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Diciannove anni dopo
Contrariamente a quanto si possa pensare, questo racconto non rappresenta l’ottavo libro della saga di Harry Potter. I fatti narrati partono dai famosi diciannove anni dopo la Battaglia di Hogwarts, e hanno come protagonisti Albus, nonché il secondogenito di Harry e Ginny, e Scorpius, figlio di Draco Malfoy.
Non aspettatevi un romanzo con descrizioni perché questo libro non è altro che la sceneggiatura dello spettacolo teatrale portato in scena a Londra, dunque al suo interno vi sono solamente le battute che i personaggi scambiano ed eventuali stati d’animo degli stessi e movimenti scenici. Lo stile non è criticabile perché si tratta appunto di una sceneggiatura, dunque sono scritte le battute e queste danno corpo al libro.
La trama è avvincente, ogni tanto un po’ lenta perché ci si sposta dalla storia dei ragazzi, più movimentata, a quella degli adulti, più statica. Tuttavia in genere il libro scorre e la storia è lineare, seppur ci si sposti nel tempo tra passato e futuro. Nonostante siano solo battute, si riesce a stare dietro alla storia che, a tratti, è stata in grado di lasciarmi con il fiato sospeso. Nel corso del racconto vi sono particolari che a volte sono narrati in maniera sbrigativa ed è facile comprenderne il perché: trattandosi di un’opera teatrale si dà maggiore spazio alla storia in sé e allo sviluppo di essa, tralasciando i particolari. Alcuni eventi affondano le proprie radici nei sette libri della saga antecedenti a questo, che qui vengono narrati dal punto di vista di altri personaggi, e tale scelta consente al lettore di avere una consapevolezza maggiore di quanto accade.
Ho apprezzato che molti personaggi abbiano mantenuto le stesse caratteristiche comportamentali dei libri della saga, ma per lo stesso motivo sono rimasto deluso dalla scelta di far cambiare radicalmente comportamento ad altri personaggi, che a tratti rispecchiano lo stile adottato nei libri, ma ogni tanto si perdono e diventa quasi impossibile riconoscere quel determinato personaggio all’interno di quel determinato stile comportamentale. Ho apprezzato altresì i riferimenti che sono stati effettuati: riproponendo alcune scene già presenti nella saga si aiuta il lettore a collocare temporalmente l’evento narrato in questo libro tra quelli presenti negli altri scritti. Trattandosi di una sceneggiatura, e dunque essendovi solo dialoghi, bisogna attribuire loro un ruolo fondamentale e ritengo che gli sceneggiatori a questo siano stati molto attenti, dal momento che la storia si svolge più o meno ai giorni nostri e i dialoghi sono molto attualizzati poiché presentano alcuni vocaboli che fino a poco tempo fa nella lingua comune non venivano utilizzati. Un altro aspetto che mi ha colpito positivamente riguarda i comportamenti dei due giovani protagonisti: pur essendo due quattordicenni che nel corso della storia prendono decisioni importanti e agiscono in modo talvolta pericoloso, traspare la loro ingenuità, impulsività e il loro essere, in fondo, ragazzini.
In conclusione è un libro che consiglio a chi ama la saga di Harry Potter perché da una semplice sceneggiatura ne è scaturita una storia complessa piena di intrecci e in grado di evocare, nei più nostalgici, ricordi della trama raccontata nei sette libri precedenti con il ritorno di tanti personaggi più o meno amati. Nonostante personalmente non mi abbia entusiasmato quanto gli altri libri, non mi sento di sconsigliarlo perché è una lettura piacevole che per i fan della saga potrebbe rivelarsi un punto di svolta nella storia.