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Un gran bel pezzo del puzzle
La lettura de “Lo Hobbit” non ha fatto che confermare in me l'idea che il maggior merito di Tolkien sia quello di aver creato un mondo vastissimo, destinato a restare eternamente nel nostro immaginario (anche grazie, bisogna ammetterlo, ai film di Peter Jackson).
Il lavoro fatto dall’autore ha dell'incredibile: la sua terra di Mezzo è infatti un mondo con una sua Storia, le sue lingue (ci sono addirittura scuole che insegnano l’elfico, da lui inventato) e una sua conformazione territoriale. È tutto talmente preciso che, delle volte, si finisce per chiedersi se Tolkien non sia effettivamente finito in una dimensione in cui la sua creatura è realtà, ne avesse studiato tutti i dettagli e avesse fornito a noi, tramite le sue storie, quel che lì aveva appreso. Tolkien non tralascia mai nulla: i rapporti tra i personaggi e le vicende sono influenzate da eventi passati che, seppur non narrati, influenzano nettamente la storia e non osiamo mettere in discussione, così come non metteremmo in discussione un qualsiasi evento storico. In questo senso, lo stesso “Lo Hobbit" è una storia che influenzerà enormemente gli eventi narrati ne “Il signore degli anelli”.
Insomma, non so se lo avete capito ma stiamo parlando di un lavoro pazzesco.
Tornando al libro in sé, c'è da dire che il tenore del racconto è molto diverso da quello del suo successore, per diversi motivi. In primis, per lunghi tratti “Lo Hobbit" è più simile a una favoletta molto lontana dai toni epici peculiari della trilogia dell'Anello, e seppur questo gli dia qualche punto in più riguardo alla scorrevolezza del racconto (che nel Signore degli Anelli, soprattutto nei momenti di pellegrinaggio, è un po' frustrante) ne intacca tuttavia la profondità e la bellezza epica dei racconti della Terra di Mezzo. Oltre questo si sente un po’ la mancanza di alcuni personaggi. ma soprattutto di un vero e proprio “villain”: Sauron viene soltanto citato, Gollum fa una breve apparizione (sebbene in un momento cruciale) e Smaug stesso appare brevemente; il suo ruolo e la sua dipartita, oltretutto, lasciano un po’ a desiderare, sebbene l’incontro con Bilbo sia una delle parti più belle e interessanti di tutto il libro.
Nonostante questi difettucci, “il viaggio inaspettato” intrapreso da Bilbo Baggins, Gandalf, Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia di Nanu vale la pena di essere seguito, anche solo per la soddisfazione che si prova nell'aggiungere pezzi all'immenso puzzle creato da quel pazzo visionario di J.R.R. Tolkien.
“Smaug era in preda a una collera impossibile da descrivere: il tipo di collera che si può vedere solo quando i ricchi che possiedono più di quanto possano godere perdono all’improvviso qualcosa che hanno posseduto a lungo ma non hanno mai usato o voluto prima di quel momento.”
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