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Nel dubbio, incolpiamo Loki
Ero vagamente consapevole della mia ignoranza sulla mitologia norrena, ma leggendo "The Wolf in the Whale" lo scorso anno ho preso coscienza di questa lacuna, scoprendo anche che mi interessava saperne di più; ecco come mi sono avvicinata a "Miti del Nord", che viene suggerito proprio come lettura entry level sull'argomento. Posso confermarvi che questa definizione è azzeccata: Gaiman ci porta una riscrittura facilmente comprensibile dei più celebri miti nordici, rendendoli accattivanti per un lettore contemporaneo grazie al suo stile, che già avevo apprezzato in diversi altri titoli.
Non si tratta quindi di un romanzo, bensì di una raccolta di brevi racconti che vanno a ripercorrere di volta in volta il ritratto di una particolare divinità oppure la cronaca di un'impresa epica. Pur non seguendo una trama vera e propria, la narrazione è guidata da un filo logico: si inizia con la genesi di questo pantheon (raccontando la creazione sia dei nove mondi sia delle principali figure mitologiche che li popolano) e si termina con il Ragnarok, che corrisponde ad una sorta di apocalisse biblica ineluttabile. Non manca poi un basilare ordine cronologico tra i diversi racconti, motivo per cui è consigliabile non passare da una storia all'altra in modo casuale: ad esempio, prima ci viene proposto il racconto in cui Thor ottiene il martello Mjollnir, e soltanto in seguito troviamo le varie avventure in cui lo utilizza per sconfiggere l'antagonista di turno.
Per la creazione dei personaggi e del mondo (o meglio, dei nove mondi) è chiaro che il caro Neil non si è inventato nulla, però credo sia stato molto bravo nel renderli affascinanti, spingendo magari il lettore a volerne sapere di più, visto che qui abbiamo soltanto un'infarinatura generale. Per quanto riguarda i singoli personaggi, trattandosi di divinità e simili, risulta difficile capirli a fondo, anche perché i racconti sono decisamente brevi e si finisce con il leggere poco perfino su Odino, Thor e Loki, che vengono inizialmente presentati come protagonisti; questo porta a doversi accontentare di quel poco che Gaiman racconta sui loro caratteri. Penso sia comunque inevitabile rimanere colpiti da qualcuno in particolare: nel mio caso si tratta del dio cieco Hod, che mi ha ispirato una tenerezza assurda.
Come già accettato, ho un debole per la prosa di Gaiman, ma penso che in questo caso si sia perfino superato: non essendo vincolato ad una narrazione convenzionale, ha potuto sfondare in più punti la quarta parete, lasciando dei commenti per i suoi lettori o inserendo delle battute sarcastiche sul comportamento degli dèi. L'impressione è quella di ascoltare proprio una di queste divinità che, giunta a Midgard sotto mentite spoglie, delizia il suo pubblico mortale raccontando le gesta di dèi ed eroi, esaltandone doti e capacità ma deridendo anche vizi ed ingenuità che li contraddistinguono. Nel complesso comunque lo stile è scanzonato ed esilarante, specialmente nei dialoghi; nelle parti descrittive si avvicina più ad una narrazione adatta al tema, infatti abbonato le ripetizioni di nomi e titoli, aspetto che potrebbe non piacere troppo al lettore contemporaneo.
Come spiega lo stesso autore nell'introduzione, il suo intento era quello di far conoscere questi miti al grande pubblico, che tende ad essere più interessato a quelli greci e romani, con i quali ci si può tra l'altro divertire a trovare non poche somiglianze. Direi che con la sottoscritta ha centrato il suo obiettivo: pur non essendo una grande estimatrice dei racconti brevi, mi sono veramente divertita nel leggere questa raccolta, e l’ho trovata istruttiva e del tutto accessibile per una neofita come me.