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La maledizione. The winner's curse
 
La maledizione. The winner's curse 2020-12-10 09:25:02 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    10 Dicembre, 2020
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Voglio giocare anch'io a Bite and Sting!

Primo capitolo della serie The Winner's Trilogy, "The Winner's Curse" di Marie Rutkoski soffre purtroppo della stessa problematiche riscontrata nella trilogia The Captive Prince Series di C. S. Pacat, ossia è ambientata in un mondo fittizio ma non c'è alcun elemento fantastico o soprannaturale, semplicemente all'autrice scocciava documentarsi un minimo su un reale periodo storico e così se n'è inventato uno random ottenuto mescolando la mentalità battagliera degli spartani con la leziosità degli inglesi vittoriani (almeno per quanto riguarda l'impero Valorian).
La storia è incentrata su una relazione romantica alla Romeo-E-Giulietta tra Kestrel, figlia del generale che ha conquistato il regno degli Herrani, e Arin, appartenente proprio a questa popolazione, un tempo nobile e ora diventato schiavo dei conquistatori. In una scena iniziale che urla "Convenient!" da ogni riga, Kestrel acquista all'asta Arin e questo da l'avvio ad una trama parecchio prevedibile, ma comunque accettabile dal momento che il focus è tutto rivolto al rapporto tra i personaggi.
Proprio in queste interazioni risiede la forza del libro: oltre alla storia d'amore -che sembra forzata all'inizio, ma poi si sviluppa in modo gradevole- abbiamo l'affetto tra Kestrel ed il padre del quale lei cerca di conquistare l'approvazione, ed abbiamo anche l'amicizia della ragazza con Jess; in tutti i casi si tratta di situazioni genuine, nelle quali è facile immedesimarsi, nonostante la protagonista sia davvero fastidiosa con le sue frecciatine da pettegola nella prima metà del volume.
Il ritmo, che si mantiene buono per la maggior parte della storia, è il solo altro elemento positivo che mi sento di segnalare. Tutto il resto del romanzo è ridicolo, anche considerando il target: le azioni politiche e militari che sono in teoria uno dei temi principali vengono studiate con leggerezza, e di conseguenza risultano puerili; in entrambe le nazioni sono presenti dei comportamenti assurdi, ad esempio l'impero Valorian vieta i duelli ma, nella pratica, questi sono pubblici, è previsto un compenso fisso per la famiglia dell'eventuale defunto e chi uccide non viene perseguito penalmente. Inverosimile anche la legge per incentivare la natalità: se una ragazza non è sposata entro i vent'anni (sposata, non madre!) deve arruolarsi e combattere al fronte... ma come potete aumentare la popolazione se mandate in guerra le donne in età fertile?
Il romanzo poi è costellato da dozzine di morti, anche molto violente, ma queste hanno un impatto lieve sui personaggi, e nullo sul lettore che non viene mai coinvolto emotivamente. Si nota inoltre la tendenza dell'autrice a chiudere i capitoli in modo troppo repentino, spesso lasciando intendere delle azioni che i personaggi poi non compiono.
E come possono mancare le due scene tipiche dei romanzi YA? Io sono davvero stufa di trovarle sempre rappresentate, ma a quanto parte la scena della vestizione con l'abito strafigo -accompagnata dal conseguente ballo- e il tentato stupro impedito dall'eroe di turno sembrano essere momenti imprescindibili nella narrativa per ragazzi.


NB: Libro letto in lingua originale

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