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I Grimm hanno messo "Mi piace" alle tue storie
"Il guardiano degli innocenti" è una raccolta di racconti che introduce i lettori al mondo di The Witcher, presentando alcuni dei personaggi principali ed il mondo fantastico in cui essi si muovono. Se però questa presentazione sia fatta bene è decisamente discutibile; a fine volume mi sono trovata con la testa piena di nomi delle creature soprannaturali e dei luoghi visitati dal protagonista, senza però un quadro chiaro né della geografia né delle dinamiche interpersonali.
Ma partiamo dalla struttura del libro: la storia che fa da raccordo tra le altre è "La voce della ragione", in cui vediamo lo strigo Geralt -ferito dopo il combattimento contro una strige (e già qui la confusione su nomi e caratteristiche delle creature è in agguato)- cercare rifugio presso il Tempio di Melitele. Mentre è convalescente, il protagonista ripercorre alcune avventure che danno vita agli altri racconti del volume; racconti che sono fortemente ispirati ad alcune fiabe popolari, con l'aggiunta di qualche mostro da affrontare.
Onestamente nessuno dei racconti mi ha particolarmente colpita, anche perché non è facile distinguerli tra loro dal momento che presentano una sequenza di eventi molto simile: Geralt arriva in un castello o in una città (senza che vengano forniti troppi riferimenti sul luogo in questione), qualcuno chiede il suo aiuto nascondendo però fornire qualche informazione vitale sul mostro da uccidere, Geralt indaga sulla questione e riesce ad uscirne vincitore seppur ferito, Geralt se ne va perché nonostante tutto gli umani lo disprezzano. Questa dinamica si ripete ad oltranza, in una sequenza di storie che non hanno chiari legami spazio-temporali tra loro; l'unica variante è l'introduzione dei personaggi di Ranuncolo (sì, sembra il nome di un animale antropomorfo uscito da un cartone anni Ottanta) e Yennefer, negli ultimi due racconti.
E questo ci porta al primo problema del volume, ovvero le relazioni tra i personaggi. Già Geralt come protagonista non è un campione di carisma: si può empatizzare con la sua sofferenza nel sentirsi spesso discriminato, ma l'autore non si impegna oltre nel renderlo più simpatetico; quindi mi chiedo su cosa poggino i suoi rapporti con gli altri personaggi ricorrenti. Cosa lo lega a Nenneke? come può una persona così riservata amare la compagnia dell'estroverso Ranuncolo? perché si innamora di Yennefer se lei lo tratta di schifo? ma soprattutto, perché Yennefer dovrebbe innamorarsi di lui? Queste ultime domande potrebbero trovare risposta nel desiderio espresso da Geralt al genio, ma nessuna delle teorie che ho letto online a riguardo mi ha soddisfatta del tutto.
Altri elementi che trovo problematici sono l'umorismo, soprattutto in alcuni racconti, le battute sono inserite a sproposito e non fanno scattare una risata bensì un senso di cringe; le morti che sono numerose ma vengono descritte senza il minimo impatto emotivo, e ovviamente riguardano solo le comparse perché il fatto di conoscere il presente vanifica ogni preoccupazione circa la sorte dei protagonisti; ed infine, l'età dei personaggi, mai indicata con chiarezza, che fa sentire molto a disagio quando si legge degli incontri pseudo-romantici tra Geralt e personaggi definiti"fanciulla" o "ragazzina".
Ma non ho solo lamentele per questo titolo: seppur lacunosa, l'ambientazione ispirata all'Europa centrale mi affascina molto, come anche lo stile di Sapkowski, specie quando si tratta di descrivere i paesaggi con qualche buona metafora. Sono anche curiosa di sapere dove andrà a parare la trama della serie principale, perché qui ci viene dato un misero assaggio, accennando ad una sorta di profezia che incombe sul futuro di Geralt. Tutto sommato, ho altri sette libri di tempo per ricredermi.
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