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Era meglio fermarsi a Sarah Waters
"Il mare senza stelle" è il secondo romanzo dell'autrice de "Il circo della notte" e ne ripropone molti elementi distintivi: lo stile superbo, l'ambientazione immaginifica, la precarietà della trama, i rapporti basati sul nulla più il niente e dei personaggi se possibile ancora più dimenticabili.
La trama sembra la somma de "Il codice da Vinci" e "La soglia", con meno scene d'azione rispetto al primo e un finale più criptico rispetto al secondo. Protagonista e unico personaggio fornito di caratterizzazione è lo studente Zachary Ezra Rawlins che, mentre bazzica nella biblioteca della sua università, si imbatte casualmente nel volume "Dolci rimpianti" al cui interno legge un racconto incentrato su un episodio della sua infanzia. Mentre chiunque altro archivierebbe l'evento come una simpatica coincidenza, Zachary inizia ad interessarsi al misterioso libro e si ritrova così coinvolto in un'avventura -non troppo avventurosa- tra società segrete, realtà oniriche e tante tante tante strizzate d'occhio al mondo della letteratura.
Avevo delle aspettative abbastanza alte rispetto a questo romanzo, sia per i molti pareri a dir poco entusiasti sia perché, pur con i suoi difetti, "Il circo della notte" nel complesso mi aveva convinta. Con questo titolo invece ho fatto molta più fatica a trovare degli aspetti positivi; lo stile si conferma il maggior pregio della Morgenstern, alcuni degli spunti avevano un buon potenziale e il simbolismo è utilizzato con grande attenzione. Peccato che questi pochi elementi non riescano a portare il libro oltre una sufficienza risicata.
Come già accennato, questo romanzo pecca di una trama concreta: oltre allo spunto iniziale (la ricerca di Zachary su "Dolci rimpianti", mosso unicamente da una scelta impulsiva) c'è soltanto un avvicendarsi di eventi che diventano via via più nebulosi, soprattutto nelle ultime cento pagine in cui si intervallano in modo fastidioso momenti davvero surreali a scene che non sfigurerebbero in un film di spionaggio. Nel mentre, il povero lettore sta tentato di seguire il filo della storia ma la sua attenzione è contesa tra i molti racconti che interrompono la vicenda principale (sì, sono sempre gli stessi personaggi in situazioni diverse, ma questo si capisce solo in un secondo momento) e una moltitudine di dettagli dall'indubbia inutilità: nella narrativa se spendi tempo -o righe, in questo caso- per descrivermi il protagonista che prende un cupcake, lo avvolge in un fazzoletto, lo ripone in una borsa e se lo porta via, da lettrice mi aspetto per lo meno che quel dolcetto se lo mangi prima o poi!
E sono questi dettagli, oltre ad una buona dose di informazioni taciute perché sì e a dozzine di descrizioni degli stessi luoghi, a trasformare in un bel tomo quello che sarebbe potuto tranquillamente essere un libro molto più corto. La lunghezza sarebbe anche scusabile, se l'autrice avesse impiegato quelle pagine per spiegare il sistema magico (nessun chiarimento pervenuto), parlare delle relazioni tra i personaggi (si fa a gara tra insta-love e starcrossed lovers, ma rapporti genuini zero) o dare un briciolo di carattere a qualcuno che non sia Zachary.
Per quanto riguarda l'edizione italiana, la Fazi ha fatto indubbiamente un ottimo lavoro di grafica: il risultato è esteticamente gradevole, come un po' tutto in questo libro. Peccato ci siano un paio di sviste, come l'anno di nascita di Zachary, che non so purtroppo se siano da imputare alla traduzione o meno.