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A.A.A. Veri cattivi cercasi
Come spiega l’avvenente Marguerite alla regina Kelsea, la bellezza ha anche i suoi aspetti negativi. Ed è quasi poetico come questa affermazioni si ritorca contro lo stesso libro dal quale è tratta.
La bellezza estetica del volume infatti attira facilmente il lettore verso di esso; peccato che il contenuto sia destinato poi a deluderlo, perché al di sotto dell’aspettativa creata. Non intendo però bocciare in toto questa lettura, fornita sicuramente di molti spunti interessanti che potrebbero essere molto ben sviluppati nel continuo della serie. Proseguirò di certo questa trilogia, anche per conoscere l’esito delle tante questioni lasciate irrisolte e per lo stile dell’autrice, piacevole seppur non scevro da difetti: diciamo che sarà il mio nuovo guilty pleasure.
Passando alla trama di questo primo capitolo, non si può dire strabordi di eventi, ma tiene fede al suo titolo e ci presenta l’ascesa al trono della regina Kelsea, piazzando anche le basi per i futuri sviluppi della storia. Inoltre, sebbene la parte iniziale si prenda il suo tempo per ingranare, ad essa segue un crescendo che culmina in un finale adrenalinico ed emozionante, nonché un po’ frettoloso.
Ma per parlare del romanzo è necessario premettere la paraculata (perdonatemi il francesismo) di partenza che l’autrice sfrutta per poter utilizzare termini ed oggetti moderni in quella che è un’ambientazione di stampo quasi medioevale: il mondo in cui si trova l’immaginario regno del Tearling è infatti il risultato di una migrazione di massa chiamata Passaggio che ha portato l’umanità a perdere buona parte delle sue conoscenze scientifiche. Questa premessa è spiegata in modo molto nebuloso e frammentario, infatti se è chiaro come i Tear siano partiti dagli Stati Uniti, meno chiaro è dove siano arrivati -il continente del Tearling era forse un’isola sconosciuta, è comparso dal nulla o fa parte di un’altra dimensione?-, ma tranquillizziamoci perché la stessa Kelsea non ne sa più di noi poveri lettori, quindi spero ancora in future spiegazioni.
Il meglio ed il peggio del libro si concentrano nei suoi personaggi. La protagonista Kelsea subisce una notevole evoluzione in questo volume e se inizialmente sembra una ragazzina testarda e parecchio incosciente per le decisione avventate prese a cuor leggero -tipo chiedersi se il cibo sia avvelenato DOPO averlo mangiato!-, grazie alle prove che è chiamata ad affrontare maturerà in lei un forte senso di giustizia e capirà cosa ci si aspetta da una sovrana degna di questo nome.
Ho valutato in modo positivo anche la decisione della Johansen di non dare troppo rilievo agli interessi amorosi di Kelsea e concentrare il personaggio sui suoi compiti in quanto regina. Non ho gradito invece il troppo spazio dedicato alle riflessioni sull’aspetto fisico della giovane, la quale spesso si paragona ad altre donne in momenti poco opportuni e (ben più grave!) afferma che nulla è peggiore di essere brutte ma sentirsi belle.
Tra i personaggi secondari, alcuni spiccano per il loro carisma, come Mazza Chiodata e Fetch, altri per l’intensità delle loro storie personali, come Javel e Mhurn. A controbilanciare questi personaggi ben riusciti ne troviamo altri decisamente insoddisfacenti, in particolare gli antagonisti: Thorne è sprovvisto di motivazioni chiare e più volte compie scelte azzardate, mentre la regina rossa non ha avuto abbastanza spazio per poter essere valutata, ma già qui dimostra meno fermezza di quanto mi aspettassi. La vera delusione è stato però il reggente Thomas (“Io lo chiamo Rudy!” cit.) che viene inizialmente presentato come un essere crudele e spietato, tanto da sottrarre il regno alla nipote e tenere le schiave al guinzaglio, ma dalla sua prima entrata in scena si rivela un codardo e un inetto.
Come già detto, reputo lo stile dell’autrice gradevole, abbastanza da perdonarle qualche ingenuità narrativa, ma non ricordo quasi randomico a parolacce, specie da parte di personaggi che fino ad un attimo prima si esprimevano in modo pomposo.
L’edizione targata Multiplayer è stata forse la più grande delusione: pur essendo davvero curata nel comparto grafico, presenta infatti una traduzione un po’ carente con dei passaggi da tu al Voi senza motivo nei dialoghi, nonché parecchi errori di mancata revisione, nonostante la presenza di ben due revisori.
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