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Dan Brown incontra "Shadowhunters"
Devo confessare di non avere molto da dire su questo libro dal momento che sono arrivata a pagina 200 (su ben 497) prima di arrendermi e chiuderlo definitivamente. Duecento pagine nelle quali non succede quasi nulla di rilevante o interessante, ma assistiamo solo a un gran mucchio di chiacchiere e spiegazioni farraginose e ripetitive senza mai essere chiare, mentre i personaggi girano di qua e di là senza che nemmeno loro capiscano esattamente cosa sta succedendo o cosa stanno facendo e perché. Duecento pagine che non sono sufficienti neppure a caratterizzare efficacemente i personaggi, che restano indefiniti e piatti come carte da gioco. Probabilmente sarebbe difficile trovare una protagonista più incolore di Evangeline ed è l'unico aggettivo che è possibile associarle. La trama riesce a essere banale e nebulosa al tempo stesso e quelli che, si presume, nelle intenzioni della scrittrice dovevano essere grandi colpi di scena sono inspiegabilmente sventolati sotto il naso del lettore fin dall'inizio. Che gusto c'è a leggere un romanzo quando hai già intuito, più o meno, cosa succederà? Nessuno, soprattutto se lo stile non è abbastanza piacevole o particolare da invogliare comunque alla lettura. La scrittura di Danielle Trussoni è troppo pesante, minuziosa e didascalica per un romanzo che si propone di essere un paranormal-thriller. Perfino chi apprezza i "mattoni", lo stile descrittivo e i libri ricchi di dettagli si ritrova ad ammettere che questa volta è troppo, anche perché tutto l'insieme è gestito piuttosto male.
La sensazione è che Danielle Trussoni ci abbia provato, con una buona dose di impegno e serietà, ma che abbia elaborato un progetto troppo grandioso e complesso che poi, nella pratica, non è stata in grado di gestire con efficacia. Considerando che "Angelology" è un'opera prima, forse sarebbe stato più saggio ridimensionare il tutto e puntare più in basso. Quando una persona ha appena cominciato ad allenarsi non punta subito alla maratona, giusto? Comincia a correre per un quarto d'ora, poi per mezz'ora, poi per un'ora e via via alza il livello. Forse la Trussoni ha preteso troppo da se stessa. Eppure un po' dispiace, perché si percepisce la buona volontà dell'autrice e il materiale di base non era malvagio. Sarebbe stato possibile tirarne fuori qualcosa di meglio di questo mix poco riuscito tra Dan Brown e "Shadowhunters".
Dal momento che avevo davanti a me ben quattrocento e passa pagine di questo tipo da affrontare e che c'è pure un sequel, ho preferito dare forfait. Non me la sentivo di passare le prossime settimane cercando di capire le gerarchie angeliche e di appassionarmi alle vicende di una protagonista che fa venire il latte alle ginocchia. Le buone intenzioni c'erano, peccato che non si siano tradotte in qualcosa di leggibile.
Giusto per curiosità, ho sbirciato il finale e a quel punto ho deciso definitivamente che questo romanzo non faceva per me, tra banalità di vario genere e scene da film di supereroi. So che prima di giudicare un libro sarebbe più corretto leggerlo per intero, ma credetemi, è una vera sfida.
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