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Il volto di Dio
Sono trascorsi due anni e sette mesi dall'ultima volta che Ofelia ha visto Thorn, sul Polo, appena prima che lui fuggisse attraverso uno specchio per sottrarsi alla giustizia del sire Faruk. Una giustizia pilotata da Dio, che ormai non aspetta altro che liberarsi di Thorn e Ofelia, diventati due scomodi sassolini nella scarpa che intralciano i suoi piani di governo del mondo. Da allora Ofelia, tornata su Anima, non ha più ricevuto notizie di lui e si è ripiegata su se stessa, chiusa nel proprio dolore, impossibilitata ad allontanarsi dalla sua arca natia per cercare suo marito a causa della stretta sorveglianza delle Decane, alleate di Dio. Fortuna che c'è Archibald, pronto a orchestrare una fuga rocambolesca da Anima e a portarla via. Finalmente libera, Ofelia raggiunge l'arca di Babel, che, stando alle sue visioni e alle sue ricerche, è il luogo dove si nasconde il passato di Dio e degli spiriti di famiglia e forse anche il nascondiglio di Thorn, impegnato a cercare un modo per combattere Dio. Prima di poter anche solo avvicinarsi ai suoi obiettivi, però, Ofelia deve affrontare prove ancora più dure di quelle già sperimentate e questa volta si ritrova completamente sola, senza nessuno degli appoggi sui quali ha sempre potuto contare fino ad ora.
Il terzo volume della saga dell'Attraversaspecchi si rivela un romanzo difficile da giudicare. L'autrice mostra ancora una volta un'originalita e una potenza creativa non comuni nel dare vita a un nuovo universo, l'arca di Babel, e a molti nuovi personaggi che, pur non avendo una caratterizzazione psicologica particolarmente approfondita, sono tutti ben delineati e restano impressi con forza. Babel si presenta come un mondo piuttosto diverso dal Polo e da Anima, le due arche conosciute finora, un'ambientazione singolare e affascinante con il suo strano miscuglio di natura e tecnologia. Qui i signori che dominano l'arca, i Lord di Lux, e che di fatto hanno anche il pieno controllo dei due spiriti di famiglia di Babel, hanno creato una sorta di inquietante "dittatura della felicità" che punta a dar vita al "migliore dei mondi possibili" e non importa quante libertà e quante vite umane saranno calpestate pur di realizzare l'impresa. Come sempre nella saga di Christelle Dabos, niente è davvero ciò che appare e a Babel dietro la facciata di ordine, benessere e felicità si nasconde molto altro, proprio come dietro gli scopi ufficiali dei Lord di Lux si celano intenzioni segrete, legate a Dio e ai suoi poteri.
Uno dei pregi maggiori della scrittura della Dabos, poi, è la capacità di rappresentazione del diverso come qualcosa di naturale e spontaneo, che fa indissolubilmente parte della persona e, anche se non determina il suo intero modo di essere, la rende unica e speciale.
A differenza dei due romanzi precedenti, però, il terzo volume della saga non è impeccabile. Qualche nota dolente c'è, a cominciare proprio dalla descrizione del mondo di Babel: in alcuni passaggi la scrittura diventa troppo frettolosa, la descrizione si fa approssimativa e soprattutto l'autrice non torna quasi mai due volte su uno stesso elemento, dando tutto per assodato dopo averlo introdotto. La conseguenza è che alcuni aspetti di Babel, pur essendo piuttosto importanti, restano nebulosi. Di certo non si pretende che la Dabos dedichi pagine e pagine a descrizioni minuziose, ma a volte è possibile, durante la narrazione, recuperare un elemento a cui si è già fatto cenno o arricchire una descrizione o una spiegazione con qualche banale trucchetto: in questo modo il lettore può chiarirsi le idee senza che la scrittura diventi prolissa.
Un altro aspetto problematico è che la Dabos allunga il brodo, forse un po' troppo. Anche i primi due libri, in effetti, sono un po' lenti nella parte iniziale, ma non sono mai noiosi, perché anche il riempitivo riesce ad essere interessante e affascinante. Stavolta, invece, forse anche a causa di alcune descrizioni sommarie e spiegazioni poco chiare, questa tendenza diventa un problema. Il "contorno" non riesce a catturare come catturava sul Polo. Per tutto il romanzo, e si tratta di un romanzo molto corposo, gli eventi strettamente legati alla trama principale sono pochissimi. I fatti davvero significativi si condensano nelle ultimissime pagine. Trattandosi del penultimo volume della saga, il lettore si aspetta forse qualcosa di più concreto che faccia compiere un passo avanti decisivo verso la risoluzione della vicenda. Le rivelazioni ci sono, ma, pur essendo sorprendenti e interessanti come sempre, lasciano la storia in una posizione sostanzialmente statica.
Nonostante i difetti, però, "La memoria di Babel" resta una lettura piacevole e accattivante, e soprattutto è il romanzo nel quale, finalmente, conosciamo il volto di Dio. Parlando di rivelazioni, questa vi lascerà davvero a bocca aperta.