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I centomila regni
 
I centomila regni 2019-04-17 06:25:10 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    17 Aprile, 2019
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L'umanità degli dèi e la mostruosità degli uomini

“I centomila regni” è un romanzo fantasy parte di una trilogia di companion novel, quindi i volumi possono considerarsi auto-conclusivi ed essere letti indipendentemente; e direi meno male, dal momento che qui in Italia è stato tradotto solo questo e, visto il poco successo, la serie è stata abbandonata.
Il romanzo è ambientato in un mondo completamente nuovo, del quale purtroppo non ci viene fornita una mappa che aiuti a seguire i movimenti dei personaggi o la posizione delle diverse città; gran parte dell'azione si svolge comunque nella città di Sky, sede del Consorzio dei Nobili, che si occupa di gestire le contese tra i vari regni, e del palazzo degli Arameri (chiamato a sua volta Sky) ossia la famiglia incaricata dal dio Itempas stesso di mantenere l'ordine su questo vasto impero. A tal fine, gli Arameri possono controllare alcune divinità che, secoli prima, hanno cercato di sopraffare Itempas e si ritrovano ora ridotti in schiavitù.
In questa corte, dove abbondano gli intrighi politici ed i giochi di potere, giunge la protagonista Yeine Darr, una giovane donna già capo della sua tribù nel Lontano Nord. Invitata dal capo della famiglia Arameri, suo nonno Dekarta, Yeine si trova ben presto al centro della lotta per la successione al trono, contro due cugini ben più preparati e motivati di lei, ma anche del piano escogitato anni prima dagli dèi prigionieri per potersi finalmente ribellare al controllo degli umani.
L'autrice dimostra tutta la propria originalità proprio nel peculiare modo di rappresentare le divinità, le quali hanno un ampio spettro di poteri ed influenze che vanno a caratterizzare anche il loro aspetto. Questi dèi mi hanno ricordato molto sia quelli presenti nella mitologia greca sia il Dio del Vecchio Testamento, in particolare il Dio che assiste Mosè e gli ebrei nella fuga dall'Egitto, così come Itempas si avvale dell'aiuto degli Arameri per poi eleggerli suo popolo favorito al termine della Guerra degli Dèi.
Nessuna sorpresa quindi che tra i miei personaggi preferiti compaiano due di queste divinità, ossia Sieh e Nahadoth, rispettivamente il dio bambino degli inganni e il cupo Signore della Notte. Ho apprezzato molto anche la protagonista: Yeine si dimostra intelligente e risoluta, e spesso mi sono ritrovata a fare i suoi stessi pensieri. Sugli antagonisti sono rimasta invece combattuta per l'intera lettura, perché alcuni mi sembravano scontati e pieni di cliché (Viraine è Ditocorto, su questo siamo tutti d'accordo), ma nel finale ci sono molte rivelazioni che mi hanno sorpresa e ho dovuto rivalutare la mia opinione su alcuni personaggi.
La narrazione in prima persona al passato è molto particolare perché, a causa di quanto accade nel finale, Yeine è spesso costretta ad interrompersi per inserire alcuni dettagli e spiegazioni

«Ma sto dimenticando me stessa. Chi sono io, dunque? Ah, sì. Il mio nome è Yeine.»

«Nel Lontano Nord c’è un tipo di rosa molto famoso (questa che segue non è una digressione). È chiamata rosa Altarskirt.»

o perfino fare un passo indietro e aggiungere una scena “saltata” in precedenza. Inizialmente può risultare un po' complesso seguire la trama con questo tipo di narrazione inframmezzata, ma ci si abitua senza problemi dopo qualche capitolo. Purtroppo la scelta dell'autrice comporta un paio di problemi, che non hanno comunque grandi ripercussioni sulla lettura: la protagonista non riesce sempre a spiegare con chiarezza alcuni passaggi collegati all'aspetto magico della storia e, seguendo soltanto il suo POV, le scene d'azione sono davvero limitate.
La Jemisin riesce però a creare un universo magico credibile e rappresentativo di una grande varietà etnica, arricchendolo con delle descrizioni evocative e non limitate al semplice aspetto visivo

«[...] sentii il suono di risate e musica Senmita provenire dai corridoi. Non mi era mai piaciuta la musica di quel continente; era strana, aritmica, piena di note inquietanti; era il tipo di melodia che piaceva solamente ai pochi che riuscivano a comprenderla.»

Curioso come vengano inseriti anche vari termini legati al mondo contemporaneo

«Purtroppo girai a sinistra dove avrei dovuto girare a destra, e non presi l’ASCENSORE all’altezza giusta del corridoio. Così, invece che nell’UFFICIO di T’vril, mi trovai all’ingresso del palazzo, [...]»

che conferiscono un ulteriore tocco di originalità, caratteristica che purtroppo spesso è difficile da trovare nel genere fantasy.

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