniera convincente questi aspetti, fornendo una degna conclusione alla trilogia. E me lo auguro soprattutto perché la sottoscritta non ha la minima intenzione di affrontare altri sequel, prequel, spin-off o crossover per scoprire quale strano ibrido paranormale sia Tessa.