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Per me è sfruttamento minorile
"L'occhio del Golem" è il secondo volume della tetralogia Bartimeus di Jonathan Stroud, almeno per quanto riguarda l'ordine cronologico della pubblicazione.
La storia riprende quasi tre anni dopo la fine di "L'amuleto di Samarcanda", con la città di Londra colpita da una serie di attacchi terroristici devastanti contro alcuni luoghi simbolo; l'indagine viene affidata a Nathaniel, che già aveva l'incarico di sgominare la cosiddetta Resistenza, ritenuta ora la mente dietro queste devastazioni.
Ai punti di vista di Nathaniel e di Bartimeus viene aggiunto quello di Kitty Jones, già presentata nel primo capitolo della serie; oltre al suo passato e agli eventi che l'hanno portata a far parte della Resistenza, i capitoli dedicati a lei ci permettono di ampliare la trama collegata alla lotta a tre tra maghi, spiriti e comuni, tutti intrappolati in un ciclo perpetuo che sembra ripetersi da millenni. Rispetto al primo libro, questo aspetto della storia acquista molta rilevanza, tanto da spartirsi a metà lo spazio con la trama orizzontale del mistero sulla creatura distruttrice: da un lato apprezzo questa svolta più matura, ma dall'altro avrei preferito che il finale non lasciasse irrisolti così tanti quesiti.
Ovviamente continuo ad amare Bartimeus, e ho apprezzato parecchio anche l'aggiunta del POV di Kitty - con la quale tra l'altro il jinn ha un'ottima chimica- mentre diventa sempre più difficile digerire i capitoli che seguono Nathaniel, un po' per il suo ruolo in quanto mago (ossia l'oppressore sia degli spiriti, sia dei comuni) un po' perché il suo carattere diventa sempre più fastidioso, seppur nel complesso risulti credibile vista la sua giovane età. Proprio questo dettaglio è l'unica cosa che ho trovato fuori luogo: risulta a dir poco assurdo come compiti tanto importanti vengano affidati ad un quattordicenne, che tra l'altro viene pesantemente redarguito dagli adulti quando non risolve tutto e subito; è come se io affidassi la sicurezza della mia abitazione ad un pesce rosso, per poi cucinarlo in pentola quando vengo rapinata.