Dettagli Recensione
Noioso
Primo romanzo della saga, terzo libro pubblicato a seguito delle due raccolte di racconti, “Il sangue degli elfi” è, a mio parere, molto noioso e sconnesso. 393 pagine che possono essere riassunte in poche righe: Ciri viene allenata a Kaer Morhen, ma a seguito del manifestarsi di strane visioni e incubi da parte della ragazzina, Geralt chiede consiglio alla maga Triss. Con lei decide di portare Ciri al tempio di Melitele dove verrà istruita da Yennefer.
Fine.
La storia è frammentaria, ci sono capitoli interi dove personaggi che non si conoscono discutono di cose che non si capiscono in luoghi che non si sa dove sono. Grande pecca di questo libro è, sicuramente, l’assenza di una cartina geografica. Molti romanzi fantasy hanno un’illustrazione del mondo fantastico in cui è ambientata la storia, serve per facilitare la comprensione della disposizione dei regni e i luoghi in cui avvengono le battaglie. In questo caso non avrebbe fatto per nulla male averne una a disposizione, perché quando i suddetti personaggi che non si sa chi siano cominciano a fare strategie di guerra, non si capisce nulla. Ero tentata di saltare quei capitoli, perché mi hanno annoiato tantissimo.
E a proposito di noia, è stato terrificante da leggere la parte in cui Ciri viene addestrata dagli strighi. Duelli e allenamenti fatti solo di dialoghi, zero descrizioni dei “macchinari” quali il pettine e il pendolo, praticamente una sceneggiatura. Esempio: «Colpisci, Ciri!», «Ah!», «Para, Ciri!», «Ah!», «Brava, Ciri!».
Altra cosa che non mi è piaciuta di questo romanzo è che i personaggi sembrano diversi da come erano stati presentati nei racconti.
Yennefer è decisamente più dolce (immaginate la mia perplessità quando afferma “Ti voglio bene, Ranuncolo”, quando invece non lo aveva mai sopportato), ma resta pur sempre il personaggio più interessante. Le ultime cinquanta pagine del libro con lei che istruisce Ciri sono le più divertenti e piacevoli da leggere.
Ranuncolo ha poco spazio in questo libro, ma è rimasto fedele a se stesso.
Infine Geralt, che è pressoché secondario, statico, a tratti viene il dubbio che nella storia ci sia. Passa per quello che si fa ogni maga in circolazione, anche perché ogni maga lo trova irresistibile.
Come se non fosse abbastanza, c’è un’altra cosa che non mi è piaciuta affatto, ossia che il romanzo sembra impostato come le due raccolte di racconti. Ogni capitolo è quasi sconnesso da quelli prima, non si sa dove siano finiti i personaggi. Il passaggio più eclatante è dopo il viaggio di Ciri, Geralt e Triss verso il tempio di Melitele. Al termine del capitolo 4 li avevamo lasciati per strada con una carovana di nani attaccata degli elfi. Il 5 comincia con Geralt che è in una delle sue solite missioni da strigo e dobbiamo dare per scontato che Ciri sia arrivata al tempio. Di Triss non verrà fatta più menzione per il resto del libro, così come della compagnia con cui viaggiavano.
La lettura di questa saga termina qui, per me.