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Rovina e ascesa. Grishaverse
 
Rovina e ascesa. Grishaverse 2021-04-28 08:39:02 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    28 Aprile, 2021
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Quando il WWF protesta...

"Ruin and Rising" di Leigh Bardugo va a concludere la trilogia iniziata con "Shadow and Bone", ma anche a chiudere questa prima parte dei romanzi ambientati nel Grishaverse verso il quale -devo ammettere- ho parecchia curiosità e penso prossimamente di continuare con questo universo narrativo.
La storia ci riporta da Alina e il suo gruppo malconcio di Grisha tre mesi dopo il confronto con il Darkling, che ormai governa su Ravka grazie ad un esercito potenziato dalla presenza dei nichyevo'ya, ossia i soldati-ombra. Mostrata ai fedeli rifugiati sottoterra per essere venerata come una Santa, Alina è di fatto prigioniera dell'Apparat e dovrà innanzitutto riottenere i suoi poteri per poi affrontare il confronto decisivo e salvare il regno dallo spietato dittatore.
Grazie ad un atteggiamento più maturo e al valido finale, questo ultimo capitolo ha decisamente migliorato la mia opinione sulla serie nel suo complesso, nonostante la prima parte sia un susseguirsi di scene dalla dubbia utilità, come il crollo della galleria o i siparietti con Oncat (per quanto io adori i felini). Mi hanno lasciato un po' perplessa anche i dialoghi molto colloquiali e ricchi di frecciatine presenti in scene teoricamente pericolose e la capacità dei personaggi di incontrare sempre gente conosciuta a dispetto della vastità del territorio ravkiano. Divertente invece il momento in cui Alina permette all'ottenne Misha di esercitarsi a combattere -con spada di legno, ma fucile vero!- quando poche pagine prima aveva ordinato imperiosamente che nessun ragazzino fosse arruolato tra le fine dei Soldat Sol.
Dall'altro lato, le interazioni tra i protagonisti e i diversi momenti di confronto sono sicuramente i punti più alti della narrazione, e si nota la grande cura con cui la Bardugo sceglie i termini da adottare; trovo ottimo anche lo sviluppo della maggior parte dei personaggi: in particolare, la mia preferita Genya e -chi l'avrebbe mai detto?- Nikolai. A questo punto sto facendo un pensierino anche per "King of Scars", che finora avevo bocciato a priori, perché la storia del nuovo sovrano di Ravka ha un grandissimo potenziale.
Circondata forse da troppo hype, questa serie riesce comunque a creare delle ottime basi per questo mondo fantastico, ma è anche godibile come prodotto fine a se stesso e migliora di volume in volume.


NB: Libro letto in lingua originale


Di seguito, vado ad analizzare (con SPOILER) i cinque motivi per i quali consiglio questa serie e i cinque per i quali invece lo sconsiglio.

PRO

1. ALINA (E MAL)
Dopo un inizio incerto e zeppo di stereotipi, Alina si rialza e dimostra di poter essere una valida protagonista, trovando un equilibro nel suo ruolo di guida a dispetto dei molti, ragionevoli dubbi che la mettono in difficoltà.

«I prayed he was right, that I wasn't just another leather taking their loyalty and repaying them with useless, honorable death.»

È particolarmente interessante leggere della sua presa di coscienza e dell'accettazione per i poteri che si trova a dover gestire; inizialmente ne è turbata, poi sempre più attratta e fino all'ultimo si rimane in dubbio se riuscirà a gestire tutto questo o meno.

«"Age and birth right don't matter to the Grisha. All they care about is power. I'm the only Grisha to ever wear two amplifiers. And I'm the only Grisha alive powerful enough to take on the Darkling or his shadow soldiers. No one else can do what I can."»

Da "Shadow and Bone" a "Ruin and Rising", Alina compie un arco evolutivo molto importante e decisivo per il compito che è chiamata a svolgere: impara ad essere più determinata nelle scelte delle quali si prende la responsabilità e a dirigere il suo gruppo senza imporsi in modo aggressivo o autoritario, riuscendo a mantenere in parte lo spirito genuino degli inizi.

«"When the time comes", Mal asked, "can you bring the firebird down?"
Yes. I was done with hesitation. [...] I'd simply grown ruthless enough or selfish enough to take another creature's life. But I missed the girl who had shown the stag mercy, who had been strong enough to turn away from the lure of power, who had believed in something more.»

Sebbene venga criticata da molti, io trovo molto credibile e ben scritta la sua relazione con Mal. La preoccupazione di lui quando la vede sempre più bramosa di potere lo rende simpatetico, quindi il loro allontanamento in "Siege and Storm" ha delle basi valide.

«"You wanted to wear the second amplifier. You have it. You want to go to Os Alta? Fine, we'll go. You say you need the firebird. I'll find a way to get it for you. But when all this is over, Alina, I wonder if you'll still want me."»

Grazie a dei confronti i due si chiariranno e Mal arriverà pian piano a comprendere ed accettare la natura di Alina, rivelandosi per quello che era fin dal principio: l'unico interesse amoroso degno di tale nome e compatibile caratterialmente con lei.

«"I wasn't afraid of you, Alina. I was afraid of losing you. The girl you were becoming didn't need me anymore, but she's who you were always meant to be."
"Power hungry? Ruthless?"
"Strong." He looked away. "Luminous. And maybe a little ruthless too. [...]"»

Forse non saranno la coppia più facile della serie, ma sono indubbiamente quella più approfondita ed interessante. E l'epilogo dipinge in modo perfetto il loro rapporto, con piccoli momenti di sconforto che non vanno ad intaccare una meritata felicità.

2. GENYA SAFIN
Già nel primo libro individuai in Genya il mio personaggio preferito, in particolare per la sua estraneità al resto dei Grisha e la straziante storia personale. Nonostante condividano la medesima professione, la Bardugo è stata inclemente con questo personaggio, facendola soffrire in alcuni dei momenti più bui della serie; Genya riesce comunque a farsi forza e trasforma in armi quelle che all'esterno appaiono come debolezze.

«As I approached with my armed escort, Genya let her shawl drop away, and the guards flanking me stopped short. She rolled her remaining eye and gave a catlike hiss. [...]
"Too much?" she asked.»

Il suo addio con Alina è indubbiamente il più toccante di cui leggiamo alla fine di "Ruin and Rising": sono due giovani donne provate molto dalla vita, che riescono comunque a farsi forza e diventare vere amiche.

«"Alina", she said, "I'm not sure they'll follow me."
"You make them follow you." I touched her shoulder. "Brave and unbreakable."»

Ho trovato poi tenerissimo il suo rapporto con David, che nel primo libro sembrava inserito un po' a forza ma pian piano assume una sua dimensione e l'inaspettata chimica tra i due è palese.

«"It's some kind of cured resin, but it's been reinforced with... carbon fibers? [...] More flexible!" David said in near ecstasy.
"What can I say?" asked Genya drily. "He's a passionate man."»

È importante il supporto di lui specialmente nel momento del confronto con il Re, al quale Genya vorrebbe inizialmente sottrarsi, per poi uscirne come vincitrice incontrastata.

3. SISTEMA MAGICO
In questo caso mi devo accodare a quanti prima di me hanno -giustamente- tessuto le lodi del sistema magico ideato dalla Bardugo. Pur basato su una logica inversa rispetto alla norma, visto che i Grisha diventano sempre più forti, longevi e belli tanto più usano i loro poteri,

«"Using our power makes us stronger. It feeds us instead of consuming us. Most Grisha live long lives. [...] The length of a Grisha's life is proportional to his or her power. The greater the power, the longer the life. And when that power is amplified..."»

questo sistema magico ha molti aspetti interessanti, come l'utilizzo degli amplifiers e la spiegazione quasi scientifica per le magie operate dai Grisha,

«Everything in the world could be broken down into the same small parts. [...] Grisha steel wasn't endowed with magic, but by the skill of Fabrikators, who did not need heat or crude tools to manipulate metal.»

che ben si coniuga con il mondo in cui sono ambientate le vicende, a cavallo tra antiche credenze e un futuro più tecnologico.

4. UN FANTASY "DIVERSO"
E ora parliamo proprio del Grishaverse, anche se la serie si ambienta quasi esclusivamente nel regno di Ravka. A differenza del fantasy-medio, questo universo non richiama nettamente al classico Medioevo, ma direziona la sua attenzione ad est pescando a piene mani dalla tradizione popolare Russia e -più genericamente- dell'Est Europa, dalla quale deriva ad esempio la forte venerazione nei confronti dei Santi.

«There were hundreds of Saints, one for every tiny village and back water in Ravka.»

Ovviamente ciò è possibile perché l'autrice ha unito i poteri reali dei Grisha alle superstizioni e alle credenze contadine; abbiamo quindi scene in cui Alina viene esposta come una martire vivente e adorata da chi spera di ottenere risposta alle proprie preghiere,

«They begged for me to bless them, to cure them, but I could only summon llight, wave, let them touch my hand. It was all part of Nikolai's show.»

ma anche momenti in cui le persone comuni aggrediscono i Grisha, spaventate dalla loro magia.
Il lato più interessante di questo mondo è dato però dalla mescolanza di tante etnie diverse e dalla sua dinamicità. Per tornare al fantasy-medio, di solito abbiamo dei mondi che per centinaia di anni rimangono sempre nella stessa situazione dal punto di vista politico, sociale, economico o tecnologico; il Grishaverse invece è un luogo di cambiamento e spesso nel testo ci si riferisce all'avanzare impellente della modernità,

«"The world is changing, Alina. Muskets and rifle are just the beginning. I've seen the weapons they're developing in Kerch and Fjerda. The age of Grisha power is coming to an end."»

data da invenzioni come le navi volanti o le armi da fuoco, che rendono questa serie molto vicina alla cultura steampunk.

5. SCARDINARE I CLICHÉ
La Bardugo ha profuso in grande impegno nella demolizione dei tropi più caratteristici per il target YA; o meglio, questi cliché sono presenti ma vengono spiegati in modo razionale oppure rovesciati.
Ad esempio, Alina scopre quasi adulta i suoi poteri in circostanze fortuite, ma questo viene chiarito quando alla fine di "Shadow and Bone" si scopre che ha celato involontariamente le sue capacità per non essere separata da Mal. Sempre parlando della protagonista, all'inizio ci viene descritta come sciapa e banale nell'aspetto esteriore, e questo si capirà poi essere collegato proprio alla soppressione dei poteri.
Un altro tropo è quello degli amanti contrastati, che qui trova riscontro concreto nella situazione particolare in cui si trova la protagonista, per cui deve mettere da parte l'amore nell'interesse di un bene più grande. Per il classico cast composto soltanto da adolescenti invece la soluzione è valida (come già accennato, i Grisha invecchiano lentamente per merito della magia esercitata) ma viene applicata maldestramente, perché alla fine i personaggi continuano a comportarsi da ragazzini. Tra l'altro -in base alla Wikia dedicata alla serie- SONO dei ragazzini... ma apprezzo comunque lo sforzo.
E apprezzo ancor di più che l'autrice non abbia romanticizzato troppo il rapporto tra Alina e il Darkling, e anche qui alcuni fastidiosi cliché vengono stoppati sul nascere.

«"You might make me a better man."
"And you might make me a monster."»

CONTRO

1. ALINA IN "SHADOW AND BONE"
Prima ne ho parlato in toni elogiativi, e ora devo demolirla. Come da titolo, mi riferisco solo a come Alina viene raccontata in "Shadow and Bone" dove è specialissima già dalla prima pagina del prologo.

«The girl was different, and she knew it.»

Ovviamente rimane sconvolta quando scopre di non essere una ragazza ordinaria, ma la prescelta per gestire il potere di Sun Summoner, e noi poveri lettori ci dobbiamo sorbire pagine su pagine in cui si lamenta di come sia troppo banale per essere una Grisha.

«"Do I look like a Grisha to you?", Grisha were beautiful. They didn't have spotty skin and dull brown hair and scrawny arms.[...]»

Molto peggio sono però i momenti in cui si dedica con passione allo slutshaming nei confronti di ogni singolo personaggio femminile che abbia la sciagura di incrociare il suo cammino o -colpa ben più grave- di posare gli occhi sul suo "amico" Mal.

«"If it's that tracker, tell him to come inside and keep me warm."
"If he want to catch tsifil, I'm sure you'll be his first stop", I said sweetly, and lippe out into the night.»

Come per la generalità delle altre protagoniste YA, per Alina la bellezza è qualcosa da guardare con diffidenza, perché chi è bello esteriormente non può che rivelarsi una persona malvagia,

«The Queen was beautiful, with glossy blond hair in a perfect coiffure, her delicate features cold and lovely. [...] I wonder just how much work Genya had done on her.»

di conseguenza, la vediamo valutare gli altri basandosi solo sul loro aspetto per l'intero primo romanzo.
Per fortuna, poi è migliorata!

2. GUERRA
Mi riferisco al conflitto tra Ravka e le nazioni vicine, Fjerda e Shu Han, che si può ridurre ad un singolo aggettivo: infantile. Per motivi di trama infatti, sembra che dalla fine del primo capitolo la guerra venga interrotta e nominata ogni tanto solo per abitudine, a dispetto dei tanti morti di cui la Bardugo non si stanca di ricordarci.

«It took us far too long to get out of the cemetery. The rows of crypts stretched on and on, cold testimony to the generations Ravka had been at war.»

Più in generale, le interazioni tra gli Stati rasentano la stupidità a livello politico e strategico: per esempio, è inspiegabile perché nessuno dei due attacchi Ravka quando in "Ruin and Rising" la nazione è più divisa che mai, o per quale ragione si ostinino a non sfruttare i poteri dei Grisha anche solo come loro schiavi invece di ucciderli a caso.
Diciamo che non si arriva ai livelli di The Lunar Chronicles ma sembra essere inevitabile per i romanzi YA dipingere i giochi di potere come qualcosa di banale e libero da vincoli logici.

3. BELLEZZA
Capisco che la Bardugo abbia lavorato come truccatrice, quindi sia naturalmente attenta al fattore estetico, ma ciò non giustifica la bonanza del suo intero cast; perfino Alina che all'inizio viene presentata come banalotta poi si trasforma in una specie di mix tra una Santa cristiana ed Elsa in Frozen II.
Ma non basta essere belli, bisogna anche parlare in continuazione della propria -o della altrui- bellezza:

«"I saw the prince when I was in Os Alta", said Ekaterina. "He's not bad looking."
"Not bad looking?" said another voice. "He's damnably handsome."»

E non c'è nulla di sbagliato in ciò, se non fosse che si crea una fastidiosa ridondanza e alcuni personaggi in particolare risultano un po' superficiali, come Zoya e Nikolai, a causa dei quali io tremo al pensiero che siano stati scelti come protagonisti della recente Nikolai Duology: già immagino dialoghi interminabili fatti solo da complimenti reciproci e battutine argute.

4. FRASI QUOTABILI
E passiamo ora ai dialoghi e, nel dettaglio, alle frasi sagaci. Qui potrei citarvi un qualunque dialogo in cui partecipino Nikolai, il Darkling, Zoya o -dopo metà serie- Alina. Ovviamente le frasi sono meravigliose e perfette per essere quotate, ma quantomeno inverosimili in uno scambio di battute naturale e spontaneo.
Invece di fare migliaia di esempi, mi limito a citare questo botta e risposta tra Alina e il Darkling, nel quale i due esprimono tutta la loro capacità dialettica, lui con fare da seduttore e lei come la ragazzina che deve rispondere sempre a tono per dimostrare qualcosa.

«"I've been waiting for you a long time, Alina", he said. "You and I are going to change the world."
I laughed nervously. "I'm not the world-changing type."»

Come detto, quello che più mi infastidisce sono la poca verosimiglianza e le reazioni sempre esagerate a queste affermazioni. Un esempio ottimo si ha nella scena in cui Genya accusa il Re e, ad una sua frase, lui rimane sconvolto;

«She leaned in and whispered something to him. The King paled, and I saw real fear in his eyes.»

ma quando, dopo un paio di pagine, scopriamo cosa lei gli abbia effettivamente detto,

«"What did you whisper?" I asked quietly. "To the King."
[...] I am not ruined. I am ruination.»

risulta evidente come il comportamento del sovrano sia quanto mai fuori luogo: io sarei scoppiata a ridere per una frase così pretenziosa e sopra le righe.

5. HARRY POTTER E IL MAGO NERO
E per concludere parliamo di plagi. O, a voler essere generosi e ben pensanti, a pesanti citazioni.
La saga potteriana viene alla mente più volte durante la lettura, specialmente quando scopriamo che Alina deve radunare tre amplifiers per sfruttare al massimo il suo potere diventando quasi onnipotente, così come i tre Doni della Morte dovrebbero rendere il loro vero possessore Padrone della Morte, appunto. La connessione tra Alina e il Darkling poi ricorda parecchio quella tra Harry e Voldemort,

«It had strengthened the bond between us, living him access to my mind as the collar had given him access to my power.»

considerando anche che, dopo lo scontro diretto in "Siege and Storm", lei impara a controllare le ombre -potere di lui- allo stesso modo in cui Harry acquisisce la capacità di parlare il serpentese dopo l'attacco di Voldemort all'inizio della saga.
Ma questa trilogia mi ha ricordato un'altra serie -che all'epoca avevo tacciato proprio di ispirarsi spudorata ad Harry Potter- ossia Il mago nero di Trudi Canavan. In particolare ne "La Corporazione del maghi" abbiamo una protagonista plebea che scopre di essere una maga dotata e viene portata nella scuola in cui imparerà a controllare i suoi poteri; qui comanda un tizio vestito sempre di nero, temuto (più che rispettato) da tutti,

«"Quiet." The Darkling barely seemed to raise his voice, but the command sliced through the crowd and silence fell.»

unico a saper utilizzare un tipo di magia proibito e potente. Se vi servono ulteriori prove, sappiate che anche nel mondo della Canavan i maghi si specializzano in una particolare branca dividendosi tra Guaritori (Corporalki), Alchimisti (Materialki) e Guerrieri (Etherealki).
Non dirò mai più che la Canavan peccava di banalità, promesso.

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